Frascati / Ricorrenze: I Cardinali Stuart e Gallio
Ricorrono quest’anno come è noto due avvenimenti di particolare rilievo per al città e diocesi di Frascati. I duecento anni dalla scomparsa di un cardinale vescovo tuscolano che ebbe un ruolo di primario rilievo nella storia e nel consolidamento della vita religiosa diocesana, quale fu il cardinale Enrico Benedetto Stuart duca di York e i quattrocento anni dalla morte del cardinale Tolomeo Gallio, il cardinal comense come era nominato perché originario della terra di Como. Per quel che riguarda lo Stuart, il 19 luglio scorso, alla presenza del vescovo tuscolano mons. Materrese, del vice sindaco e dell’assessore alla cultura di Frascati, dell’ambasciatore d’Inghilterra presso la Santa Sede, e dell’Archimandrita di Grottaferrata è stato presentato il volume di Tonino De Juliis, ‘A duecento anni dalla morte del cardinale Duca di York (1807-2007)’; relatori Raimondo del Nero e Valentino Marcon. Ma se una cospicua documentazione si conserva ancora negli archivi diocesani, ben poco resta del cardinal comense (Gallio), se si eccettuano due o tre cartelle inerenti una sua visita pastorale nel 1598. Più consistente la documentazione conservata nell’Archivio Segreto Vaticano, inerente le visite pastori indette per la diocesi di Frascati nel 1592, 1595, 1598. Sono questi, tra i più antichi documenti conservati a riguardo della chiesa tuscolana, se si tien conto che in precedenza c’è solo la relazione triennale del cardinal Inigo de Aragona scritta nel 1590 dopo una visita pastorale dello stesso, poi proseguita dal suo vicario generale. L’archivio comunale dovrebbe ancora conservare un suo carteggio in merito alla costruzione della Cattedrale S. Pietro. Al vescovo tuscolano Gallio, come ricordammo in un precedente articolo, si deve se la città di Frascati potè avere una nuova cattedrale più ampia e consona alla crescita della popolazione. Fu infatti lui ad elargire denaro ed a chiedere anche al papa (Clemente VIII) un consistente contributo iniziale. Il vescovo tuscolano non ebbe però la gioia di veder terminata la chiesa perché tre anni prima che ciò avvenisse lui era stato richiamato, come suol dirsi, alla patria celeste. Tuttavia basterebbe già questo per eternare tra i tuscolani il nome del cardinale. Nel 1979 don Razza nel suo volume ‘La Basilica cattedrale S. Pietro’ ricorda con precisione l’impegno del Gallio per questa chiesa. Ma, qui a Frascati, resta di lui un ‘monumento’ di una certa consistenza, chissà quante volte osservato da migliaia di cittadini e forestieri, ma forse solo superficialmente nonostante l’evidente ‘firma’ di questo cardinale.
È noto come il cardinale Tolomeo Gallio acquistasse sul finire del ‘500, la villa che era stata di Annibal Caro, facendola ampliare e che, alla morte del cardinale passerà ai Borghese, poi ai Ludovisi e quindi ai Torlonia, finché non fu distrutta dalla guerra. Ebbene da quella distruzione si è salvata una testimonianza dell’epoca del Gallio che possiamo ancora ammirare (sperando che anche per il futuro se riesce a salvarsi dal vandalismo incombente): si tratta della fontana su cui ancora oggi possiamo leggere queste parole latine: “SEDENTE GREG XIII PONT MAX PTOL CAR COMEN” (al tempo del “sommo pontefice Gregorio XIII, Tolomeo Cardinale Comense”).
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