Frascati – Libri in Osteria con Emanuela Bruni ed Emanuela Fontana: Alessandro Manzoni e la sua editor segreta
Tornar a pensare a I Promessi Sposi… lettura scolastica affrontata alle medie con l’immaturità di una ragazzina che sbuffando, con poco entusiasmo portava avanti la lettura di questa storia di un matrimonio che non s’ha da fare.
Troppo piccola anche per apprezzare lo sceneggiato televisivo di Sandro Bolchi con Paola Pitagora e Nino Castelnuovo nei panni di Lucia Mondella e Renzo Tramaglino… restava in me un ricordo sbiadito, poco entusiasmante…
Sorrisi divertiti, più in là, per la satira e l’umorismo del Trio…
Eppure restavo incantata per la chiarezza dello scrivere manzoniano, per le sue descrizioni in quella lingua che la professoressa non tralasciava mai di ricordare, era stata “sciacquata in Arno”, in un dialetto – così diceva – fiorentino…
Mai avrei pensato di conoscere da vicino qualcuno che mi avrebbe fatto pensare con tanta curiosità e interesse alle delicate mani di una giovane lavanderina toscana, della quale ho saputo ieri nome e cognome: Emilia Luti.
Proprio in occasione del terzo incontro frascatano di Libri in Osteria – manifestazione ideata e curata da Emanuela Bruni e dalla Libreria Ubik con Francesco Collacchi e Massimo Pepe, giunta quest’anno alla terza edizione -, è stato presentato nella storica Osteria dell’Olmo di Remigio Sognatesori, il nuovo libro di Emanuela Fontana edito Mondadori, intitolato La correttrice – Editor segreta di Alessandro Manzoni.
Un romanzo storico che prende avvio da un lavoro di ricerca, siamo in tempo di pandemia e l’autrice – giunta al suo secondo libro – decide di dare una svolta alla sua vita: riprendere gli studi per dedicarsi dal giornalismo all’insegnamento. Affrontando il programma di Storia della Lingua italiana, s’imbatte in un testo di Claudio Marazzini – Presidente emerito della Crusca – e nota un capitoletto dedicato ad Alessandro Manzoni: riguarda dei “quesiti” con Emilia Luti. Incuriosita approfondisce e le si apre un mondo al passato che per ben tre anni la porterà a scoprire tesori letterari – lettere, bigliettini, minute le chiameremmo ai giorni nostri – documenti di archivio nei quali il grande autore ottocentesco chiede chiarimenti alla giovane ragazza fiorentina, giunta a Milano come bambinaia di Rina, figlia di Massimo D’Azeglio e nipote dello stesso Manzoni.
Chiarimenti di che genere? Indicazioni sull’uso del fiorentino attraverso il quale Alessandro Manzoni nel 1839, dopo la Ventisettana edizione, sta portando avanti il suo progetto di fornire una lingua comune agli Italiani, riscrivendo e rivisitando I Promessi Sposi. Un lungo lavoro minuzioso, svolto anche oralmente tra l’anziano scrittore e la giovane ragazza.
Tutto ciò porta la nostra autrice, milanese come Manzoni e anch’essa come lui, studentessa dei Barnabiti, camminatrice ed escursionista – coincidenze che la entusiasmano per il sottile legame che li unisce – a fare ricerca e a romanzare tutto quel che non è documentato nelle biblioteche e negli archivi nei quali fa ricerca. Materiale che molto dice del Manzoni e fa viaggiare con la fantasia dell’autrice quando tra le pagine descriverà la giovane correttrice, narrando in una quotidianità che porterà il lettore a una conoscenza sempre più profonda della collaborazione e del rapporto quotidiano tra due protagonisti di questo romanzo.
Come la Luti avrà modo di chiedere conferme e chiarimenti a sua madre Giovanna Feroci circa il lessico fiorentino, anche Emanuela ricorda nei suoi ringraziamenti sua mamma Claudia che con il papà è stata attenta e scrupolosa collaboratrice nelle sue ricerche.
Umano e vicino al lettore il grande Manzoni: emotivamente fragile, talvolta balbuziente, sofferente di crisi di panico, ironico e legato alla fede, molto umano… lo sente e vive la sua presenza Emanuela Fontana durante la stesura del romanzo. E come tutti coloro che entrano nella storia, spesso vive situazioni e personaggi in una quotidianità onirica che coinvolge anche in uno stato di veglia. Sorride con naturalezza mentre racconta e descrive il suo lavoro, stimolando nei presenti il desiderio di rileggere Manzoni e di divorare le pagine di questo romanzo, al quale seguirà un lavoro di saggistica che delizierà chi ama i documenti e la ricerca: siamo già in attesa!
Bell’articolo. Ma la mamma di Emilia non si chiamava Giovanna Feroci?
certamente, una svista… corretta, grazie per la sua segnalazione.