Frascati – La Letteratura e la Grande Guerra con Bruna Di Nicola e Fabrizio Senzacqua
Un incontro a interventi alternati, quello svoltosi il 25 settembre presso il Fondo Librario Giulio Ferroni a Frascati: letteratura e storia indissolubilmente intrecciate nell’interessante e coinvolgente conferenza tenuta dai due relatori: docente di lettere in pensione Bruna Di Nicola e Fabrizio Senzacqua, appassionato studioso, ideatore di incontri legati alla storia, e realizzati con documentazioni originali, relative a eventi bellici.
Introdotto dalla Presidente dell’Associazione Frascati Poesia Rita Seccareccia, il selezionato pubblico ha seguito con interesse l’alternanza di memoria storica e letteratura che i due relatori hanno portato avanti, coordinandosi e offrendo, a chi era presente, spunti di approfondimento e riflessione.
Mostra con orgoglio la sua Tesi di laurea, Bruna Di Nicola, frutto di ricerche e approfondimenti su riviste d’epoca e incentrata sul periodo bellico del primo conflitto mondiale.
La letteratura dell’interventismo di sinistra: in fase di grandi mutamenti politici, gli Italiani, come tutti i cittadini degli altri Stati europei, si armarono… introduce.
Serra, D’Annunzio, Marinetti, Papini e Ungaretti i punti di riferimento letterario seguito dalla Di Nicola, durante la serata: il primo autore, Renato Serra scrive su “La Voce” dell’aprile del 1915. Nell’Esame di coscienza di un letterato, egli pur se interventista, distrugge gli argomenti a favore della guerra, denunciandone l’irragionevolezza e criticando le forze che spingono al conflitto.
Richiamato alle armi il 1° aprile 1915 e arrivato sul fronte il 5 luglio, cadde sul Podgora il 20 luglio del ’15, dopo aver combattuto sull’Isonzo: aveva solo trentuno anni.
Del Marinetti, la prof.ssa Di Nicola accenna al Manifesto futurista del 1909 nel quale egli, sradicando le tradizioni indica un nuovo punto di ripartenza, annullando il passato ed esaltando la tecnologia e le numerose invenzioni, l’urbanizzazione crescente, l’esaltazione della velocità; dal punto di vista del militarismo Filippo Marinetti glorifica la guerra come igiene del mondo, osannando il patriottismo.
Affrontando Giovanni Papini la relatrice accenna all’articolo Amiamo la guerra pubblicato sulla Rivista Lacerba nel 1914 nel quale, lui riformato, dà voce a idee ch’esaltano la guerra come livella che permette di togliere di torno un’infinità di uomini che vivono perché nati, offre rinnovamento e rinascita… assapora la guerra che, pur spaventosa – e appunto perché spaventosa e tremenda e terribile e distruttiva, dobbiamo amarla con tutto il nostro cuore di maschi.
Interventista anch’egli, Giuseppe Ungaretti con i suoi mirabili componimenti poetici Veglia, i Fiumi, Pellegrinaggio, San Martino al Carso: attraverso la voce di Bruna Di Nicola lo ascoltiamo descrivere realtà, emozioni, riflessioni sulla fragilità, sgomento, isolamento nella trincea, tra l’indifferenza della natura, a stretto contatto con la morte; i suoi versi mettono in luce quel senso di impotenza e dolore, di fronte alla guerra, che è violenza e disperazione… interventi letterari quelli della Prof.ssa Di Nicola alternati a interventi e immagini mostrate sullo schermo da Fabrizio Senzacqua che racconta la tragica storia di un prozio nato a Frascati il primo febbraio 1892: lo zio Angelo Senzacqua partirà per la guerra come artigliere nel 1915. A soli 23 anni, colpito da una granata Bomba Shrapnel calibro 75, gravemente ferito sarà ricoverato nell’ospedale di Quisca, morendo il giorno successivo. Di questo ragazzo, visibilmente commosso e con tono che esprime dolore e rifiuto del ricorso alle armi, Fabrizio racconterà quanto nelle lettere rimaste, affidategli da suo padre, il giovane Angelo lascerà testimonianza dei suoi ultimi mesi di vita.
Sullo schermo una cartolina postale in franchigia, scritta dal soldato alla mamma: tra le righe un commosso ricordo emerge dell’ultimo incontro del 10 agosto nell’Italia Centrale, durante il periodo di addestramento – periodo umbro tra Assisi e Spoleto – : con grafia minuta, parola dopo parola tracimano il grande amore materno e filiale, uniti in un unico afflato. Molte le notizie che arrivano alla famiglia, tante scritte per rassicurare i familiari, soprattutto la mamma… s’informano la sorella Palmira e i fratelli Alvaro e Fabrizio – nonno del nostro relatore – che si dorme su pagliericci, che loro soldati si addestrano con i fucili a retrocarica con la baionetta, arma che il giovane milite tiene vicino “come una sposa” .
Non si vedranno più, Angelo e i suoi familiari: le licenze venivano concesse solo dopo sei mesi combattuti al fronte.
Angelo è contento, scrive ancora: è stato nominato “zappatore” e percepisce tre baiocchi giornalieri: ha il compito di riparare la trincea di notte, in prima linea.
Continua, sempre alternandosi con l’altra relatrice, Fabrizio Senzacqua a ricordare, tra diapositive e letture, tra un tono di voce che si fa sussurro e trattiene commozione e il racconto pacato, la storia del suo congiunto: arriverà Angelo a Padova dopo ventotto ore di viaggio, del quale descrive la bellezza della nostra fertile Penisola, pur se quell’anno, scriverà in un’altra lettera, vi sarà una vendemmia meschina.
Nel settembre del 1915 la corrispondenza subirà l’influsso della censura voluta dal generale Cadorna. Chiederà nelle lettere pedalini, il vino bono che non arriverà mai, sicuramente degustato da altri, in un brindisi durante i controlli e lo smistamento.
Si giunge a Udine, zona di guerra: le lettere censurate non partono, vengono distrutte; addirittura vengono fucilati o condannati al carcere soldati trovati con taccuini nei quali scrivevano le loro cronache giornaliere, mettendo a repentaglio segreti militari.
Si lavano al fiume, scrive nelle lettere, Angelo: il corso d’acqua offriva la possibilità di un’igiene più accurata. Si dorme in tenda al freddo… la guerra continua tra le montagne dove la bassa temperatura si fa più intensa e il congelamento degli arti inferiori, spesso porta alla cancrena e all’inevitabile amputazione.
Sullo schermo il relatore mostra immagini, legge lettere e biglietti postali, fa notare la scrittura che occupa anche spazi intorno al foglio. Cerca Angelo di tranquillizzare sempre i suoi familiari e raccomanda ai fratelli di rassicurare la mamma…
Tragica e precoce la sua morte, così giovane, pieno di voglia di vivere, dopo essere stato mortalmente ferito durante il combattimento.
Le immagini e le parole scandiscono quel dramma familiare che Fabrizio Senzacqua ha vissuto attraverso i racconti degli adulti, ma anche parola per parola, leggendo e trascrivendo le lettere del giovane sfortunato parente, ragazzo di Frascati caduto per la Patria, quella che nelle lettere egli scriveva con la maiuscola.
La poesia è universale, salvifica… i versi a chiudere li dedichiamo proprio a lui, ad Angelo…
Veglia
Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita
Cima Quattro il 23 dicembre 1915 G. Ungaretti
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