Francesco in controtendenza nelle società omologate
Ambire l’investitura di cavaliere o cambiare la mia esistenza. Continuare ad essere temuto e potente o essere d’esempio nel Tempio del tempo e caricarmi sulle spalle la povertà d’altri, coricarmi da solo con la mia sposa mendicante. Rimanere ricco e desiderato o donarmi ai deboli, offrirmi agli umili per ricevere solo compassione e rancore dai ricchi. Seguitare ad essere conteso e fortunato o fronteggiare il male a piedi nudi e mani vuote; senza paura del fratello freddo e della sorella povertà. Aspettare che passi la gioventù e il vigore o chiedere perdono anche del male non compiuto (…) Chiedere pietà per aver pensato che questo sia bene (…)
Sembrano parole di Francesco, in realtà sono quelle del maestro Mario Alberti che nel 2012 ha composto in collaborazione con il direttore Carmine Scura, l’opera di musica contemporanea “Francesco che sarà santo”. Il maestro ha spiegato che una simile compenetrazione di pensieri è stata possibile solo dopo aver fatto esperienza diretta della vita monastica. Ogni parte di questa storia sembra in controtendenza: il coraggio musicale dell’autore di proporre un’opera classica in chiave moderna in uno scenario musicale orientato verso altre tendenze; la volontà di narrare fedelmente in musica, il conflitto interiore di un uomo che, nell’ottavo centenario dalla sua scomparsa, è capace di riaccendere gli interrogativi più profondi.
I cinque passaggi dell’opera partono dalle comuni ambizioni di un cavaliere alla ricerca del successo e del potere che misteriosamente si trova imbrigliato in un conflitto interiore nel quale sarà chiamato a riscrive i valori del suo tempo: attraversare l’oscurità di una vita vissuta nella povertà scelta e non subita. Gli ultimi motivi musicali sono incentrati sull’agilità dimostrata dal santo di relazionarsi con diverse culture. Del tutto libero dall’ incomunicabilità autoreferenziale Francesco rappresenta un raro esempio di dialogo interculturale medievale e non solo. Il finale è attraversato dalla gioia sonora dei monaci durante il rientro a casa dopo la fondazione dell’ordine francescano: un traguardo frutto delle scelte radicali prive di compromessi. Il momento fondante di una vita che ha lasciato il segno.
La piazza di Castel Gandolfo è stato lo scenario dove gli spettatori, lo scorso maggio, hanno potuto ascoltare l’opera eseguita dalla filarmonica Ugolini di Marino. L’incanto era garantito. Sia per la cornice sia per lo spessore del componimento musicale. Ogni strumento musicale, attraverso la sapiente spiegazione del suo direttore, ha parlato del sentire e del vedere la vita da una prospettiva diversa, più coraggiosa e significativa, libera dalle implicazioni del materialismo e del consenso. Le note hanno condotti gli uditori verso tutto ciò che è bandito dalle società omologate.
Il riconoscimento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel 2012 e il successo di pubblico, sono la prova che Francesco parla ancora a distanza di tempo alla parte più semplice e spoglia del cuore dell’uomo.
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