Forum Eurasiatico: Fallico baricentro commerciale si sposta a est, UE ai margini
il baricentro economico mondiale lontano dall’Europa. L’unione Economica Eurasiatica tra Russia, Bielorussia, Kazakistan, Armenia e Kyrgyzstan sta stringendo accordi importanti a Est – in primis con Cina India e Vietnam – ma anche con il Medio Oriente e con i Paesi del Mercosur. Si tratta di nuovo baricentro che rischia di mettere all’angolo l’Ue nei propri rapporti commerciali con importanti mercati emergenti”. Così il presidente di Banca Intesa Russia e dell’Associazione Conoscere Eurasia, Antonio Fallico, ha aperto a Roma i lavori del Seminario eurasiatico, organizzato da Conoscere Eurasia e dal Forum Economico internazionale di San Pietroburgo in collaborazione con Intesa Sanpaolo, Banca Intesa Russia e lo Studio legale Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners.
“La rotta verso l’Asia da parte dell’Unione Eurasiatica – ha proseguito Fallico – è sotto gli occhi di tutti, a partire dalle 700 imprese italiane che operano direttamente nell’area e che seguono con interesse l’evolversi di grandi progetti. Come l’accordo siglato con la Cina attraverso il documento di coniugazione della “Via della seta”, che prevede la costruzione della ‘cintura economica’ lunga 8mila chilometri e costituita da itinerari terrestri, marittimi e fluviali. C’è un grande fermento espresso da questa nuova Unione che l’Italia oggi fatica a intercettare, e la causa è tutta da imputare alle attuali tensioni geopolitiche che fanno pensare a una nuova Guerra Fredda che danneggia sicuramente più noi che loro”.
Una posizione, questa, condivisa anche dagli operatori. Per Francesco Gianni, Senior partner dello Studio legale Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners: “Da più parti, anche in ambito politico, si afferma che è ormai tempo che il regime sanzionatorio nei confronti della Russia venga ripensato. Per quanto ci riguarda confidiamo che ciò avvenga nel più breve tempo possibile, soprattutto per evitare che il sistema Italia e quello europeo siano ulteriormente danneggiati”.
Secondo la direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, che ha elaborato i dati Istat, l’interscambio commerciale tra il nostro Paese e l’Unione Economica Eurasiatica a 4 si è fermato a circa 30 miliardi di euro, in flessione del 18% rispetto al 2013. E l’inizio del 2015 (primo bimestre), ritrae un ulteriore deterioramento degli scambi commerciali, con le importazioni a -30% e le nostre esportazioni calate di oltre il 31%. L’Italia è il secondo fornitore europeo dopo la Germania, grazie alle esportazioni di macchinari e apparecchi elettrici ed elettronici (40%), di prodotti del tessile e dell’abbigliamento (20%), di prodotti agricoli e alimentari (6,2%). Inoltre l’area eurasiatica, che conta circa 170mln di abitanti, acquista il 4,6% del comparto ‘moda’ esportato dall’Italia, il 4,5% dei macchinari meccanici e il 4% di manufatti (mobili, prodotti per l’arredamento, gioielleria). Gli investimenti diretti delle imprese italiane – rappresentate specialmente da aziende operanti nei settori dell’energia e dell’agroalimentare, delle telecomunicazioni e della moda – sommavano nel 2013 circa 7,3mld di euro. Tra i nomi più noti presenti in Russia, Bielorussia, Kazakistan, Armenia e Kyrgyzstan; da Alenia a Eni, da Pirelli a Enel, da Agip ad Ansaldo Energia a Italcementi, da Parmalat e De Cecco a Cremonini e Perfetti, da Calzedonia a Fendi a Ferragamo, Prada, Valentino e Benetton.
Ufficio stampa Conoscere Eurasia, interCOM
Benny Lonardi– direzione@agenziaintercom.it)
Simone Velasco– velasco@agenziaintercom.it)
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