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FORSE NON TUTTI I MALI VENGONO PER NUOCERE… DIPENDE DA NOI, SOLO DA NOI.

FORSE NON TUTTI I MALI VENGONO PER NUOCERE… DIPENDE DA NOI, SOLO DA NOI.
Aprile 02
22:51 2020

 

 

Stamattina ho letto tre pezzi interessanti condivisi da amici sul mio profilo Fb: il primo era di Goffredo Parise, Il rimedio è la povertà, pubblicato nel 1974; il secondo di Anna Maria Testa, Smettiamo di dire che è una guerra riferito al Coronavirus; il terzo di Francesca Biagioli, Il coronavirus ferma la guerra! I Paesi di tutto il mondo stanno proclamando il cessate il fuoco.

Nulla da aggiungere, sono visibili e leggibili sui social, ma da stamattina mi frullano in testa. A cominciare dallo scrittore italiano, autore del famoso Il prete bello, scomparso nel 1986… era nato nel ’29: aveva un paio d’anni meno di mio padre, ma era della generazione che ha vissuto e patito la guerra e la fame. Il suo scritto è quanto mai attuale, nonostante siano passati quasi quarant’anni: il consumismo, la sfrenata corsa agli acquisti, la sindrome dell’usa e getta… e la continua insoddisfazione con quello spirito volto a qualcosa che non si possiede e che dev’essere acquisito, acquistato, provato, usato e subito gettato, regalato o messo da parte. Tutto è dettato dalla moda, un bene dev’essere trendy, si è sempre alla ricerca di qualcosa che renda necessario l’acquisto, non perché l’oggetto sia utile, ma perché la legge del mercato spinge a comprare, accendere mutui, avere prestiti, spendere e tornare nuovamente a desiderare nuovi beni.

Un riferimento al cibo: mio padre a volte, diceva: buona guerra! Io lo guardavo allibita, ma lui non aveva torto nelle sue intenzioni velate di ironia: si riferiva a quella considerazione, gratitudine per ciò che si ha, con la consapevolezza che non tutto è scontato, che un cibo, anche semplice come il pane va apprezzato, benedetto, consumato con il rispetto della sua sacralità, perché è vita. Questo andrebbe reinsegnato alle giovani generazioni: mi capitava spesso, quando ero di turno alla mensa scolastica con la classe, di vedere cibo sprecato, bambini che facevano storie per mangiare, pane e altri alimenti non consumati e ricordavo quando ero bambina, mia nonna benediceva e baciava il pane…

Oggi in tempo di pandemia, molti hanno ripreso a fare il pane in casa; la solidarietà per i meno fortunati spinge chi può, ma anche tanti commercianti a lasciare sospesi o alimenti a disposizione di chi ha bisogno. Questo fa riflettere, fa sentire a pelle l’umanità che affiora dopo tante paratie di superficialità e indifferenza.

Pane e olio… sapori di una volta, accenna Parise. Ecco, torniamo ad assaporare il gusto di un cibo semplice, ma anche di azioni, attenzioni, accortezze fatte di piccoli gesti e grande altruismo.

E non usiamo linguaggi di guerra, come scrive l’esperta di comunicazione Anna MariaTesta, facendo notare utilizzando diverse fonti, che termini come combattere, sconfiggere, debellare quel virus producono un effetto equivoco, inducendo a cercare inconsapevolmente un nemico, trovare un capro espiatorio e portando inconsciamente divisione. Tutto questo prende le distanze dall’idea di unità, collaborazione, condivisione che devono invece sussistere, per aver una linea di condotta comune. Proprio quella che ci spinge a essere orgogliosi di avere fabbriche e industrie prestigiose, ma anche piccole imprese e singole attività, privati che stanno dando il meglio di sé per aiutare chi è colpito dall’epidemia, ma anche di gratitudine per chi sta in prima linea ( anche questo è linguaggio bellico, chiedo venia) al servizio di tutti, sani e malati. Proprio questa condivisione di obiettivi comuni può favorire un percorso univoco che conduca a una soluzione definitiva efficace.

E questo invito a non usare termini che ricordino conflitti è un’adeguata premessa per introdurre il terzo articolo al quale vorrei fare riferimento: la notizia della sospensione, seppure temporanea di quasi tutti i conflitti bellici – si attende e si spera in un allineamento in tal senso anche nella Striscia di Gaza – che stanno dilaniando il Pianeta. Francesca Biagioli si e ci sorprende scrivendo che in molti hanno risposto in modo positivo all’appello del Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Emoziona e commuove leggere questa comune adesione al Cessate il fuoco. Il mondo ha bisogno di pace, ha bisogno di rivedere priorità e valori, compresi quelli di un rinnovato rispetto per la natura, così duramente martoriata dall’indifferenza, insensibilità nei confronti di un ambiente soggetto a distruzione e totale assenza di rispetto.

Di questi giorni le foto di animali selvatici che escono dalle loro tane e camminano su strade deserte, vuote: quasi un riappropriarsi della vita, della terra, nell’istintuale consapevolezza dell’esserne parte, proprio come noi uomini.

Sia questa dolorosa occasione un monito e una lezione da imparare, con l’auspicio che questa prova possa trasformarsi in una definitiva pandemia di pace per tutti.

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