Follie pirandelliane al Teatro civico di Rocca di Papa
Ospite a Monte Cavo verso la fine dell’Ottocento, dove aveva tratto l’ispirazione per l’Esclusa, ricordando poi quel luogo in Pallottoline… da lassù Luigi Pirandello aveva ammirato i due laghi in lontananza, immaginandoli occhiali sul naso della montagna, tra alberi di “ippocastani”. Un siciliano poco avvezzo alla nostra vegetazione il grande drammaturgo. Vestito da frate si era reso protagonista di uno scherzo ai benpensanti dell’epoca, aggirandosi nel borgo e mostrando un contegno poco consono al saio indossato: si sarebbe poi scusato insieme all’ amico Ugo Ojetti e altri due compagni buontemponi con l’allora parroco Don Giuseppe Santovetti.
E’ tornato Pirandello nella sua magia letteraria Sabato 31 e domenica 1 novembre, ad agitare la sua anima sul palcoscenico del nostro Teatro civico. Un “teatro-danza”, Follie Pirandelliane, lo spettacolo di Enrico Maria Falconi, attore e regista, con la direzione artistica di Aldo Mantovani e le coreografie di Cristina Belletti: la rappresentazione ha offerto al pubblico, un indovinato vincolo creativo di danza, letteratura e recitazione. Un corpo di ballo che da vicino ha coinvolto i presenti: morbidi movimenti tra l’oscurità con maschere bianche sul volto, le ballerine sono sfilate sinuose tra il pubblico prima di salire sul palcoscenico. Un gioco di ombre e luci, voci fuori campo, danze ed ecco la magia del grande scrittore siciliano che racconta la propria visione del mondo, tra i suoi personaggi, le sue vicissitudini sentimentali, il sogno, la follia. Un mondo dove l’autore di Uno, nessuno e centomila si scompone in mille sfaccettature che compongono e travagliano la sua esistenza. Protagonisti della scena, oltre ai ballerini che hanno offerto un’espressività coinvolgente con le loro danze, gli attori Enrico Maria Falconi – Luigi , Francesca Genovesi L’ignota, Shary De Paolis – la moglie, Elisa Barlaam – Donna e Eleonora Rizzuto – Marta. Drammi profondi e amari con una toccante umanità: sullo sfondo scuro e scarno, tra luci e ombre il pubblico si è lasciato coinvolgere in quella scena che è la vita, dove tutto sembra naturale, ma che il divenire svela essere contraddittoria e amara. Proprio come l’esistenza del protagonista di Pallottoline, Jacopo Maraventano, guardiano dell’Osservatorio sulla vetta di Monte Cavo, amante dell’inverno, che nella solitudine spoglia e ventosa ama lasciarsi andare alle sue riflessioni nelle quali la nullità dell’uomo emerge in contrasto con l’immensità del lontano universo.
Rita Gatta
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