FLAVIA DOMITILLA, TARQUINIA BATTAGLINI, CESARE BARONIO
Tarquinia Battaglini era una ricca signora, vedova del capitano (luogotenente) della milizia tuscolana Giovanni Battista Cremona. Prima di morire la ricca signora volle donare per testamento tutto il suo patrimonio affinché nella comunità di Frascati si desse mano ad un’opera di religione. Solo pochi giorni dopo (il primo maggio del 1606), Tarquinia passò a miglior vita. Poiché, fino ad allora, nella città tuscolana vi erano solo istituti di Ordini religiosi maschili, si decise di costruirne uno di suore. E a questo punto, si fa avanti l’intraprendente Cesare Baronio (Baroni era il cognome, poi latinizzato in Baronius), superiore generale degli ‘oratoriani’ di (San) Filippo Neri e bibliotecario vaticano, da poco creato cardinale da Clemente VIII; il qual Baronio all’epoca si era già ‘appropriato’ di quella chiesetta-romitorio, costruita dal prete spagnolo don Fernando de las Infantas, per annetterla alla casa, che, in seguito lasciata dagli oratoriani, di proprietà in proprietà diverrà l’attuale Villa Lancellotti.
Baronio, morirà nel 1609, ma prima aveva avuto modo di donare ‘magnanimamente’ una parte delle sue proprietà in Frascati, perché vi fosse costruito il monastero femminile e volle lui stesso che fosse dedicato alla martire Flavia Domitilla. Non si vogliono qui narrare le vicende di quel Monastero che, iniziato nel 1611, a causa dello sperpero dei soldi della Battaglini da parte degli esecutori testamentari, sarà terminato solo nel 1641 quando vi entrarono le prime suore con la regola di S. Agostino. (Per la storia del Monastero si v. V. Marcon, Un monastero nella storia di Frascati, Santa Flavia Domitilla. Ass. ‘Amici di Frascati’, 2014).
Si è scritto da molti, ma spesso senza una documentazione certa, che nel tuscolano ci fossero vestigia di una villa dei Flavii e che queste fossero ancora esistenti proprio nel terreno acquistato dal Baronio, altri affermano che si trovassero nell’ex villa di Lucullo ( nell’attuale Villa Torlonia), altri ancora hanno ritenuto che fossero più propriamente ubicate nella zona di Fontana Vecchia e comunque più vicina al suburbio romano (v. R. Mergè, Frascati nella realtà documentata, Ass. ‘Amici di Frascati’, 1988). Qualcun altro propone addirittura l’ipotesi che nei paraggi fosse anticamente sorta anche una chiesetta dedicata alla Santa.
Su chi veramente sia stata questa donna che avrebbe subito il martirio praticamente in quella parte del territorio romano che solo in seguito (più di due secoli dopo) avrebbe fatto parte della diocesi tuscolana, non è del tutto documentato. Al di là delle ipotesi che se ne sono fatte, la protagonista in oggetto (o le protagoniste, ché sono più di una), apparteneva comunque alla famiglia dei Flavii. Ora si dà il caso che alla fine del secolo IV in Roma, si trovarono alcune reliquie attribuite ai santi Nereo e Achilleo ed altre ricondotte a Flavia Domitilla: tutte le reliquie sembra fossero state prelevate dalla Catacomba di S. Flavia Domitilla (attualmente denominata ‘Cymiterium Domitillae, Nerei et Achillei’, sulla via Ardeatina). Le reliquie saranno quindi definitivamente conservate nella chiesa ad essi dedicata e più volte ricostruita e che, diverso tempo dopo, nel 1600, lo stesso Baronio fece ristrutturare. E fu sicuramente in questo periodo, (tardo Cinquecento inizi del 1600) che si diffuse il culto per la santa martire (probabilmente ad opera dello stesso Baronio).
Ma qui occorre soffermarsi sulla identità di Flavia Domitilla. Nella famiglia dei Flavi infatti si registrano almeno due Domitille, entrambe convertite al cristianesimo (o sarebbe meglio dire al giudeo-cristianesimo): la prima era la moglie del console Flavio Clemente (anno 95 d.C), la seconda ne era la nipote che sarà venerata come martire a partire dal IV secolo. Ma le notizie intorno alle due sono state spesso contraddittorie, e comunque si riferiscono a due donne distinte: Eusebio di Cesarea (in ciò seguito da San Gerolamo) si riferisce alla nipote di Flavio deportata a Ponza dove avrebbe subito il martirio, mentre Dione Cassio, ricorda il ‘martirio’ di Flavio Clemente, mentre la moglie Domitilla sarebbe stata esiliata a Ventotene(Pandataria); e questa Domitilla – di cui si racconta avesse avuto sette figli – sarebbe stata anche la proprietaria del fondo in cui vennero poi ubicate le catacombe. Il fatto certo è che questi ‘martiri’ tra i Flavi si dovettero alla persecuzione che ne fece un altro Flavio, Tito Flavio Domiziano, cugino di Clemente! Svetonio racconta però (nella Vita di Domiziano) che la persecuzione avvenne più per motivi politici che religiosi, forse a causa di una ribellione, così come Eusebio racconta di una repressione con prescrizioni e condanne contro politici, filosofi ma anche giudei e cristiani.
Tra l’altro G.B. Lugari (L’origine di Frascati e la distruzione di Tuscolo, Roma 1891) sembra far riferimento ad una sola Domitilla, la moglie di Clemente, della quale, scrive, che “morì santamente”. E se queste non sono le sole storie che si raccontano su Domitilla, altre ipotesi forse si aggiungeranno a queste principali, ma due punti fermi vanno considerati riguardo a questi fatti. Il primo: è evidente che nessuna Domitilla fu martirizzata nella città di Roma né tantomeno a nel tuscolano in cui al tempo del martirio non c’era certamente una comunità cristiana (e tantomeno la diocesi), mentre si da per certo che Flavio Clemente sia stato ucciso a Roma. Il secondo punto importante è che il monastero al centro di Frascati che sopravvisse per tre secoli fino al 1906, era dedicato alla vergine e martire e non all’altra (come si è fatto credere pure in una mostra diocesana tempo fa), che certamente non poteva considerarsi vergine, avendo avuto, ben 7 figli! Ma forse qualcuno si era confuso con altre martiri, come santa Sinforosa o santa Felicita, ciascuna con 7 figli, o addirittura con una liberta della più nota Flavia.
Fu il Baronio comunque ad inserire nel calendario romano il nome di Domitilla insieme con quelli di Nereo e Achilleo da celebrarsi il 12 maggio, ma il culto era già diffuso soprattutto nel litorale della regione laziale (Terracina, ecc.), e successivamente il Martirologio romano la celebrerà il 7 maggio. In quanto a Domitilla moglie di Flavio Clemente, occorre anche riportare che “non può provarsi che il nucleo principale delle odierne catacombe sulla via ardeatina sia il cimitero istituito da Flavia Domitilla condannata da Domiziano anche se sulla base di alcune iscrizioni, Domitilla sembra avere qualche riferimento con l’area di questo cimiterium”. (cf ‘Storia della Chiesa’, diretta da H. Jedin, vol.I Le origini, Jaka Book Milano, 2016, p.172). Da aggiungere che il contemporaneo papa Clemente vescovo di Roma (89-97 o 100), nella sua ‘Lettera ai Corinti’, non accenna minimamente alla martire Domitilla.
Ora, tenendo conto delle tante incertezze, santa Flavia Domitilla non risulta più inserita nelle varie biografie di santi e martiri pubblicate, come nell’antologia degli ‘Atti dei Martiri’, curata da S. Di Meglio (Mondadori, Milano 1989) o in quelle pubblicate in alcuni recenti volumi curati da insigni storici e pastoralisti, come ad esempio, A. Cattabiani (Santi d’Italia, Rizzoli Milano, 1993); o, Il grande libro dei Santi (diretto da Claudio Leonardi, Andrea Riccardi e Gabriella Zarri, San Paolo, Cinisello Balsamo, 1998) e nemmeno in: E. Pepe, Martiri e Santi del calendario romano, Città Nuova, Roma 20022.
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