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Fiuggi Family Festival: aspettando la V edizione

Fiuggi Family Festival: aspettando la V edizione
Luglio 21
10:23 2012

fffHa preso avvio il 21 aprile scorso a Roma, con il tradizionale appuntamento di primavera, la fase dei lavori preparatori al Fiuggi Family Festival (FFF) aperta al pubblico. Preludio al festival (25-28 luglio) ed espressione del tavolo di lavoro permanente nell’ambito della manifestazione tra coloro che quotidianamente fanno televisione, il mondo della comunicazione e i rappresentanti delle associazioni familiari, il seminario “TV ludens tra bisogno e abuso” ha avuto luogo al Teatro San Genesio, Via Podgora 1. Tra i relatori presenti, in rappresentanza delle principali emittenti della televisione nazionale, hanno trattato l’argomento “Il gioco in televisione” il popolare conduttore Rai Carlo Conti, il vicedirettore del Tg5 della Mediaset, Andrea Pamparana, e Marina Pizzi, direttrice artistica di Tv2000; moderatrice la conduttrice di SkyTg24 pomeriggio, Paola Saluzzi.

L’uomo ha bisogno della dimensione ludica – si legge nella nota introduttiva del seminario – dimensione insita nella sua natura e necessaria alla socializzazione: in che modo l’educazione al gioco sano, agonistico, può contrastare la tendenza alla dipendenza da gioco d’azzardo? Il gioco d’azzardo sta diventando una vera piaga per molte famiglie coinvolgendo sia adolescenti che adulti. Così come l’anoressia vede il suo inizio spesso in una dieta seguita autonomamente con perdita di peso, la dipendenza da gioco d’azzardo inizia con la gratificazione di una vincita, ancorché minima, che risulta già di per sé prima espressione di un disequilibrio potenzialmente incontrollabile. I divieti sono necessari ma non sufficienti e devono essere accompagnati da diffusa conoscenza del problema. Tra le numerose personalità della politica e della cultura intervenute, l’onorevole Eugenia Roccella (Pdl); il sociologo della Consulta Nazionale delle Fondazioni Antiusura, Maurizio Fiasco; lo psicologo dell’Associazione Papa Giovanni XXIII, Ugo Ceron, in rappresentanza delle Associazioni Familiari. Ha aperto la tavola rotonda l’intervento di Ugo Ceron su “Il gioco sano”, che, richiamando l’art. 31 della “Convenzione dei diritti del bambino” (“il bambino ha diritto di giocare”), ha voluto invece informare sul gioco patologico e i rischi della ludodipendenza, poiché non c’è fascia di età che possa dirsi immune da essi. Caratteristiche del gioco aleatorio sono: l’essere legato alla fortuna e non alla competenza; l’irreversibilità della scommessa che riguarda beni di valore o denaro. Presupposto psicologico della ludodipendenza è il cosiddetto pensiero magico, che caratterizza l’uomo fin dall’infanzia, costituendone una componente importante, in quanto abitua a ragionare anche per ipotesi, a prevedere una realtà esterna all’individuo e più ampia. Con la crescita il pensiero magico viene soppiantato dal pensiero razionale, che trova la sua massima espressione nel pensiero scientifico. Ma tracce del pensiero magico restano, per esempio, nella convinzione che se ci si concentra fortemente col pensiero su un obiettivo, questo si realizzerà davvero. È evidente che, confidando su questi elementi, si entra sempre più in una spirale, che può essere esaltata da vari fattori di rischio, ad esempio una vincita iniziale o una condizione contingente di particolare fragilità psicologica legata a difficoltà esistenziali. Mentre tutto ciò diventa un problema sociale, quando, come oggi, assistiamo alla realtà di 3 spot su 10 legati al gioco, e non in fascia protetta. Risultato: in un’economia in recessione aumenta la spesa per il gioco d’azzardo. Al problema dei costi per le dipendenze è stato dedicato l’intervento di Maurizio Fiasco. Allarmanti i dati raccolti dalla Consulta alla fine degli anni ’90, quando ci si accorse che nel giro di sei anni era triplicata la spesa per il gioco, da 6,4 a 18,10 miliardi, con un drammatico impatto sulla vita delle famiglie, sempre più esposte al prestito usurario. Se fino agli inizi del decennio il gioco era stato regolato da una scadenza rituale, fonte di proiezione magica perché il tempo intercorrente tra un evento ludico e l’altro consentiva una elaborazione del fatto, oggi invece il gioco d’azzardo industriale, di massa, è divenuto modello e non più costruzione magica. Ha perso cioè quel carattere di attività libera, non costrittiva, sostanziata di attesa, scansione del tempo fino al verificarsi dell’evento (che già Matilde Serao rappresentava icasticamente, come ritmo quasi circadiano, descrivendo l’euforia prima e la frustrazione conseguente all’uscita dei numeri del lotto). Esemplari di questa evoluzione, una serie di giochi televisivi (per esempio “Affari tuoi”) contribuiscono alla costruzione di uno spazio simbolico: vi si entra senza pagare, e non da soli. Uno spaccato della comunità di riferimento (fidanzati, mogli, ecc.) entra nel gioco col concorrente e lo aiuta a fare una scelta, proiettandolo sui sogni (cosa farà dei soldi vinti). Ma mentre la scelta è polarizzata su desideri belli, degni di rispetto, invece il coccodrillo o altri elementi servono a ridicolizzare il concorrente per spingerlo a fare una scelta incongrua, mettendo in gioco la sua personalità: mentre il ‘dottore’, dicono gli psicologi, ne rappresenta l’inconscio. Se il concorrente si piega al rischio, e ne esce vincitore, la telecamera si sofferma su di lui, esaltandone l’espressione soddisfatta, ma se perde lo stacco è immediato. Sul piano del gioco industriale va sottolineato che, mentre le tasse su tutto il resto aumentano, quella sul gioco, sui casinò on line, viene ridotta, secondo un modello che non rappresenta un moltiplicatore keynesiano positivo, anzi nuoce all’economia. Perfettamente in linea con questo orientamento la posizione di Carlo Conti, che, con la consueta cordiale franchezza, dichiara: «Non mi piace il gioco come sfida alla sorte… Il Poker, così come il gioco d’azzardo in generale, è una illusoria scorciatoia di facili guadagni. Ed è uno dei messaggi più negativi che arrivano ai giovani d’oggi. Ragazzi che non sanno perdere, che devono essere vincitori per forza. Ragazzi che non sanno cosa significhi accontentarsi anche del solo gusto di averci provato, non sapendo che prima di tutto la gara è con se stessi…Per me la fortuna è già aver potuto trasformare il mio hobby nel mio mestiere…» E ancora: «In questi anni molto è cambiato nel gioco a quiz: dal concorrente che amava una materia e si preparava su quella, si è passati al ‘tuttologo’. Ciononostante, cerco di fare un gioco con un minimo di cultura, il quiz è fatto di domande e risposte, il gioco d’azzardo no» aggiunge il popolare conduttore, non perdendo occasione di sottolineare con orgoglio che anche rispetto al nudo televisivo ha voluto rivestire le veline, anzi, aggiungiamo noi, le ha trasformate in ‘professoresse’. Con queste premesse, aspettiamo che anche quest’anno il FFF ci sorprenda e diverta ragazzi e famiglie con un intrattenimento sempre vario e interessante per la ricchezza valoriale dei messaggi che ci propone.

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