Filmate possibili emissioni gassose sul Lago Albano
Regà, parecchi anni fa (1984) venne il famoso oceanografo Jacques Piccard a scandagliare il nostro lago:
CON JACQUES PICCARD SUL FONDO DEL LAGO – la Repubblica.it
PICCARD ESPLORA IL LAGO ALBANO – la Repubblica.it
PG-62-web_new.pdf (geologilazio.it)
(PDF) L’attività recente del cratere del Lago Albano di Castelgandolfo (researchgate.net).
Io e altri soci di Castrum Candulfi avemmo l’onore di incontrare lo scienziato il quale, molto cortesemente ci parlò delle sue ricerche e ci diede anche dei compiti: dovevamo misurare la temperatura delle acque del lago durante l’inverno per vedere se si verificava quell’abbassamento della temperatura (rimasta troppo alta nelle ultime stagioni invernali) tale da permettere lo scambio tra il “tappo” di acqua “calda e atrofizzata” che si trovava sul fondo del bacino e l’acqua di superficie “fredda e ossigenata”; questo avrebbe ridotto i danni dell’atrofizzazione del lago già presenti a quei tempi.
Il Professor Piccard era una persona molto cordiale e gradì molto la speciale visita di Castello che organizzammo per lui e per la sua equipe; grazie alla collaborazione del Dott. Petrillo (direttore delle ville pontificie) e di Padre Coyne (direttore della Specola Vaticana) visitammo anche i Giardini Pontifici e la Specola.
Nel corso della visita ci disse che aveva sempre problemi a dormire negli alberghi per via della sua altezza fuori standard e ci confidò anche una sua piccola fobia: non prendeva mai l’ascensore !!!
Comunque, molto ma molto interessante fu un video che il professor Piccard fece dal batiscafo e ci mostrò: 175 m. di profondità, il fondo sembra ricoperto di schiuma da barba, e proprio come nella schiuma da barba sembrano affondare dei tubi per effettuare dei “carotaggi”. Ad un certo punto si vedono bolle di gas uscire dal terreno, bolle che di certo avevano una notevole pressione visto che, a 175 m. di profondità, raggiungevano i due/tre metri di altezza.
Quindi, l’articolo pubblicato in questi giorni da Castelli Notizie:
Filmate possibili emissioni gassose sul Lago Albano: il dott. Cataldi ricorda il Vulcano Laziale e “quella volta che il lago si gonfiò…” – Castelli Notizie
non fa che confermare quanto studiato dal Prof. Piccard.
Anche il variare dei livelli del lago non è cosa nuova: i Romani per questo costruirono l’Emissario.
Stupisce e meriterebbe maggiori approfondimenti la “villa” che doveva trovarsi al posto del “Villaggio delle Macine”.. mah !?!
Buona lettura, Paolo
Filmate possibili emissioni gassose sul Lago Albano: il dott. Cataldi ricorda il Vulcano Laziale e “quella volta che il lago si gonfiò…”
Provocherà sicuramente curiosità quanto osservato nei giorni scorsi presso il bacino lacustre di Castel Gandolfo. “Il 21 Novembre – ci racconta il dr. Daniele Cataldi, della LTPA Observer Project – Radio Emissions Project – è stata osservata un’attività di bolle di gas, provenienti dal fondo del Lago Albano. L’attività è stata registrata da un testimone che si trovava presso la sommità del Lago stesso. Per comprendere se si possa trattare di un precursore sismico o comunque un precursore importante per qualsiasi tipo di attività geologica, bisogna comprendere se tali emissioni siano conosciute da tempo, o se ci si trova di fronte a delle “nuove emissioni” prima non osservate”, spiega Cataldi, che certi fenomeni li studia da tempo, con particolare attenzione ai precursori sismici.
La Figura 1 mostra la mappatura delle aree in cui sono presenti diversi tipi di emissioni prodotte dal vulcano, con il simbolo a forma quadrata, si localizzano i punti in cui ci sono emissioni di gas CO2 proveniente dal fondo del Lago stesso. “Come sappiamo, il Lago e in generale l’intero territorio del vulcano è cosparso di aree in cui tali emissioni sono evidenti, conosciute e monitorate dagli enti preposti al controllo dell’attività sismica e vulcanica. In determinate condizioni – evidenzia Daniele Cataldi – è ipotizzabile che tali emissioni possano variare la loro intensità o frequenza di comparsa, rispetto alla loro “normalità””.
DIDASCALIA FOTO: Figura 1 – L’attività recente del cratere del Lago Albano di Castelgandolfo – Articolo in Rendiconti Lincei. Scienze Fisiche e Naturali – January 2002 – DOI: 10.1007/BF02904490 – Carta batimetrica del Lago Albano (da Caputo et al., 1987) con ubicazi
“Per trattare in modo esaustivo e serio tale fatto – continua Daniele Cataldi – mi sono avvalso dei dati contenuti in un importante articolo scientifico (L’attività recente del cratere del Lago Albano di Castelgandolfo https://www.researchgate.net/publication/225493100), in cui possiamo trovare molteplici indicazioni su tali fenomeni di emissione gassosa.
In sintesi, nel documento si afferma che “la distribuzione dei primi insediamenti umani nell’area e la revisione della storia antica e dei miti di Roma concordano nell’indicare che l’attività del cratere del Lago Albano `e molto più recente di quanto ritenuto, estendendosi all’Olocene. Fino a circa il IV secolo a.C. si sono verificati fenomeni catastrofici di esondazione del lago, con fuoriuscita delle acque dalla soglia più bassa del bordo craterico prospiciente la piana di Ciampino, poi prevenuti dai Romani con l’escavazione di un tunnel di drenaggio. Questi fenomeni potrebbero essere stati provocati dall’improvvisa iniezione sul fondo del Lago di fluidi caldi ricchi di CO2, sicuramente presenti nel sottosuolo del vulcano. Le numerose manifestazioni di gas della zona, l’alto flusso di CO2 in corrispondenza di alti strutturali del basamento carbonatico, l’evidenza di acquiferi pressurizzati anche a debole profondità, l’improvviso aumento del rilascio del gas e della temperatura delle acque, in occasione di eventi sismici, indicano che un simile pericolo esiste anche ai giorni nostri…”.
L’esistenza di tali emissioni è nota da tempo: “l’esistenza di zone a forte emanazione di gas (prevalentemente CO2 con minore H2S) è nota da tempo (Giggenbach et al., 1988; Quattrocchi et al., 2001; Chiodini e Frondini, 2001; Carapezza et al., 2002a)…”.
Bisogna capire dunque, come già detto, se tali emissioni osservate nel video sono da tempo conosciute o se ci troviamo di fronte ad un nuovo incremento della fenomenologia, in relazione a fenomeni che vengono prodotti in profondità, al di sotto del Lago stesso, e che potrebbero essere indice di qualcosa che potrebbe verificarsi. Nel passato, gli stessi storici ci hanno trascritto delle cronache di ciò che il Lago Albano ha saputo produrre, destando spesso panico tra la popolazione; in tale ambito ritengo che trovandoci in un territorio caratterizzato dalla presenza di un grande Vulcano (il Vulcano Laziale appunto), dobbiamo essere tutti coscienti del rischio insito in tale luogo.
Le cronache più interessanti sono le seguenti: “Gli eventi naturali del Lago Albano di Castelgandolfo nella storia”; nel testo si legge: “…Dionigi d’Alicarnasso, storico di origine greca vissuto a Roma tra il 60 e il 7 a.C., nelle Antiquitates Romanae XII, 9,3, in parte ispirati dagli scritti di Pisone Frugi, riferisce degli effetti catastrofici delle esondazioni del Lago Albano dall’età arcaica sino alla storia romana”.
Le descrizioni di Dionigi vengono riprese poi anche da altri autori (Plutarco, Tito Livio), che parlano di un prodigioso evento di improvvisa salita delle acque ed esondazione accaduto al Lago Albano durante l’assedio, da parte dei Romani, della città di Veio. Per molto tempo questo strano episodio è rimasto privo di interpretazione. Adesso i tagli archeologici e stradali e gli studi stratigrafici confermano in modo inequivocabile che alla leggenda corrispondono elementi di veridicità.
“Per poter capire cosa realmente avvenne – continua il fondatore della LTPA Observer Project – Radio Emissions Project – è importante riassumere gli elementi fondamentali della cronaca storica:
1. l’episodio si sarebbe verificato in un periodo compreso tra il 23 luglio e il 24 agosto del 398 a.C. (e quindi un anno dopo la data indicata da Tito Livio, Historia Romae, libro V, 15:4-7);
2. la crescita improvvisa del livello del Lago fu considerata prodigiosa perché non poté essere imputata a cause climatiche. Infatti, la fuoriuscita del Lago avvenne in seguito ad un inverno molto rigido ed un’estate secca, molto calda, quindi non in un periodo di forte alimentazione delle falde acquifere. Anche Plutarco annota che l’efflusso del Lago avvenne all’inizio dell’autunno, quando nei regimi idrogeologici dell’Italia Centrale si ha il minimo
livello delle falde;
3. la crescita del Lago avvenne senza agitarsi e ribollire; l’acqua crebbe e si gonfiò a vista d’occhio, lambì le falde dei rilievi circostanti sino ad arrivare al margine estremo;
4. i pastori e gli agricoltori furono stupiti; quando la massa e il peso dell’acqua fecero crollare l’ultima barriera che si frapponeva al paese sottostante (manca, purtroppo, l’indicazione di quale fosse), una enorme massa d’acqua scese verso il mare attraverso i campi;
5. gli assedianti di Veio, quando vennero a sapere di tale prodigio, inviarono delegati all’oracolo di Delfi per l’interpretazione del fenomeno;
6. l’interpretazione del prodigio portò alla costruzione di una galleria drenante che fungesse da emissario artificiale del Lago, tuttora visibile e funzionante. Il dreno ha mantenuto il livello del Lago a 293 m s.l.m., ovvero circa 70 metri al di sotto del punto più basso del cratere, che guarda verso la piana di Ciampino.
L’analisi delle cronache storiche ci fornisce un altro dato molto interessante. Dionigi d’Alicarnasso (Antiquitates romanae, I,71, 3; vedi Carena et al., 1983) riporta della morte di Allodio Silvio (riportata anche da altri Autori), uno degli ultimi re di Alba, o di Amulio Silvio (Dione Cassio, apud Zonara, VII i) e Aremulo Silvio (Origo gentis romanae, 18, 2-4), quest’ultimo probabilmente sinonimo di Allodio Silvio, annegati insieme a tutti i domestici per l’improvvisa fuoriuscita del Lago Albano.
Dionigi d’Alicarnasso afferma che, in condizioni di calma del Lago, era ancora possibile (ai suoi tempi) vedere i resti e gli avanzi dei portici dell’abitazione. Forse il sito della residenza di Allodio Silvio potrebbe coincidere con il sito del Villaggio delle Macine, individuato oggi sul bordo settentrionale del Lago. L’evento catastrofico causò la perdita di tutti i beni e delle ricchezze accumulati nel corso del lungo periodo di asfissiante egemonia della famiglia.
Nelle cronache si riferisce di una crescita improvvisa del livello di una «palude» che poi non rimase mai in condizioni stazionarie ma fu caratterizzato da oscillazioni positive e negative. L’interpretazione dell’evento fu quella di una vendetta dei Numi, molto adirati ed indignati per la eccessiva durata della monarchia della stirpe di Enea, e dei Silvi in particolare. Queste cronache indicano che quella relativa al 398 a.C. non fu l’unica esondazione del Lago; ce n’erano state anche altre in tempi precedenti.
La precisione della ricostruzione storica di Dionigi è oggetto di dibattito soprattutto per la lunga elencazione della stirpe dei Silvi con l’annotazione degli anni di regno di ogni singolo Silvio, che sembrano non essere confermati dalle altre fonti di riscontro. Tuttavia la correlazione del dato storico con i ritrovamenti archeologici e con la situazione geologica rendono l’evento molto plausibile, confermando l’assoluta necessità di confronto e di integrazione dei dati mitologici, archeologici e geologici per la ricostruzione delle realtà antiche.
La ripetizione di tali eventi nei periodi della storia più recente è testimoniata sia dai racconti mitologici sia dalla storiografia classica. Alle cronache già descritte, è utile aggiungere quella di un Autore minore, Giulio Ossequente, uno storico epitomatore della gens Iulia vissuto intorno al I secolo d.C., che ha riportato, con la proverbiale realitas romana, le cronache e le descrizioni dei prodigi avvenuti a Roma e dintorni dal 562 al 741 ab Urbe condita (Iulii Obsequentis ab anno urbis conditae quingentesimo quinto prodigiorum liber imperfectus. Supplementus Lycosthenis (Biblioteca classica latina). Lemaire, Parisiis, 1823).
Purtroppo si tratta degli unici frammenti conservati e tramandati, che testimoniano alcuni eventi geologici interessanti:
1. nel 585 e nel 586 a.C. si verificarono manifestazioni di gas in aria presso Lanuvio;
2. nel 600 a.C. si ebbero lanci di pietre dal cratere di Ariccia (eruzione freatica?) 134 R. Funiciello et al. (l’informazione è riportata anche da Dionigi d’Alicarnasso);
3. nel 639 a.C. si ebbero manifestazioni di gas al Monte Albano;
4. nel 653 a.C. in occasione di un evento sismico, dei sublimati colorati si posarono sui
rivestimenti del tempio di Giunone a Lanuvio.
Si tratta, in sostanza, di fenomeni che indicano come, anche nei tempi antichi, vi fossero dei fluidi in pressione contenuti negli acquiferi superficiali della parte occidentale dei Colli Albani. Fenomeni analoghi sono stati osservati anche in tempi moderni e, come vedremo in seguito, si hanno prove inconfutabili della presenza di un acquifero pressurizzato ricco in gas.
Una volta provata la ricorrenza di fenomeni di esondazione del Lago e di manifestazioni di violenta fuoriuscita di gas, si può provare ad interpretare la distribuzione dei siti dei primi insediamenti umani nella Campagna Romana in funzione dei processi geologici allora in atto…”.
In conclusione dello studio, il documento cita tra le altre cose: “Alla prospettiva di riattivazione eruttiva in un futuro più o meno lontano, si aggiunge la pericolosità connessa a fenomeni di esondazione o alla formazione di nubi di gas tossici, che sono ripetutamente avvenuti in un passato geologicamente molto recente. L’intensa urbanizzazione dei suoi versanti e la prossimità di Roma ne fanno un vulcano a rischio potenziale molto elevato…”.
“Cosa significa tutto questo? E’ opportuno far comprendere alla popolazione – ammette Daniele Cataldi – che viviamo in un luogo (quello caratterizzato dal Vulcano Laziale) che è in continua evoluzione; dobbiamo pertanto essere coscienti che fenomeni come quelli documentati nel video registrato il 21 Novembre 2021 presso il Lago Albano, sono fenomeni “normali”, determinati dall’azione del magmatismo del vulcano, che come avete capito non è estinto, ma è quiescente.
Di fronte a questo genere di eventi – conclude Cataldi – non dobbiamo spaventarci, di certo dobbiamo però porre una seria attenzione perché l’evoluzione naturale di certi fenomeni può cambiare. Oggi abbiamo le conoscenze per comprendere cosa può verificarsi e cosa no, possiamo sapere, grazie ai monitoraggi continui del vulcano, se certi fenomeni possono destare pericolo per la popolazione oppure se si tratta di eventi ciclici “comuni”.
Seguono alcuni fotogrammi estrapolati dal video registrato il 21 Novembre 2021, nell’area NNE del Lago Albano:
Il “Lago di Albano” non esiste !
L’esatta denominazione del bacino lacustre è Lago Albano oppure Lago di Castel Gandolfo.
Lago Albano perché l’intera zona prende il nome dall’antica città di Alba Longa quindi Lacus Albanus, Mons Albanus (Monte Cavo) e Colli Albani (non colli di Albano).
Lago di Castel Gandolfo o di Castello perché il bacino lacustre, nel quale da sempre Castel Gandolfo riflette la sua immagine, è parte integrante del territorio di questo Comune.
Specificare “lago di Castel Gandolfo” serve ad evitare che la denominazione “Lago Albano” venga distorta in “Lago di Albano” che a volte viene usata (non sempre in buona fede) e crea confusione nei turisti che vanno ad Albano Laziale in cerca del lago.