Figurine – Alékos Panagùlis
È il 21 aprile del 1967 quando, alle prime luci dell’alba, i carri armati dell’esercito si materializzano per le strade di Atene e battaglioni di paracadutisti occupano le sedi governative e i centri di comunicazione. La ‘dittatura dei Colonnelli’ inizia così, nel fianco sud dell’Europa, andandosi ad aggiungere a quelle pluridecennali di Franco in Spagna e di Salazar in Portogallo.
Più di diecimila persone vengono arrestate nei primi due giorni del pronunciamento e inviate al confino nelle isole disabitate dell’arcipelago greco. Alékos Panagùlis è un giovane ufficiale entrato nell’esercito dopo la laurea in ingegneria ed è membro dell’organizzazione Resistenza Greca: diserta dal servizio militare e si auto-esilia a Cipro, tentando di organizzare un piano d’azione contro il regime.
Nell’agosto del ’68 cinque chili di tritolo esplodono a poca distanza dall’automobile di Georgios Papadopoulos, il capo della Giunta, che rimane illeso.
Panagùlis, autore materiale dell’attentato, viene processato nel novembre dello stesso anno e condannato a morte. La sentenza non verrà mai eseguita, per non farne un eroe, ma i cinque anni passati nella prigione di Boiati, tra torture, sevizie e promesse di fucilazione, sono un calvario disumano, scriverà Oriana Fallaci, sua compagna di vita, in un articolo del 1973.
Poeta riconosciuto a livello internazionale e deputato indipendente di sinistra, Panagùlis muore il primo maggio del ’76 in uno ‘strano’ incidente automobilistico, due giorni prima di poter esibire in Parlamento documenti comprovanti i rapporti tra il nuovo Governo greco e il passato regime.
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