Figli e figliastri
Sentir parlare deputati e senatori di antipolitica, è come vedere un sordo ascoltare la radio. Mentre parlano, viene da chiedersi: capiscono e sanno quel che dicono? Tra le tante apologie si trincerano dietro a un eclatante: «Siamo stati eletti dal popolo». Forse sarebbe più giusto dire: «Siamo stati nominati dai nostri partiti, sentendoci liberi di vagare tra i banchi del Palazzo a nostro piacimento e necessità». Questa legislazione, commissariata dai tecnici per evidente incapacità di governo, si è caratterizzata per l’alto numero di Deputati/Senatori indagati a vario titolo, dai finanziamenti illeciti al falso in bilancio, corruzione o, tra le più pesanti, collusione con associazioni mafiose. Oltre cento gli interessati, protetti da prescrizioni, indulti o non autorizzazioni a procedere.
Prima della caduta del Governo Berlusconi tutto è sembrato lecito, gli italiani gozzovigliavano in una perenne festa di “è tutto lecito ciò che non è proibito”, alla faccia del rispetto delle persone, degli interessi sociali, del valore della crisi internazionale. Passata la sbornia, gli occupanti del Palazzo hanno iniziato a blaterare di riduzioni dei parlamentari, degli stipendi, dei privilegi, dei costi dei palazzi e dei burocrati dello Stato, della truffa perpetrata con il finanziamento dei partiti. Ancora parole, molte, tante, ancora nulla di concreto. La mannaia elettorale ha posto i partiti davanti ad una realtà nuova per la politica italiana, i voti sono andati verso idee diverse da quelle dei politici di partito. Ed allora di nuovo a parlare di antipolitica, di cambiamenti, di nuove regole elettorali e, spesso, di proposte strampalate.
Il PDL ci promette proposte shock che rivoluzioneranno la politica italiana: una repubblica con semipresidenzialismo alla francese. E già, anche per le guerre di indipendenza chiamammo i francesi, donando Nizza e Savoia. Tutto tracolla, i cambiamenti proclamati nei mesi precedenti decadono, una nuova Italia ci aspetta. Certo, capire come sia possibile modificare la Costituzione e l’ordinamento della Repubblica Italiana nelle sue fondamenta in pochi mesi, puzza di bruciato. Con una proposta cruda, come l’abolizione dell’ICI, Berlusconi ha vinto le elezioni, gli italiani hanno perso credito e rispetto internazionale. Con il semipresidenzialismo cosa ci giochiamo? Personalmente la ritengo una proposta praticabile, chiaramente nei tempi e modi di un dibattito sociale e parlamentare, ciò che non ritengo adatto a tale compito è questo parlamento. A noi basta che mettano in atto i cambiamenti proposti ed una legge elettorale che rispetti l’indicazione dei cittadini, ponendo le basi per un futuro cambiamento dell’ordine repubblicano.
È di questi giorni la mancanza di credibilità di questa legislazione. De Gregorio intervenendo nell’aula del Senato: «Credetemi, se fossi stato un cittadino qualunque non mi sarebbe stato riservato questo trattamento» (ma di che cosa parla, un cittadino qualunque sarebbe già in galera da tempo). Accusato di associazione per delinquere e truffa aggravata (circa dodici milioni di euro), è salvato dal solito voto segreto (richiesto altre volte per offrire immunità ai parlamentari) con tanto di festicciola parlamentare tra caffè e bevande per la scampata carcerazione. Per Lusi la musica cambia, il Senato, con voto palese e fuoriuscita del PDL, vota per il procedimento di carcerazione preventiva. È sconcertante sentire Lusi dichiarare: «Chiedo mi venga riconosciuto il diritto dei comuni cittadini ad un giusto processo». Quale cittadino è a piede libero dopo aver ammesso di aver rubato venti milioni? Solo in questi ultimi mesi abbiamo assistito alla truffa della Lega, ai gioielli di Belsito e Rosy Mauro, alla truffa di De Gregorio e l’appropriazione indebita da parte di Lusi, con lo sconcerto che tutti si sono dichiarati “perseguitati o colpiti da giustizia ad orologeria“. In alcuni casi la magistratura potrà fare luce, per gli altri vige ancora l’immunità parlamentare, anche se il procedimento non riguarda problemi ideologici o di opinione, ma dei raggiri economici ai danni dello Stato o di associazioni, anche se politiche.
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