Fibrillazione atriale e ictus
Fibrillazione atriale e ictus, fondamentale una revisione dei drg
per consentire ai cittadini l’accesso a cure innovative
Botto: “in Italia si registra un’iniquità di accesso sul territorio a tecnologie curative, che rischiano di essere poco diffuse e valorizzate,
quando potrebbero portare notevoli risparmi al SSN e al tempo stesso minori rischi per i pazienti”
Roma, 15 febbraio 2016 – Ammontano a circa 18 milioni di euro l’anno i risparmi che il Servizio sanitario nazionale otterrebbe da una revisione del sistema di rimborso e codifica delle procedure di elettrofisiologia, adeguando il nostro Paese nell’accesso a cure innovative e diminuendo i rischi per i pazienti affetti da fibrillazione atriale, l’aritmia più diffusa nella popolazione generale e che costituisce la prima causa di ictus. Queste risorse potrebbero infatti essere reimpiegate per le procedure di ablazione transcatetere, che sono oggi in grado di curare la quasi totalità delle tachiaritmie cardiache, ma in Italia sono ancora poco diffuse rispetto agli altri paesi europei. Questi, in sintesi, i temi trattati nello studio “Inadeguatezza del sistema di codifica e rimborso delle procedure di elettrofisiologia in Italia: identificazione delle criticità e proposta di revisione”, presentato oggi da Gianluca Botto, Presidente AIAC (Associazione Italiana Aritmologia e Cardiostimolazione), in occasione del convegno “Spending review, payback e DRG nei 21 SSR – Fibrillazione Atriale e Ictus Cardioembolico: Prevenire e/è Risparmiare”, organizzato dall’Associazione culturale Giuseppe Dossetti, che si è svolto oggi a Roma.
“La Fibrillazione Atriale – ha dichiarato Gianluca Botto, Presidente AIAC – è una patologia estremamente pericolosa per le sue complicanze, grazie però agli straordinari progressi compiuti negli ultimi anni possiamo contare su innovazioni tecnologiche che consentono di effettuare trattamenti curativi e risolutivi. Purtroppo l’attuale sistema di rimborso delle procedure elettrofisiologiche presenta importanti criticità che ostacolano l’adeguata valorizzazione dell’elettrofisiologia in Italia. I rimborsi attualmente in vigore, legati ai DRG 518 e 555, nei quali la procedura ablativa ricade nel 93% dei casi, non sono adeguati ai costi sostenuti per questo tipo di procedura. Con il risultato che nel nostro Paese si registra un’iniquità di accesso sul territorio a queste tecnologie, che rischiano di essere poco diffuse e valorizzate, quando potrebbero portare notevoli risparmi al SSN e al tempo stesso minori rischi per i pazienti”. Anche Claudio Giustozzi, segretario nazionale dell’Associazione Dossetti, ha condiviso e sottolineato l’importanza dello studio AIAC, “perché fornisce agli stakeholder uno strumento indispensabile per pensare alla politica sanitaria in termini nuovi, uscendo dalla logica pericolosa e perversa dei tagli e della spending review realizzata in palese noncuranza dell’art.32 della Costituzione”.
Lo studio, condotto con la collaborazione di Assobiomedica, avanza una proposta di revisione dell’attuale sistema di codifica delle diagnosi e delle procedure in grado di distinguere la complessità dei casi trattati e di misurare il livello di assorbimento delle risorse. La conseguente proposta di rimodulazione dei rimborsi per tali procedure segue una logica di sostenibilità economica per il SSN di modo che, applicando alle procedure elettrofisiologiche diagnostiche un abbattimento del rimborso rispetto a quelli attualmente previsti – essendo procedure a complessità relativamente bassa e a ridotto consumo di risorse – si genererebbe un risparmio di 18 milioni di euro. Tale risparmio potrebbe essere reimpiegato nel momento in cui si verifica la presenza di codici per le procedure di ablazione semplici e complesse, creando degli appositi rimborsi per entrambe le procedure. Questo consentirebbe l’identificazione dei bisogni sanitari e garantirebbe un’adeguata distribuzione delle risorse e una maggiore appropriatezza delle prestazioni erogate per una corretta valorizzazione della procedure di elettrofisiologia.
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