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Il Festival Internazionale del Film di Roma chiude la sua ottava edizione con un bilancio di tutto rispetto, nonostante il parere dei più scettici. Il direttore artistico Marco Müller ha visto tagliare gli investimenti dagli 11,8 milioni di euro del 2012 ai circa 10 milioni del 2013; ma nelle 402 proiezioni proposte, le sale sono state occupate per il 70%, i biglietti emessi sono stati il 20% in più dello scorso anno e oltre 150 mila sono state le presenze stimate tra incontri, mostre, convegni e proiezioni stesse.

L’obiettivo della kermesse era quello di dare un’identità propria alla manifestazione, realizzando un «FestAval, un’ipotesi di festival/festa pluralistico che rifiuti le divisioni tra ‘cultura’ e ‘mercato’», capace di unire arte e raffinatezza, pop e glam, esplorando le tendenze internazionali e nazionali. A dimostrazione, poi, di come l’Italia possa ancora essere considerata una fabbrica di talenti, la serata inaugurale è stata affidata alla commedia all’italiana di Giovanni Veronesi (Manuale d’amore), L’ultima ruota del carro. Il film, fuori concorso, vede protagonista Elio Germano nei panni di Ernesto: tappezziere, cuoco d’asilo, trasfocatore, autista, comparsa del cinema con cui riviviamo le fasi cruciali della nostra storia dagli anni Settanta a oggi. Uno sguardo ironico quello di Veronesi, a tratti amaro, sui vizi e le virtù di un’Italia e degli italiani che sembrano non cambiare mai. Sempre a un italiano viene assegnato il Marc’Aurelio d’Oro per il miglior film, Tir, del friulano Alberto Fasulo. «Da piccoli ci dicevano: il lavoro nobilita», ma nel film sembra vero il contrario: è Branko, ex insegnante ora camionista che guadagna tre volte tanto, a nobilitare un lavoro sempre più alienante e schiavizzante. Impossibile, allora, non pensare a Sacro GRA, vincitore del Leone d’Oro a Venezia: due festival che hanno premiato il reportage, il documentario on the road, facendo nascere contemporaneamente sui social network l’hastag #sacrotir. Quello appena concluso è stato un festival che ha offerto un «cocktail inebriante». Müller è riuscito ad intercettare al culmine del tour promozionale in Europa, i protagonisti, e soprattutto l’eroina premio Oscar Jennifer Lawrence, del secondo capitolo della saga young adult Hunger Games: la ragazza di fuoco, che ha visto l’Auditorium Parco della Musica di Renzo Piano preso d’assalto. La giuria internazionale, presieduta da James Gray, ha poi premiato per la migliore regia Kiyoshi Kurosawa per Seventh Code, film d’azione e spionaggio industriale ambientato in Russia. Premio come migliore attore a Matthew McConaughey, non presente al Festival, per la sua interpretazione in Dallas Buyers Club, film diretto da Jean-Marc Valee sul dramma dell’HIV negli anni Ottanta. Premiata per la migliore interpretazione femminile l’invisibile Scarlett Johansson, brillante protagonista del red carpet romano, presente in Her di Spike Jonze solo con la sua voce, quella di un sistema operativo, di cui Joaquin Phoenix si innamora e che purtroppo non potremmo apprezzare perché il film verrà distribuito in Italia doppiato. Un’ottava edizione, quindi, che ha avuto e ha molto da dire: più di 6000 sono stati gli articoli pubblicati su quotidiani nazionali, locali e sul web, il sito del Festival ha avuto circa 180 mila visitatori e, dato che viviamo nell’era del web 2.0 e dei social network, da annotare sono anche i followers su Twitter, circa 6.600, e i like su Facebook, circa 30.600.