Eurolinguistica: dalle dinamiche alle politiche dell’Europa dei parlanti – 1
Organizzato dal Dipartimento di Lingue per le Politiche Pubbliche della Sapienza si è tenuto nell’Aula Magna del Rettorato nei giorni 18 e 19 aprile il Convegno Internazionale Semplificazione, Internazionalizzazione e Innovazione nella Didattica delle Lingue Europee in collaborazione con l’associazione Eurolinguistica-Sud e l’associazione LEND (Lingua e Nuova Didattica), e con il patrocinio del Premio Internazionale Cassino e del Consiglio Nazionale degli Ingegneri. Particolarmente attuale il tema, che vede interessati non solo gli operatori del settore (docenti, traduttori, ecc.), ma anche chiunque si renda conto che il multilinguismo è condizione imprescindibile per la costituzione di quella che è stata definita “una repubblica fondata sulle lingue”. Il dibattito è stato introdotto dal Prof. Castorina e, per la prima sessione, da Franco Ferrarotti, che ha sottolineato innanzi tutto come un’Europa allargata a 400 milioni di abitanti, con 23 lingue ufficiali, 60 regionali e una miriade di lingue minoritarie non possa non interrogarsi sulla ‘gestione’ di una realtà linguistica così varia e articolata. Immancabile a questo punto la citazione da Marx, il quale, chiedendosi la ragione del dinamismo dell’Europa rispetto alla Cina dell’epoca, ne riconosceva la causa nelle diversità che quella presentava al suo interno. Conclude quindi Ferrarotti, con la consueta veemenza retorica, che, “per controbilanciare l’aterritorialità della globalizzazione commerciale e piratesca messa in moto dalla massimalizzazione del profitto nel più breve tempo possibile”, è necessario “riaffermare l’importanza delle lingue come strumenti di rivalorizzazione e riscoperta della comunicazione”. Quindi Angeliki Petritis, della Commissione Europea, ha presentato il progetto EMT (acronimo per “Master Europeo in Traduzione”), creazione della Direzione Generale per la Traduzione della Commissione Europea, pensato al fine di formare eccellenze per la traduzione. Nata dalla constatazione di trovare traduttori soprattutto per le nuove lingue, l’iniziativa si pone l’obiettivo di fornire assistenza tecnica alle università che vogliano adottare un curriculum comune per un master di traduzione, con riferimento soprattutto ai nuovi stati membri dell’UE. La formazione proposta è incentrata non sull’apprendimento delle lingue, ma sull’attività di traduzione vera e propria, al fine di formare un numero sufficiente di professionisti, agevolare lo scambio tra insegnanti e studenti dei vari paesi e valorizzare inoltre la professione di traduttore. Volutamente provocatorio è apparso invece l’intervento del Prof. Louis Begioni dell’Università 3 Charles De Gaulle di Lille, che, appellandosi alla nozione saussuriana di sistema e sottosistema, ha voluto contestare chi lamenta la ‘perdita’ della norma morfologica (con riferimento ad esempio al caso del passato remoto o del congiuntivo), con l’affermazione della ‘normalità’ di ristrutturazioni sistemiche, poiché nella sua evoluzione “la lingua non semplifica”, bensì “rende più coerente il suo sistema”. In questa direzione è interessante guardare alla svolta impressa sul francese parlato dal ’68, che avrebbe accelerato la tendenza della costruzione semantica a culminare verso un forte accento tonico, con il moltiplicarsi di parole abbreviate per troncamento (restau per restaurant per intenderci). Ma in questo senso possiamo aggiungere che gli esempi non mancano neppure nell’italiano (pensiamo a imper per impermeabile o alla dilagante tendenza giap per giapponese come qualunque rivista di moda ci mostra. Begioni non manca però di auspicare la rivalutazione dell’apprendimento della lingua materna, poiché “il faut partir de la structure de la langue maternelle pour passer à quelle ètrangere”. Niente di nuovo, se pensiamo al nostro Leopardi, che nello Zibaldone non mancava di rimarcare “S’impara la lingua che non sappiamo, barattando parola per parola e frase per frase con quella che già possediamo”, come ricordato dal Prof. Castorina. Incentrato proprio sulla necessità della diffusione delle migliori pratiche nella didattica delle lingue è stato il contributo di Alessandra Centis, Antenna per il Multilinguismo Rappresentanza in Italia della Commissione Europea. In questa direzione uno dei più validi strumenti di lavoro è rappresentato dal LABEL europeo, creato a seguito del Libro Bianco del 1995 e partito dal 1998. Il LABEL evidenzia e premia progetti che individuano strumenti creativi per favorire l’apprendimento delle lingue e informare insegnanti e studenti. Vengono così valorizzate quelle iniziative a dimensione europea, volte a generare un valore aggiunto nel contesto nazionale e a stimolare la motivazione di studenti e discenti, contenendo innovazioni trasferibili ad altre lingue o a diverse fasce di età, nella prospettiva di una formazione iniziale e continua degli insegnanti. Si è svolta a questo punto, introdotta da una nota su La base classica della Cultura Rumena di Gheorghe Carageani, una piccola performance di studenti dell’Istituto Comprensivo “Nando Martellini”con la recita di testi poetici albanesi e rumeni e l’esplicazione di miti greci accompagnati dalla danza del sirtaki. Un caso specifico di Internazionalizzazione e Diffusione della Cultura Italiana in funzione di interessi economici è stato invece presentato da Ilias Spyridionis della Università di Salonicco sulla base dei dati emersi dallo studio di una piccola collezione italo-greca nella biblioteca comunale di Kozani. Il fondo contiene per la gran parte edizioni veneziane di varie categorie (letteratura, grammatica, geografia italiana, dizionari, ecc.) a dimostrare una piccola influenza linguistica italiana, non solo a livello di didattica dell’italiano. L’intervento di Massimo Palumbo del Parlamento Europeo – Ufficio per l’Italia è stato volto piuttosto a sottolineare le progressiva dominanza del parlato e dell’immagine a spese dello scritto nella prassi del Parlamento Europeo (dove ormai le traduzioni scritte vengono effettuate solo su specifica richiesta dei deputati interessati), e non solo in funzione economica, come misura per ridurre i costi di traduzione. In realtà, sostiene Palumbo, la traduzione risulterebbe più un guadagno che un costo, poiché le istituzioni europee rappresentano un “laboratorio linguistico e culturale che lavora contro le tendenze omologanti della globalizzazione”, così che il patrimonio di fonti e documenti delle istituzioni europee dovrebbe intendersi come “luogo di scambio” tra le lingue europee stesse. Ciò al fine di contrastare appunto la tendenza silenziosa a ridurre il peso del multilinguismo e il suo valore culturale a espressione di rito, affinché in Europa il legame tra lingue e democrazia diventi strutturale, tanto da rendere possibile l’espressione di un’Europa “repubblica fondata sulle lingue”.
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