Estate ballerina… ESTADANZA!
Prossimo appuntamento a metà ottobre a Firenze per Amatrice.
Quest’estate ho preferito fare una scelta diversa… sono andata a Galatina in Puglia ad imparare la vera pizzica salentina! L’incontro con Estadanza è avvenuto come un’infatuazione, mi sono subito innamorata della bella opportunità che questa associazione culturale mi offriva… ricercare l’origine antropologica culturale di un ballo che si è trasformato nel tempo fino a perdere le sue caratteristiche specifiche e recuperare quella tradizione riesumandola nella realtà attraverso la danza. Abbiamo ballato la vera pizzica salentina grazie all’insegnamento di Sabina Gala, Tiziana e Mara e attraverso lezioni di professori universitari di antropologia abbiamo riscoperto la sua origine ed il significato del tarantismo. Abbiamo anche imparato attraverso qualche lezione con Livio Greco come si suona il tamburello. Estadanza nasce nell’ ’84 per creare un confronto tra culture. Nasce a Lucano, luogo in cui avviene la prima comparazione tra danze lucane e jugoslave. Poi si sperimentano altre comparazioni tra danze lucane, campane e greche attraversando la Basilicata, l’Abruzzo, il Lazio, la Toscana, la Calabria, la Puglia, la Sicilia e la Sardegna per toccare con mano le forme originarie del ballo.
Il professore Pino Gala in una delle sue lezioni ci rivela che comunque i primi corsi di danza sono iniziati verso la fine degli anni ’70. Inizialmente la gente che partecipava ai corsi era solo gente del centro-nord. Questo perché si trattava di persone che per quanto riguarda la danza avevano perso un po’ le loro radici.
La trasmissione della danza da una generazione all’altra avveniva osservando, imitando. Ad un certo punto il meccanismo che garantiva questa continuità si interruppe a causa di guerre, colonizzazioni, distruzioni sismiche, emigrazione, rivoluzioni economiche o anche per scelte dal basso: nuove mode, svalutazione dell’esistente ed avvalorazione del diverso, del nuovo.
Riguardo al rapporto tra danza e tarantismo bisogna dire che il primo riferimento certo sul tarantismo si ebbe nel 1362 in uno scritto di un medico padovano che descriveva la cura dai veleni. Troviamo poi il termine “tarantella” in Foriano Pico nella “Nuova scelta di sonate per la chitarra spagnola” (1608). Ritroviamo i termini: “tarantella”, “cinque tempi”, “panno verde”, “panno rosso”, “moresca”, “catena”, “spallata” in Epifanio Ferdinando (1621). Vi è poi un accenno alla tarantella e all’ottava siciliana in Athanasius Kirker (1641).
Il professore Eugenio Imbriani dell’università di Lecce ci riferisce che il tarantismo viene associato dagli studiosi ad una malattia generata dal morso di un animale che poteva essere curata attraverso la musica (non una musica qualsiasi ma quella che più si confaceva al carattere della taranta e che decideva la tarantata, ossia colei che era stata morsa) ed inoltre era associato anche ad una forma residuale di qualche culto di possessione. Nei culti di possessione, che esistono tuttora, alcuni fedeli venivano impossessati da una divinità o da più divinità, in questo caso perdevano i sensi e si comportavano con le fattezze della o delle divinità di cui erano impossessati. Le tarantate oltre a ballare a sfinimento la musica che serviva per curarle avevano la caratteristica di sentire una repulsione per determinati colori. I San Paolari invece erano coloro che sapevano curare dal morso della taranta perché appunto San Paolo era considerato il protettore dal fenomeno del tarantismo. Secondo la testimonianza di Leonardo Da Vinci il morso della taranta ferma pensieri ed azioni e la persona che è stata colpita si comporta in base al pensiero che è stato “bloccato”… Il morso della taranta generava malinconia fermando azioni e pensieri perché avvelenava con bile nera. Per Attanasio Kirkner il veleno è la causa della malattia ma si può curare con la musica. Adenisio Calvucci del periodo illuminista, commentatore di opere letterarie, afferma che non possiamo dare interpretazione medica del tarantismo. E ancora Ignazio Carrieri nel 1893 scrive che le persone tarantate non agiscono in questo modo perché avvelenate ma per contagio morale. Intorno al ventesimo secolo alcuni studiosi cominciano a vedere il fenomeno del tarantismo anche dal punto di vista sociologico, infatti essendo principalmente le donne ad essere colpite da questo disturbo si pensava anche che potesse essere giustificato da una condizione femminile assoggettata all’uomo, succube, passiva, che generava questo malessere.
Nei documentari che abbiamo visionato sono rimasta letteralmente sconvolta nell’osservare la condizione delle tarantate. Esse venivano trasportate fino alla chiesa di San Paolo a Galatina perché non si potevano muovere, oppure veniva fatta calare dal soffitto delle case una fune con cui potevano cercare di tirarsi su quando iniziava a suonare la musica, strisciavano per terra e cominciavano a danzare al suono della musica… intorno ad esse si creava una folla di gente curiosa, era davvero uno “spettacolo del dolore”.
Estadanza è un’iniziativa culturale che prende piede ogni anno con lo scopo di insegnare le danze popolari originarie, non solo la pizzica salentina ma anche danze popolari siciliane e calabresi e d’altri luoghi. Il prossimo appuntamento sarà il 14 e 15 ottobre a Firenze per imparare la saltarella. Il ricavato delle lezioni sarà devoluto per i terremotati di Amatrice.
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