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Enrico Vanzina alla Mondadori di Velletri

Enrico Vanzina alla Mondadori di Velletri
Marzo 26
10:15 2018

Enrico Vanzina alla Mondadori di Velletri: “Scrivere è come suonare il pianoforte, non bisogna mai perdere il ritmo”
Nel pomeriggio di sabato, alla Mondadori di Velletri, un altro interessante appuntamento con la letteratura. Ospite della settimana Enrico Vanzina, giornalista, scrittore e sceneggiatore (all’attivo oltre cento sceneggiature scritte). Figlio di Steno e fratello del regista Carlo, Vanzina ha dato alle stampe La sera a Roma (edito da Mondadori), considerato da lui stesso il primo vero romanzo. “Ho ricevuto molti feedback positivi, dal pubblico e dalla critica. Chi mi dice che si legge in tre ore, chi che la storia ti appassiona. Per me è importante – ha detto l’autore – perché nonostante io sia condannato a scrivere tutti i giorni, che siano sceneggiature, articoli o testi narrativi, il riscontro è sempre una conferma. Sono convinto di saper scrivere in maniera adeguata, ma il giudice è ovviamente il pubblico”. La sera a Roma è un giallo, dai mille intrecci e con spaccati sociologici non indifferenti. Prima di parlare dell’opera, però, Vanzina ha voluto raccontare un aneddoto: “Sono davvero felice di essere a Velletri, ai Castelli. Ricordo che una volta in un film scrissi una scena, recitata da Monica Vitti, in cui utilizzai come termine di paragone negativo il vino di Frascati. Dovetti chiedere scusa, perché mi scrisse addirittura un avvocato tramite il Comune: quando torno in queste zone mi sento ancora un po’ in colpa, quindi siate gentili con me…”, ha detto ironicamente lo scrittore. Proveniente da una famiglia di artisti, cresciuto a pane e cinema e soprattutto in stretto contatto con il mondo della letteratura e della cultura del Novecento, Vanzina ha scelto una strada che abbraccia lettere, cinepresa e regia: “La letteratura è come la musica: se non suoni il pianoforte per tanto tempo, perdi la mano. Io ho sempre scritto, ma devo dire che questo è il mio primo vero romanzo, giallo, al contrario delle precedenti pubblicazioni che forse hanno risentito della mia indole da giornalista”. Collaboratore del «Corriere della Sera» e del «Messaggero», Enrico Vanzina ha conosciuto direttori di altissimo livello come Calabrese, a cui lo legava una profonda amicizia, e Mieli. Proprio su quest’ultimo si è soffermato per raccontare l’esilarante risposta alla proposta di lavoro per il «Corriere»: “Carlo Verdone, presenza costante nella mia vita e amico di tutti i giorni, era solito farmi degli scherzi. Negli anni Novanta mi telefonarono, risposi e sentii: ‘Salve, sono Paolo Mieli, vorrei proporle di collaborare con noi’. Convinto che fosse Carlo, lo mandai a quel paese. Sono forse l’unico giornalista entrato in una Redazione dopo aver insultato il direttore”. In merito al romanzo, invece, ruolo fondamentale lo ha Roma: c’è tanto della vita di Vanzina, visto che il protagonista è uno sceneggiatore e giornalista che dopo aver incontrato un aspirante attore ben poco promettente si ritrova coinvolto in un caso di cronaca perché lo stesso attore viene ritrovato morto. Il giallo, quindi, fa il suo percorso tra un alone drammatico e uno misterioso. Questione di punti di vista, come ha detto Vanzina, svelando che l’assassino si scopre nelle ultime pagine e invitando dunque caldamente i lettori a non cominciare il libro dalla fine. Proprio sulla capitale, l’autore ha voluto fare una critica diversa rispetto al coro che unanimemente ascrive alla politica le motivazioni del degrado: “La politica ha sì le sue responsabilità, ma Roma a fasi alterne vive momenti di stasi. Io penso che dovremmo essere noi romani a mostrare più orgoglio, come ad esempio a Napoli dove con tutti i problemi anche gravi c’è un ritrovato spirito di appartenenza alla città”. Quanto ci sia di autobiografico ne La sera a Roma è presto detto: i nomi e i cognomi dei personaggi, quelli delle testate, persino quelli dei partiti politici sono tutti veri salvo poche eccezioni. Il protagonista non è altro che un lato di Enrico Vanzina, che ha puntualizzato come la genesi del romanzo abbia subito virato verso il genere giallo ma senza mai avere un plot prestabilito. “Sono arrivato durante la stesura ad individuare io stesso l’assassino”, ha dichiarato, non senza nascondere la soddisfazione per il risultato ottenuto. Tra le altre tematiche extra-letterarie trattate, quella sulle molestie nel mondo del cinema e sull’amicizia che lo ha legato a molti grandi cultori del Novecento. Vanzina ha portato la sua diretta testimonianza, rispondendo con precisione e schiettezza. Al termine dell’incontro, che ha visto la Libreria di via Pia gremita da oltre cento persone, consueto firma-copie (con dedica personalizzata ad ognuno) e tante foto ricordo. Un successo importante, come si poteva presagire dal nome proposto nella programmazione, che per il mese di marzo riserva ancora un appuntamento interessante: venerdì 30 alle ore 18.30 sarà alla Mondadori Lorenzo Marone, per presentare il suo libro Un ragazzo normale.

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