Ennesimo sgombero a Milano
Ennesimo sgombero a Milano: comunità Rom con bambini messa in mezzo alla strada
Milano, 14 gennaio 2010. Ennesimo sgombero a Milano, solita disumana procedura da parte del Comune. Le autorità hanno evacuato il piccolo insediamento di Rom romeni della tribù Pletosh (gruppo etnico che fonda le proprie tradizioni e la propria vita sociale sulle basi dell’integrità familiare) che viveva nell’ex polveriera del demanio militare, in viale Forlanini, all’interno di otto baracche. Il nucleo familiare, di cui si sono perse le tracce, comprende 12 adulti (sei uomini e sei donne, due delle quali affette da malattie respiratorie) e sette bambini. Al termine dello sgombero, che ha messo la famiglia sulla strada, senza alcun mezzo di sopravvivenza, le autorità hanno fatto la solita “proposta indecente” (e ipocrita) ai capifamiglia: accoglienza temporanea in ospizi comunali per donne e bambini, mentre padri e mariti avrebbero dovuto dividersi da loro e allontanarsi dalla città. La famiglia, come sempre accade, ha scelto di rimanere unita e di affrontare l’inverno senza un tetto sulla testa, senza coperte, senza abiti pesanti, senza cibo. La solidarietà che tiene insieme le famiglie è la forza del popolo Rom. Quando una giovane Romnì sposa il suo amato e decide di formare una famiglia insieme a lui, giura di non separarsi mai – nella buona e nella cattiva sorte – dal compagno. Neanche i nazisti riuscirono a smembrare i nuclei familiari Rom, come invece vorrebbero fare le autorità di Milano: persino ad Auschwitz, per evitare scene di disperazione e ribellione, i carnefici di Hitler decisero di tenere unite le famiglie, nello “Zigeunerlager”. Il Gruppo EveryOne ha lanciato un appello a Rom e attivisti: “Se avete notizia della famiglia sgomberata da viale Forlanini, fornite loro i nostri numeri telefonici o comunque metteteci in contatto con loro. Un gruppo 19 persone di etnia Rom, con tanti bambini e malati, corre gravi pericoli a causa delle basse temperature e della vulnerabilità nei confronti di razzisti e malintenzionati. E’ vitale organizzare un piano di protezione per loro”.
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