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ENERGIA E CAMBIAMENTI CLIMATICI

ENERGIA  E CAMBIAMENTI CLIMATICI
Febbraio 14
18:01 2022

In questi giorni tutti i media parlano di “crisi energetica”, alcuni a sproposito senza conoscere il tema specifico. Di conseguenza, anche molti italiani stanno scoprendo il valore dell’energia: le fonti, il trasporto, l’uso, l’impatto sui cambiamenti climatici, nonchè la correlazione tra l’Obiettivo 7 dell’Agenda 2030 “Energia pulita e accessibile” e l’Obiettivo 13 “Lotta ai cambiamenti climatici“.

La lotta ai cambiamenti climatici è una delle sfide più difficili che il mondo sta affrontando. L’Accordo di Parigi, stipulato nel 2015 ed entrato in vigore l’anno successivo, stabilisce un quadro globale per evitare le conseguenze dannose dei cambiamenti climatici e si basa, per la prima volta, su principi comuni validi per tutti gli Stati. L’Unione Europea e i suoi Stati membri hanno firmato l’accordo di Parigi, dopo lunghi anni di dibattiti. Tra i suoi punti principali citiamo:

  • mantenere ben al di sotto dei 2 gradi Celsius l’aumento della temperatura media globale rispetto al periodo preindustriale, puntando ad un aumento massimo della temperatura di 1,5°C.
  • Ridurre le emissioni globali di CO2.

Il quadro 2030 per il clima e l’energia, approvato dal Consiglio Europeo, prevede una serie di obiettivi per il periodo 2021-2030, tra questi:

  • meno 40% di emissioni,
  • almeno 32% di rinnovabili nel consumo finale di energia,
  • almeno 32,5% il miglioramento nell’efficienza energetica.

L’Unione Europea si è quindi impegnata a ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 40% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990.

Ma come? La risposta corale è “transizione energetica e passaggio alle energie verdi” (vento, sole, acqua). Purtroppo non c’è accordo né sulla classificazione delle “energie verdi”, né sulla fattibilità nei tempi stabiliti.

Partiamo dallo scontro in atto a Bruxelles per la definizione della tassonomia dell’Ue, la guida ufficiale sulla sostenibilità degli investimenti, per includervi gas e nucleare, rendendoli in tal modo sostenibili. Per fare questo ci rifacciamo allo stato dell’arte pubblicato sul Notiziario ASviS da due esperti del settore, ben noti alla Comunità di Velletri 2030: Toni Federico del Comitato Scientifico della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e coordinatore del Gruppo di Lavoro ASviS su Energia e Clima, Luigi Di Marco, Segretariato ASviS, rispettivamente il 4 Febbraio 2022 e il 10 Gennaio 2022.

La tassonomia è stata assunta dall’Unione europea nel luglio 2020 come regolamento, avente valore di legge per gli Stati membri, sotto forma di un sistema di classificazione che stabilisce un elenco di attività economiche ambientalmente sostenibili. Si tratta di una guida tassativa per gli investimenti green: un investimento è dunque finanziabile come sostenibile solo se conforme alla tassonomia. Le attività economiche rispettano la tassonomia se superano una serie di criteri tecnici di screening e soddisfano almeno uno dei sei obiettivi ambientali, senza danneggiare nessuno degli altri:

  • mitigare il clima;
  • adattarsi ai cambiamenti climatici;
  • proteggere e utilizzare in modo sostenibile le risorse idriche e marine;
  • assicurare la transizione verso un’economia circolare;
  • prevenire e controllare l’inquinamento;
  • restaurare e proteggere biodiversità.

Il punto in discussione non è di fatto impedire, agli Stati che lo ritengono opportuno, di investire nel nucleare e nel gas naturale per attuare la propria transizione energetica, ma se considerare o no questi investimenti come sostenibili oppure no e pertanto accreditarli per gli investimenti della finanza privata verde e dei green bond conformi allo standard europeo, ed eventualmente anche per i finanziamenti del bilancio ordinario dell’UE. La lotta per il nucleare e il gas non ha ancora raggiunto il suo round finale. Se ne discuterà al Parlamento europeo e al Consiglio europeo nei prossimi quattro mesi. 

Scendendo a livello regionale, con l’istituzione dell’Assessorato per la Transizione Ecologica e la Trasformazione Digitale, la Regione Lazio ha ratificato l’impegno concreto per la transizione del sistema regionale a un equilibrio con la capacità degli ecosistemi di offrire servizi e risorse rinnovabili, attraverso azioni e investimenti improntati ai principi dell’efficienza energetica e dell’economia circolare, della tutela della biodiversità, delle risorse naturali e della qualità ambientale e del rispetto e applicazione trasversale del principio di Sviluppo Sostenibile, di cui l’Assessorato alla Transizione Ecologica è garante, a tutte le aree di intervento della programmazione e attività politica regionale. Al fine di rendere concreto e operativo tale impegno, la Regione Lazio ha avviato l’elaborazione di un Piano con l’obiettivo di stimolare la Transizione Ecologica attraverso un uso delle risorse economiche coerente con le competenze e con i bisogni presenti sul territorio (PTE – Piano per la Transizione Ecologica).

E a Velletri? Dalla composizione della Giunta vediamo che esiste un Assessorato con deleghe all’Ambiente e un Assessorato con deleghe alle Risorse Energetiche. Recentemente, i media locali ci hanno informato che si sta lavorando ad un piano di riqualificazione impiantistica ed energetica degli immobili municipali con il Partenariato Pubblico-Privato (PPP) tra l’Amministrazione di Velletri e Siram Veolia. Il Piano è stato presentato nella mattinata di giovedì 3 Febbraio nell’Aula Consiliare del Palazzo Comunale. Il progetto, in parte già avviato, prevede l’efficientamento energetico e tecnologico di 50 immobili di proprietà del Comune, di cui circa la metà sono istituti scolastici. Secondo il Piano, ci dovrebbe essere una riduzione delle emissioni di CO2 di circa 137 tonnellate/anno.  Iniziativa ammirevole, ma il tema dell’energia, con particolare riferimento alla transizione energetica, investe tutti i settori produttivi e servirebbe un Assessorato specifico con cui poter dialogare.

L’appello dell’ASPAL Lazio alle Istituzioni per un intervento immediato mirato a contenere la bolletta energetica nelle campagne, per poter garantire la continuità della produzione agricola ed alimentare, è perfettamente in linea con gli appelli che in questi giorni vengono da diverse categorie, in rappresentanza di cittadini e settori industriali. Ma in tema energia e transizione energetica non bastano i “pannicelli caldi” mirati a risolvere i problemi del momento. Serve una strategia energetica. Non possiamo andare a manifestare contro ogni iniziativa e poi lamentarci se qualcuno ci fa pagare l’energia ai costi di mercato. Bisogna essere chiari, l’Italia attualmente dispone di pochissime risorse energetiche, la stragrande maggioranza dell’energia che consumiamo la importiamo, pagandola al prezzo che decidono i fornitori. Bisogna fare delle scelte. Ambiente e Risorse Energetiche debbono convivere. Non serve scendere in piazza a difesa dell’Ambiente ignorando il problema delle Risorse Energetiche. Non serve distrarre l’opinione pubblica con annunci ad orologeria come la disponibilità di Energia da Fusione Nucleare oppure la connessione in rete dell’Impianto a Fissione Nucleare di Olkiluoto (Finlandia). Il tema della Fusione Nucleare si ripropone periodicamente. Velletri 2030 lo ha trattato in un Seminario il 9 Novembre 2019, invitando l’esperto Antonio Cucchiaro. Tutti i materiali sono scaricabili dal sito web di Velletri 2030. Per l’impianto di Olkiluoto i media dimenticano di dire che la costruzione era iniziata nel 2005, doveva essere connesso alla rete elettrica nel 2009, se ne parla nel 2022. Facendo due conti abbiamo 13 anni di ritardo. Lo stesso vale per l’impianto gemello di Flamanville (Francia). La costruzione era iniziata nel 2007, doveva essere connesso alla rete elettrica nel 2012, se ne parla nel 2023. In entrambi i casi si parla di costi intorno ai 12 miliardi di Euro, per un impianto. Anche se domani la politica italiana decidesse di ritornare al nucleare, la ricostruzione della filiera necessiterebbe di almeno venti anni affinchè il primo impianto venisse collegato alla rete elettrica. E nel frattempo che facciamo?

Velletri 2030 condivide le preoccupazioni ma invita tutti ad occuparsi del tema energia con più impegno, favorendo il dibattito e il risparmio energetico, l’unico strumento alla portata di tutti, cittadini, amministrazioni, processi produttivi. Soprattutto occuparsi del tema energia in maniera integrata, con gli altri temi caldi della nostra società, per esempio trattamento dei rifiuti e salvaguardia dell’ambiente, senza dimenticare le prese di posizione recenti contro la costruzione di impianti per la produzione di Biometano partendo dai rifiuti, contro la posa in opera delle condotte Trans-Adriatic Pipeline (TAP), contro la realizzazione di parchi eolici o fotovoltaici. Non facciamoci trascinare dalla sindrome NIMBY, il “Not in my Backyard” che si traduce con “non nel mio giardino”, per poi lamentarci dei costi dell’energia.

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