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ENEA, soluzioni per aree umide contro deficit idrico

ENEA, soluzioni per aree umide contro deficit idrico
Luglio 28
15:49 2017

ENEA, soluzioni per aree umide contro deficit idrico, inquinamento e perdita biodiversità
Riutilizzare le acque reflue trattate e sfruttare le potenzialità autodepurative dei sistemi naturali per recuperare, riqualificare e ampliare le aree umide soggette a deficit idrici e a processi di inquinamento, coniugando economicità e basso impatto ambientale. È questo il modello pilota proposto dall’ENEA per il recupero e la riqualificazione ambientale della Palude di Torre Flavia, situata a nord di Roma tra i Comuni di Ladispoli e Cerveteri[1]. Si tratta di una delle aree umide più suggestive dal punto di vista naturalistico e culturale del Lazio, colpita negli ultimi anni da fenomeni di siccità, stress idrico, inquinamento e perdita di biodiversità.
Gli studi ENEA, condotti nell’ambito del progetto “WaterDROP” per la gestione integrata delle risorse idriche nel bacino del Mediterraneo, hanno evidenziato le criticità del bilancio idrico soprattutto nei mesi estivi con conseguente perdita di biodiversità e destabilizzazione degli equilibri naturali. Il monitoraggio effettuato dai ricercatori ha fatto emergere anche lo stato di inquinamento in cui versa l‘area con le relative caratteristiche di variabilità spaziale e stagionale.
Le soluzioni individuate dai ricercatori dell‘ENEA, grazie alla modellazione delle capacità auto-depurative della palude e all‘analisi delle criticità locali, puntano a ripristinare il bilancio idrico e la qualità delle acque e migliorare la gestione e la fruibilità dell’area, con ulteriori benefici in termini di biodiversità, sostenibilità di lungo termine, turismo, attività ricreative e produttive collegate, in un’ottica di economicità e valorizzazione delle risorse locali.
“La maggiore estensione della parte umida della palude rispetto a quella attuale (più del 100%), ottenuta grazie alla rinaturalizzazione dell’area, può costituire un argine naturale nei confronti degli incendi e una preziosa riserva per fornire acqua durante questi eventi estremi”, sottolinea Filippo Moretti, ricercatore ENEA del Dipartimento Sostenibilità dei Processi Produttivi e Territoriali.
L’ENEA mira in particolare alla gestione dell’area con tecniche di fitodepurazione a flusso superficiale (Free Water System – FWS) e all’utilizzo dei reflui in uscita dal depuratore urbano di Ladispoli per ripristinare il bilancio idrico dell‘area umida e preservare le caratteristiche qualitative delle acque, la biodiversità e gli equilibri naturali.
Un sistema a flusso superficiale riproduce il principio di autodepurazione tipico degli ambienti acquatici naturali, con canali poco profondi che consentono la radicazione di piante emergenti. La superficie dell’acqua è sempre esposta all’atmosfera mentre il flusso idrico è di tipo orizzontale.
“L’Area di Torre Flavia è un sistema di stagni costieri e acquitrini di pianura e ricchezza faunistica che rendono questa zona umida di 42 ettari un vero e proprio patrimonio di risorse naturali di interesse vitale per l’intero territorio – prosegue Moretti – che in tempi recenti, a causa dei cambiamenti climatici e degli effetti antropici, ha visto ridotto il suo bilancio idrico, tanto che per anni, la Provincia di Roma ha provveduto alla regolazione dei livelli delle acque mediante l’immissione di volumi idrici prelevati dal fiume Tevere, sostenendo notevoli costi gestionali.”
Grazie alla modellazione del sistema naturale, lo studio dell’ENEA ha evidenziato inoltre la possibilità di replicare l’approccio in altre aree umide naturali interessate da specifiche criticità definendo scenari di intervento economicamente sostenibili e a basso impatto ambientale, anche finalizzati all’ampliamento dell’area umida stessa.
“Il modello che abbiamo messo a punto è altamente replicabile e adattabile alle variegate realtà turistiche italiane”, aggiunge Luigi Petta, ricercatore ENEA del Dipartimento Sostenibilità dei Processi Produttivi e Territoriali. “Le azioni che è possibile mettere in campo – conclude Petta – sono in grado di contribuire alla tutela delle risorse ambientali del territorio, ridurre la pressione sulle risorse naturali, estendere la stagione turistica, valorizzare le risorse locali, assicurando una sostenibilità di lungo termine e incrementando il numero di visitatori con ricadute economiche positive”.

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