Emozionante concerto del “Coro Moreschi”
Cerco un posto e ne trovo uno esterno nelle ultime file, ho il fiatone e ho pure caldo; mi tolgo sciarpa e cappotto e mi guardo intorno. La chiesa è piena… Chissà come sarà questo concerto!
L’orchestra è già seduta ed il coro è già schierato in piedi su varie file, uomini all’esterno e donne al centro. Il maestro fa il suo ingresso fra gli applausi… “Giovane, come maestro!” Le mie vicine commentano: “Li ho già sentiti lo scorso anno… sono bravi!
Parte l’attacco, mi sembra Haendel, recupero un programma di sala… sì, sì è proprio “Joy to the world” di Haendel, uno dei miei pezzi preferiti! Finalmente mi rilasso: l’acustica è ottima, la chiesa è bellissima ed il pubblico attento. Le note scorrono copiose… siamo al gran finale. “Ma che bella sorpresa!” penso mentre batto le mani contenta.
Siamo al secondo pezzo e l’atmosfera cambia. L’orchestra introduce un motivo che ricorda le cornamuse dei pastori, dolce, quasi una ninna-nanna… le voci del coro sono lievi, incantate, quasi sospese… altri applausi…
E ora? “White Christmas” … Mi sembra un po’ diversa da quella che conosco… questa introduzione non l’ho mai sentita… ma sì, sì è lei… ma che bella… mi commuovo al finale e applaudo convinta. Eh, sì, hanno proprio ragione le mie vicine di posto!
“The First Nowell”, brano della tradizione inglese… l’orchestra apre dolcemente ed iniziano piano le sole voci maschili, poi le voci femminili fanno da eco… Ecco ora cantano tutti e c’è il crescendo del coro e dell’orchestra, ma non è finita… ora tutto si ricompone e lievemente, quasi in punta di piedi, il brano giunge alla fine. Sono veramente contenta di essere venuta sin quassù e non sono la sola, direi, visti gli applausi e l’entusiasmo del pubblico.
Vediamo ora cosa c’è: “Adeste Fideles” si torna dunque alla tradizione di casa nostra. Apre l’orchestra con una ricca introduzione che in diminuendo preannuncia l’ingresso del coro che esegue con delicatezza fino al finale di strofa forte e vigoroso. Il pezzo è celeberrimo, non per questo facile, comunque è molto ben eseguito, con un arrangiamento singolare, molto piacevole. Ecco siamo al finale, orchestra e coro al massimo! Fantastico!
Ora “Barcarolle” di Offenbach, un brano per soli strumenti, anche questo celebre.
Il tempo in due sembra cullarci tutti: quest’orchestra ci fa sognare ad occhi aperti ed il mondo sembra fermarsi incantato… Applausi strameritati per gli ottimi strumentisti e per questo giovane maestro che sa bene il fatto suo!
Siamo ad un brano di Vangelis – “1492 – La conquista del paradiso”: sono curiosa! La partenza dell’orchestra è cadenzata, sembra quasi una marcia; ecco il coro a bocca chiusa che si inserisce con la melodia… il pezzo ha una sua speciale solennità… il coro ora canta con vigore, in crescendo con l’orchestra, anch’essa a pieno ritmo… ecco il finale… forte e staccato, come si addice ad un brano così! Applausi e ancora applausi… Tutti gli strumentisti in piedi ed il maestro china il capo per ringraziare il pubblico che generosamente esprime il proprio consenso! Il maestro esce.
C’è la pausa fra il primo ed il secondo tempo. Il concerto riprende con brano dal titolo familiare ed insolito allo stesso tempo: “Bethelemu”: Che si tratta di Betlemme si capisce, ma in che lingua è scritto? Yoruba, la lingua dell’autore Olatunji, un nigeriano. Bene, mi sistemo per ascoltare; sono molto incuriosita.
Il brano inizio con percussioni e voci maschili, il ritmo è cadenzato. Si aggiungono le voci femminili che cantano una melodia intensa, in crescendo, poi man mano tutto rallenta, fino a fermarsi del tutto. È grande la sorpresa quando il brano riprende al doppio della velocità con tutte le voci del coro spiegate e le percussioni al massimo della potenza. È un’esplosione di autentica gioia, la gioia di chi sa che è nato il Salvatore… Bellissimo brano! Applausi vigorosi per l’ottimo percussionista.
Ed ecco il più classico dei brani di Natale, il celeberrimo “Oh happy day”. Sul pulpito arriva un bel signore di colore, anch’egli nigeriano, che canta da solista, mentre il coro risponde con il noto ritornello. Si comincia piano, anche qui e mano a mano che il brano procede cresce di intensità e di tono, fino al gran finale… La chiesa risuona degli applausi, i cantori e l’orchestra sono in piedi mentre il maestro esce.
Contenta mi dico “Ne è veramente valsa la pena” e faccio per recuperare il mio cappotto e la mia sciarpa ma riposo il tutto… c’è il bis. Ripartono le note di “Oh Happy day” ma stavolta l’atmosfera è più frizzante.
Il coro batte le mani a tempo di musica e noi spettatori, me per prima, sembrava che non aspettassimo altro: tutta la chiesa batte le mani a tempo fino al finale esplosivo.
Siamo tutti in piedi ad applaudire, tributo doveroso per i coristi, gli strumentisti e per questo straordinario giovane maestro così bravo a dirigerli.
Che serata memorabile!
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