Emergenza scuola. Cari insegnanti tornate in cattedra
Intervista al professor Guido Brunetti
Con alle spalle una intensa vita professionale nella cura delle malattie mentali, di docente nell’Università e di scrittore nel campo delle neuroscienze, della psichiatria e della psicoanalisi, il professor Guido Brunetti ha scritto un importante saggio pubblicato sulla rivista “Neuroscienze” che s’intitola “Il tramonto della scuola”. Il testo analizza a tutto campo temi di grande interesse e attualità poiché giunge alla vigilia della riapertura delle scuole, da anni in gravi difficoltà.
Oggi, qual è professor Brunetti l’immagine che la scuola proietta?
“I dati sono sempre più allarmanti a conferma di un’emergenza educativa che da tempo viene sottolineata da autorevoli studiosi. Soltanto oggi molti pseudo-intellettuali scoprono il ‘disastro’ in cui versa la scuola. Una scuola che ha accumulato pesanti e non più sostenibili ritardi. E’ un paziente che mostra un insieme preoccupante di sintomi patologici mai curati con terapie appropriate, generando negli stessi insegnanti, nei genitori e negli alunni un senso di disorientamento, insicurezza e malessere”.
Come siamo arrivati a questa condizione?
“ Cause esterne ed interne. Il progresso- spiega Brunetti- è un alternarsi di fasi che terminano con la decadenza, una decadenza che ha colpito drammaticamente anche la scuola. La quale è lo ‘specchio’ deformante del declino della civiltà occidentale, che ha smarrito quei principi che hanno sostenuto l’evoluzione della specie”.
Quando inizia questo declino?
“Tra il disinteresse della politica e della società, incomincia a partire dagli anni Settanta con ‘la gigantesca frattura culturale’ (Galli della Loggia) caratterizzata da prevalenti aspetti ideologici e dall’utopia delle teorie di Rousseau e tesa a ‘disfarsi’ del passato e del sapere, che portano il sistema scolastico a correre a ‘precipizio’ verso il suo totale snaturamento”.
Può chiarirci la natura di tale snaturamento?
“Ha un carattere complesso e multiforme. Voti finti, promuovere tutti, disprezzo per la tradizione, ideologia antiautoritaria, anticulturalismo, burocratismo soffocante, lassismo compiaciuto, conformismo intellettuale, smania di novità, idee fasulle. Assente la meritocrazia. Sono tutti ideologismi che da un lato, oscurano il ruolo del docente e la sua magica qualità di trasmettere conoscenze e promuovere la crescita intellettiva, emotiva, sociale e morale dei ragazzi. Dall’altro, riducono negli adolescenti la capacità di critica e giudizio, di distinguere il bene dal male, il giusto dall’ingiusto. Crescono immaturi, insicuri e fragili, senza guida e punti di riferimento. Sono orfani per la mancanza di padri, madri e insegnanti sicuri e autorevoli, assorbendo la pedagogia dell’orrore con l’uso compulsivo e patologico di internet, alcol, droga, branco, arroganza, bullismo. C’è- chiarisce il noto autore- una mutazione antropologica che porta a una dismissione della ragione e dell’etica, a una desertificazione della coscienza. Di qui, l’aumento nei bambini e negli adolescenti di disturbi psichiatrici e comportamentali”.
Insomma, un progressivo sfaldamento.
“Per anni- afferma Brunetti- pezzo dopo pezzo sono state ‘gettate via’ parti importanti di quella scuola, dove la maggior parte di noi si è formata. Parti che sono state sostituite con idee vuote e fatue. Riforme sbagliate e sciagurate attraversate da ‘sciocchezze’ teoriche e pratiche di tanti pedagogisti e cosiddetti esperti. Riforme nate da ‘ingenuità utopiche’, visioni sbagliate, proposte ‘strampalate’, tante pedagogie astratte, vacue, disorganiche, frammentate e dunque caratterizzate da inconsistenza scientifica. Che hanno condotto la scuola a diventare un pesante organismo burocratico, un nulla culturale, intellettuale e scientifico. Una scuola senz’anima, piena di demagogia, scartoffie, circolari insulse, riunioni, assemblee, verbali, relazioni, documenti da riempire. Una situazione di caos. Un mondo in confusione”.
Quali, le conseguenze.
“Nel corso del tempo, nascono negli insegnanti un sentimento di frustrazione e di impotenza, demotivazione e delegittimazione, mancanza di autostima, stress, stati di ansia e di insicurezza per il timore di aggressioni da parte di genitori e studenti. Il livello dell’istruzione e della cultura si è progressivamente abbassato, risultando la più bassa rispetto agli altri paesi avanzati. Una deriva nichilistica. Il conformismo della trasgressione e della volgarità, con modelli della tivù e di internet distruttivi e dannosi. Un’ Italia che non legge, afflitta da un preoccupante analfabetismo funzionale, che esalta l’ignoranza ed è ostile alla cultura e alla competenza”.
In questa situazione è coinvolta anche l’università?
“L’università non forma. La laurea del tre più due ‘non funziona per nulla’. Chi prende una laurea triennale, ad esempio, in psicologia, letteratura o filosofia, non è in grado nella maggior parte dei casi di insegnare né psicologia né letteratura né filosofia. Escono dall’università migliaia di giovani, sapendo ‘poco o niente’. Con la conseguenza che ‘ignoranza e impreparazione’ hanno iniziato a ‘dilagare’ anche ai vertici della società, della politica e dello Stato”.
Una diagnosi articolata, fattuale e chiara. Qual è la sua terapia, la sua teoria?
“E’ il tempo, è il momento (Kairos) che deve essere afferrato dagli insegnanti, unici e veri protagonisti del processo educativo, perché tornino in cattedra con la dignità, la competenza, la sapienza e l’autorevolezza che hanno accompagnato per secoli la formazione di intere generazioni, contribuendo all’evoluzione della civiltà occidentale. Un processo educativo unitario e globale sorretto da un principio antropologico, quello per cui abbiamo bisogno di educazione non tanto per essere buoni cittadini, ma per essere uomini. Una paidéia che esalti il pensiero, lo spirito, che è la capacità di dare ‘senso’ all’essere umano. Il paradigma di un’educazione armonica e integrale, l’ideale di perfezione culturale e morale cui l’individuo deve tendere, in un processo continuo, mai compiuto. In mancanza di questa sviluppo, la civiltà è destinata a dissolversi e morire”.
Fondamentale, ci sembra di capire, il rapporto docente-alunno.
“Il processo di apprendimento si basa sul rapporto insegnante-discepolo. E’ un rapporto tra due anime. Un dialogo interiore, un momento di elaborazione interumana, che rappresenta lo strumento elettivo dello spirito, la ricerca di un sapere e di una verità non terminabili, che tendono all’infinito. Il pensiero- lo spirito, l’anima- è il luogo in cui si costruisce l’uomo. Essenziale è dunque la qualità del processo educativo, (che invero non interessa a nessuno). Una società decente e responsabile dovrebbe per prima cosa dedicarsi alla formazione degli insegnanti”.
Quali dunque i tratti distintivi dell’ insegnante?
“La nostra concezione- conclude il professor Guido Brunetti- riguarda un modello di docente, il quale animato da sensibilità intellettuale, sociale ed etica e da empatia sia capace di suscitare l’interesse e la curiosità dei ragazzi, fornendo loro strumenti cognitivi, critici e valoriali con i quali comprendere e partecipare al romanzo esistenziale di un mondo in continuo e disordinato cambiamento. Nel segno del saper essere, il docente si veste in tal modo dei panni dell’architetto dell’educazione e della formazione dell’essere umano, portando alla luce capacità insospettate e straordinarie. E’ la magia dell’arte di educare e insegnare.
E’ questa l’unica, vera, grande e urgente riforma”.
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