EMERGENZA CORONAVIRUS – L’IMPATTO DELLA CRISI SUI BILANCI DEI COMUNI
L’emergenza Coronavirus sta producendo nel Paese una grave crisi finanziaria. Il governo sta intervenendo con iniezioni di liquidità nel sistema (e speriamo che Olanda, Austria, Finlandia, Germania mostrino che veramente l’Unione europea è una entità politica basata sulla solidarietà) per consentire alle famiglie e alle imprese di sopravvivere alla sfavorevole congiuntura, ma apparentemente non sta affrontando il problema delle finanze dei Comuni. Questi si trovano di fronte ad una rilevante diminuzione delle entrate che, se non verranno presi i dovuti provvedimenti, condurrà a uno squilibrio di bilancio. In pratica gli enti locali si troveranno nell’incapacità di erogare una serie di servizi, e di pagare alcuni dei propri fornitori con un impatto negativo sia sulla sopravvivenza delle aziende e sull’occupazione sia sul livello di benessere e di sicurezza della popolazione. La contrazione delle entrate è causata da un lato dall’incapacità di una quota rilevante di contribuenti di pagare in questa difficile congiuntura i tributi comunali (Tari, Imu ecc.) e, dall’altra, dai mancati introiti generati delle attività produttive e della vita sociale. Non è facile quantificare l’entità del buco di bilancio, che dipende da Comune a Comune, ma si può ipotizzare che si tratti di una cifra dell’ordine del 10-20% delle spese correnti, cifra troppo elevata per non mettere in crisi gli enti locali. Se non si correrà ai ripari, tale stato di cose potrebbe portare molti Comuni al dissesto finanziario. Una possibile soluzione potrebbe prevedere un intervento finanziario immediato e diretto dello Stato che rimpingui adeguatamente le casse dei Comuni con il vincolo che il prestito venga mutualizzato e restituito in un arco temporale medio-lungo.
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