Elogio dello scivolone
In realtà si tratta di un elogio del ritorno alla normalità. Abbiamo vissuto troppe stagioni sotto l’incubo dei prestigiatori dal sorriso di plastica e dei funamboli senza rete. E ancora archeologie di cartone e facciate di silicone, discorsi perfetti come da sintetizzatori metallici. E gli dei ex machina, dorati e osannati, non risolvevano problemi, ma vendevano a prezzi altissimi – coscienze e cervelli soggiogati – solo sogni.
C’era una voglia da impazzire di uno scivolone che squarciasse il sogno, di gaffe da comuni mortali; non quelle strafottenti e trucide degli dei che volavano su nuvole di boria e ignoranza. Ecco, questo governo Monti ci riporta coi piedi per terra. Non è poco; a volare si può precipitare, a navigare … neanche vogliamo pensarlo. Difetti, scivoloni, e qualche caduta di stile dei comprimari, ci sono. Ma proprio ciò rassicura e incrementa la fiducia, lo confermano anche i numeri dei sondaggi. Non è una assurdità: la ‘gente’ si sente rappresentata da uno di loro, che lavora e perciò può sbagliare, ma senza intenzioni malevoli o interessate. Un cambio di pianeta che si riverbera in cambi sostanziali di preposizioni e, appunto, sostantivi.
Da primus super pares a primus inter pares, da legge ad personam a legge erga omnes. C’è nella compagine di governo un misto di qualità e difetti che umanizza: serietà e scarso fascino, preparazione da professori e imbarazzo da principianti, qualche perifrasi di troppo di contro ad ingenue e troppo sincere affermazioni, tentennamenti e retromarce ma anche fermezza se la strada imboccata viene ritenuta giusta; qualche volta saccenteria, però umiltà nell’accettare consigli o ammettere l’errore; infine tanta voglia di sgobbare per raggiungere l’obiettivo, ed una serenità di fondo che viene dalla coscienza chiara. Questo sì un governo del fare, pure con errori, ma non pilotati o preordinati. Di prese in giro non se ne parla. La partita si gioca con l’impegno massimo, poi si può anche perdere. Ma gli spettatori non fischieranno, continueranno anch’essi a fare squadra perché hanno capito la forza della semplice verità “uniti si vince”. E anche il Manzoni sarà riscritto perché l’untore è l’evasore, il signorotto (padroncino) il parassita, e la Provvidenza va bene ma l’impegno e l’onestà è meglio, anche per soddisfazione. Dunque aria nuova al comando. I campioni si fanno gregari e portano borracce se serve. Non avranno paura di bucare. Nel momento critico viene l’estro di sporcarsi le mani a cambiare la gomma, e la frenesia di rincorrere. Sì, nella debolezza a volte sta la forza. Agostino docet.
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