Elogio della semplicità, di John Lane
Il lettore che sceglie questo libro troverà all’interno delle sue pagine un’attenta critica al nostro modo di vivere ed intendere la vita e dei suggerimenti preziosi per arricchire e dare senso alla nostra esistenza. Il testo si focalizza su due temi principali. Il primo è una profonda riflessione sulla vita che conduciamo, non più a misura d’uomo ma sempre più frenetica nella ricerca di un’affermazione di sé secondo stili di vita e aspirazioni sempre più elevati che hanno soffocato la percezione dei nostri bisogni reali.
L’autore ritiene che il consumo sia una diretta conseguenza dell’insoddisfazione e fa notare l’inadeguatezza delle soluzioni materiali a problemi emozionali. Il secondo tema, strettamente connesso al primo, è un’accusa all’inquinamento e allo sfruttamento irrazionale di risorse naturali che pregiudica l’avvenire del nostro pianeta. L’approccio suggerito dallo scrittore, ovvero un invito esplicito alla frugalità, alla semplicità e alla sobrietà, indica una soluzione efficace in grado di agire su più piani: su quello pratico poiché ritirandoci dalla società dei consumi possiamo limitare lo strapotere delle grandi corporazioni; e su quello spirituale, grazie al tempo e allo spazio dedicati al rinnovamento, al pensiero, alle nostre “reali” aspirazioni. Infatti nella nostra società il denaro, la competizione, l’individualismo e il consumo materiale sono divenuti gli strumenti principali per il conseguimento del successo personale. In questo modo si cura solo l’aspetto esteriore della vita mentre la scelta del “vivere semplice” e della “semplicità volontaria” è volta sia all’aspetto esteriore sia a quello interiore di noi stessi. La scuola ha una grossa responsabilità nel processo di preparazione e formazione alla società dei consumi, da una parte a causa della propensione verso materie strumentali al mercato del lavoro sacrificando quelle che invece favoriscono lo sviluppo creativo e la crescita personale e dall’altra attraverso la soppressione dei sentimenti e dell’immaginazione avviliti in nome dell’oggettività e del razionalismo. Dalla pubertà in poi entrano in gioco i messaggi ripetitivi e assordanti dei mezzi d’informazione che orientano alla realizzazione degli individui attraverso il mercato. Infine il lavoro ci intrappola in una condizione nella quale il nostro ridotto potere di vivere è inversamente proporzionale alla dipendenza dal divertimento e dalle soddisfazioni superficiali. La ricchezza materiale di fatto non indica realizzazione personale ed emozionale, né tanto meno benessere, come si spiegherebbe altrimenti l’aumento incalzante del tasso di suicidi, della violenza, dell’uso di antidepressivi e sostanze come alcool e droghe pesanti? I consigli sono pochi e semplici, come eliminare le cose non necessarie, vivere con un ritmo più lento, ridurre le spese e consumare in modo attento e critico: il tutto in cambio di una vita più utile ed appagante che può concederci un dono personale di inestimabile valore con piccoli cambiamenti nel nostro stile di vita.
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