ELEZIONI COMUNALI DI SETTEMBRE. LE SFIDE DELLA POLITICA IN TEMPI DI COVID-19
Siamo alle soglie delle elezioni comunali ad Albano, Ariccia, Genzano, Rocca di Papa. Le elezioni si terranno il 20-21 settembre e le formazioni politiche stanno organizzandosi per proporre le candidature. Analizziamo la situazione di Albano dove apparentemente vi saranno quattro candidati alla carica di sindaco: Centro-sinistra, Centro-destra, 5Stelle, Partito Comunista. I candidati stanno predisponendo il programma politico-amministrativo ed è del tutto verosimile che continueranno nell’inveterata tradizione di produrre un bel libro dei sogni che accontenta tutti, inanella promesse su promesse che poi nessuno andrà a verificare: un’indagine statistica sui cittadini di Albano effettuata oltre vent’anni fa mostrava che praticamente nessun cittadino conosceva il programma del sindaco in carica. Si può ipotizzare che i programmi in elaborazione discendano da un’impostazione di sostanziale continuità in un’ottica di breve periodo e senza alcuna vera visione strategica. Dopo la crisi del 2008 e quella del Covid questo approccio non è più consentito. Il mondo è cambiato e dunque c’è la necessità di reinventarne uno nuovo non solo a livello planetario, europeo, nazionale, ma anche a livello di comunità locale (intesa possibilmente nell’accezione di Castelli Romani). C’è dunque bisogno di una cultura politica in grado di comprendere e dominare le problematiche all’ordine del giorno come il lavoro, le ineguaglianze crescenti, il cambiamento climatico, l’economia verde, l’economia circolare, il sistema sanitario, l’efficienza dell’amministrazione, la scuola, il benessere individuale, problematiche in discussione da decenni e sintetizzate negli “Obiettivi di sviluppo sostenibile” dell’Onu. Quanti candidati hanno familiarità con queste problematiche? Se si guarda all’attuale personale politico-amministrativo di Albano la risposta è sconsolante. Dopo il periodo estivo, chi governerà la città avrà di fronte enormi problemi – le previsioni a livello nazionale dicono che vi sarà una diminuzione della ricchezza del 10%, con tutto quello che ciò comporterà. E chi governerà dovrà essere in grado di gestire una situazione completamente nuova; dunque già da oggi dovrà indicare nei programmi cosa intende fare, chiarito che non sarà possibile un ritorno al passato, che peraltro mostrava tutte le due criticità. Il Covid presenta anche delle opportunità: i 172 miliardi di euro messi a disposizione dall’UE dovranno essere spesi per progetti a livello locale che sarebbero ossigeno per le boccheggianti finanze dei Comuni: la sfida è quella di saper fare proposte in linea con gli obiettivi fissati, e questi progetti dovrebbero essere predisposti in vista dei programmi politico-amministrativi – i candidati la raccoglieranno?
Qualche sommesso suggerimento.
1. I programmi dovrebbero marcare una sostanziale discontinuità con il passato e dovrebbero tracciare un vero progetto per il futuro della città (come peraltro avviene in alcune città più “virtuose”) in linea con i paradigmi emergenti. I cittadini dunque sarebbero invogliati a uscire di casa e andare a votare per un “sogno” che successivamente potranno verificare se si è avverato o meno.
2. I programmi dovrebbero indicare, per ogni linea di azione, le modalità, le risorse, i tempi, le compatibilità. Non più, come nel passato, un libro dei sogni che, per essere avverati, necessiterebbero una quantità e una qualità di risorse chiaramente non disponibili.
3. Il candidato sindaco (al momento tutti maschi laddove a Parigi la poltrona dell’Hotel de Ville è contesa da tre donne) dovrebbe annunciare, prima delle elezioni, i nomi e le figure degli assessori. Ciò contribuirebbe a chiarire chi, e con quale profilo e quali competenze, andrà ad amministrare la città. Finora gli assessorati sono stati attribuiti dopo le elezioni in base al bilancino dei voti ottenuti: tanti voti, tanti posti di assessore e incarichi di vario genere. In questo modo gli assessori non sono, come previsto dalla legge, collaboratori del sindaco, ma mandatari di altri, indebolendo così il sindaco stesso che si ritrova intorno persone che rispondono ad altri e che non necessariamente hanno le necessarie competenze. La pratica dell’annuncio della squadra è sconosciuta nei Castelli Romani, ma in natura esiste, come testimoniato da Stefano Bonaccini in occasione delle recenti elezioni in Emilia Romagna.
C’è da scommettere che questi suggerimenti non avranno alcun riscontro e che si continuerà come se tutto fosse come prima. I tempi sono duri e l’inadeguatezza del personale politico è destinata a non poter consentire di affrontare le procelle in arrivo. E di fronte a tutto questo la stragrande maggioranza dei cittadini è alla finestra, critica, pretende, ma non si assume fino in fondo le proprie responsabilità – salvo quei pochi che, comunque e quasi a dispetto di tutti -, nella società civile, nel volontariato e anche nella politica, dedicano energie e passione al benessere degli altri con vero spirito di solidarietà.
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