Risveglio
10,00€
Titolo: | Risveglio |
Autori: | Eugenio Zampetti |
ISBN-10(13): | 978-88-95736-85-3 |
Editore: | Edizioni Controluce |
Data pubblicazione: | Dicembre 2019 |
Edizione: | I edizione |
Numero di pagine: | 88 |
Formato: | 148×210 |
Collana: | Poesia |
Descrizione
La presente silloge di Eugenio Zampetti è come un coronamento poetico alle precedenti, in un discorso unitario che le unisce – in crescendo – nell’economia lirica. Non che le altre rappresentino un corollario di supporto, perché contengono individualmente le motivazioni e le giustificazioni sostanziali per esistere autonomamente; tuttavia, è come se Eugenio Zampetti giungesse ad un porto sicuro, si riposasse a una tappa fondamentale del suo percorso scritturale.
Prendo, da una “poesia-chiave”, l’incipit, che potrebbe riassumere la poetica dell’intero discorso lirico di questa silloge: è una terzina di versi tronchi “a salire”:
Ho l’età senza età
ho l’età che non ha età
ho l’età che non conosce età
La poesia da cui è tratta la breve stanza, possiede una profondità gnomica e una capacità di metafora, di allusività, di traslazione semantica, da immetterla nei migliori risultati di questi anni (e non esagero). C’è, nella nuova raccolta, un senso di spazialità, ariosità, atmosfere impalpabili di sonorità lievissime e tonalità di colore mai raggiunte prima dal poeta nelle sue prove precedenti.
Non si tratta solo di percezioni timbriche, ma di approfondimenti logici, conquiste della conoscenza, sempre – bene inteso – nel senso vissuto e non sterile del cogitare puro chiuso in se stesso. Insomma, dai versi perfetti nel loro scaglionamento (Zampetti conosce i segreti della metrica come pochi altri compositori di oggi, alcuni dei quali vanno a capo a casaccio), si deduce un amore appassionato per la vita, e una presenza reale dell’amore in se stesso, quale elemento finale dell’esistenza.
La lirica “Risveglio” condensa “in itinere” tutta l’attenzione che Zampetti ha per la natura, principalmente per il cielo stellato, nel passaggio dalla notte al primo cinguettio che annuncia la primavera. Un animo virgiliano, che ancora sente vivo il palpitare delle cose. Il suo richiamo agli esseri viventi del pianeta, alle acque, alle albe, non è retorica, perché l’assunto descrittivo è necessità espressiva, non “carta da parati” per coprire un vuoto scenario di sterile eloquenza. Quanto esprime Eugenio è autentico.
Noto, ad es. nella composizione “La brezza del sole al mattino”, un’attenzione sapiente anche all’ipermetro (fino a tredici sillabe), intercalato da ipometri rari. Un ampliamento gnomico oltre che musicale? Insomma, Zampetti è un poeta in effetti e “in fieri”.
Un lirico d’una religiosità fatta esistenza reale, panica, mistica e tattile al medesimo tempo. Vibra in lui qualcosa di sacrale dell’esistenza, di misterioso nelle cose, di sfuggente nella “durata” (si rileggano i versi da me citati prima).
L’amore è il centro focale di tutta la silloge, ma non un amore accademico, bensì un sentimento di attesa, sempre di “attesa”: questo dona alle atmosfere il senso dell’inquietudine che vive sempre, comunque, nel nostro inconscio, sebbene il poeta lo plachi nella speranza che è già realtà, perché “il tramonto è ancora lontano…”
Aldo Onorati