Notizie in Controluce

Moreschi. L’Angelo di Roma

15,00

 

Titolo:      Moreschi. L’Angelo di Roma
Autori:      Nicholas Clapton
ISBN-10(13):      978-88-95736-05-1
Editore:      Edizioni Controluce
Data pubblicazione:      Novembre 2008
Edizione:      I edizione
Numero di pagine:      208
Formato:      150 x 210  raffinate illustrazioni a colori
Collana:      Storia e biografie

 

Descrizione

 

Tra coloro che hanno intrapreso studi sui sopranisti e su Moreschi, il prof. Nicholas Clapton, docente alla Royal Academy of Music di Londra e alla Dartington International Summer School, apprezzato controtenore e grande esperto della materia, è giunto a Monte Compatri per approfondire le sue ricerche al fine della pubblicazione di un libro in lingua inglese (2004). La nostra Associazione è ben lieta quindi di essersi fatta promotrice della traduzione e pubblicazione in Italia di questo interessantissimo libro.

Claudina Robbiati
Presidente della Associazione Culturale Alessandro Moreschi

 

Prefazione
Le cose che risultano essere più lontane e sconosciute sono quasi sempre quelle che abbiamo sotto gli occhi. Pensando che tanto poi uno di questi giorni… in realtà continuano a restare nell’oblio. Al contrario riusciamo a sapere di tutto su cose che ci sono geograficamente inaccessibili e che nulla hanno a che fare con la nostra cultura, le nostre origini e le nostre tradizioni. Fermo restando che la curiosità e l’amore per il sapere a tutti i livelli debbano essere degni di rispetto e incoraggiati sempre e comunque, proprio nella traduzione di questo libro ho riscoperto quanto il cominciare a conoscere quello che abbiamo intorno abbia un sapore del tutto particolare e quanto certe connessioni, certi modi di pensare e di essere trovino spiegazioni molto semplici e allo stesso tempo così cariche di significato. Questo è uno dei motivi, se non il principale, per cui sono immensamente grata a coloro che mi hanno dato l’opportunità di tradurre questo bellissimo libro e in maniera particolare al professor Nicholas Clapton, un uomo che ho visto di sfuggita e con il quale ho scambiato solo pochissime battute – purtroppo, più per timidezza che per altri motivi – in occasione delle sue due ultime visite a Monte Compatri, ma che ho avuto modo di conoscere meglio attraverso questa traduzione e attraverso lo scambio preziosissimo di e-mail che abbiamo avuto in questi ultimi tempi. E anzi, colgo l’occasione per ringraziarlo pubblicamente per l’immensa pazienza che ha avuto e la tempestività con la quale ha sempre risposto alle mie domande. Sono stata fortunata dopo tutto. Non tutti coloro che traducono testi hanno possibilità di confronto e di scambio di idee e informazioni con gli autori dei testi stessi.
Non parlerò delle ‘strane’ coincidenze che mi hanno condotto piano piano a tutto questo. Posso solo dire che il tutto ha dell’incredibile e che questo è sicuramente uno di quegli eventi in cui mi verrebbe da dire: ‘niente avviene per caso’ e ‘le coincidenze non esistono affatto!’ Il mio ingresso al Coro Polifonico Alessandro Moreschi fu del tutto casuale (appunto!), per gioco, per voglia di riavvicinarmi alla musica, per fare una cosa diversa e allo stesso tempo estremamente gratificante e interessante, per il caloroso invito dei miei amici che già lo frequentavano e dei miei genitori che non riuscirò a ringraziare mai abbastanza per aver ‘insistito’ quel secondo in più. Era il 2002 e da allora tutto quello che è accaduto in qualche modo mi ha portato qui a scrivere questa prefazione e a voltarmi indietro ancora una volta per scoprire con meraviglia che ogni pezzettino di questo puzzle aveva un senso e ha avuto la sua importanza.
Quando venni a sapere che il professor Clapton aveva scritto un libro su Alessandro Moreschi pensai che valesse la pena averlo anche in italiano. Mi pareva paradossale che in Inghilterra si parlasse di un monticiano, e per di più in modo così approfondito, mentre in Italia, e più in particolare proprio a Monte Compatri, non se ne fosse mai parlato fino alla nascita di quella particolarissima realtà locale che è il Coro Polifonico Alessandro Moreschi… il che è stato comunque un buon inizio ed è quello che ha dato origine a tutto questo. Certo che mai mi sarei aspettata di tradurlo io quel libro. Neanche a dirlo fui contentissima e mi sentii davvero onorata, ma volli leggere qualcosa prima di accettare l’incarico. Mi bastarono le prime righe: «Scrivere una qualsiasi biografia è come esplorare un’enorme soffitta: nel caso di alcuni personaggi ci si può ritrovare a rovistare in un ricco “magazzino” di fatti… Con altri è più come esplorare un attico polveroso, abbandonato da tanto tempo, alla luce di una flebile candela, indirizzando la luce verso i punti più bui e talvolta, così facendo, creando ombre ancora più marcate». Rimasi completamente affascinata e mi sentii in qualche modo pronta a seguire la luce di quella bellissima ‘candela’ accesa dal professor Clapton e a farmi prendere per mano per iniziare quella che poi ho scoperto essere stata un’esperienza stupenda sia dal punto di vista culturale che umano.
Iniziando a tradurre questo libro mi resi subito conto di non essere a caccia di semplici concetti e parole da tradurre dall’inglese, sentivo e scoprivo, man mano che procedevo, di essere invece alla ricerca di un rapporto di tipo quasi simbiotico, di una comprensione del testo che andava al di là del testo, di una forma stilistica che rendesse giustizia al bellissimo inglese che scoprivo via via. Credo che tradurre un libro sia anche questo. Una stessa storia si può raccontare in infiniti modi diversi e diversi sono molto spesso i modi di dire usati nelle varie lingue per rendere lo stesso concetto. La mia idea era quella di rendere i concetti narrati avvicinandomi il più possibile alle modalità espressive dell’autore. Spero di essere riuscita in questo e di essere riuscita a rendere almeno la metà della bellezza che ho trovato io nel testo originale.
Al di là della forma, il libro è pieno di informazioni storiche, culturali, musicali, tecniche. Un vero gioiello anche nelle semplici note, anzi, consiglio vivamente di tenere un segnalibro in più durante la lettura, perché la maggior parte sono vere e proprie perle. Si parla di Moreschi, ma di un Moreschi collocato nel suo tempo. È anche e soprattutto una storia dei tempi di Moreschi, degli ambienti che frequentò, dei modi di pensare. È una storia del Vaticano, di quella realtà così misteriosa a quei tempi, come pure oggi, una realtà tanto vicina quanto infinitamente lontana. Aneddoti, storie raccolte qua e là, rovistii in documenti sparpagliati un po’ ovunque, dagli Archivi Vaticani al Comune di Monte Compatri, solo per citare due di quei ‘magazzini’. Una scoperta di Monte Compatri sotto una luce diversa. Un viaggio nel passato da quello più remoto a quello più prossimo a noi, fra leggende e fatti veri; un tuffo nella musica che non guasta mai; la scoperta di verità che in qualche maniera ci sono state celate e di quella realtà che oggi può pure essere considerata scomoda per alcuni ma che, malgrado tutto, è esistita: quella dei castrati.
Moreschi meritava tutto questo e merita molto di più. Non parlo di un semplice riconoscimento da parte della realtà locale che lo vide nascere. Dopotutto, per forza o per ragione, si trovò a ricoprire un ruolo che probabilmente non poté affatto scegliere, qualcun’altro decise per lui il destino che avrebbe dovuto seguire e fu, a questo punto, paradossalmente fortunato, come l’autore stesso dice, ad avere la bellissima voce di cui tanti parlano e hanno parlato. Quella che gli valse l’appellativo di ‘Angelo di Roma’. Lasciamo allora che questo personaggio torni a occupare la nostra memoria e il nostro presente, che gli si renda il giusto omaggio, quello a un uomo che ha dato tutto alla musica, tutto se stesso, che visse per la musica e per la sua voce e che, tutto sommato, è stato anche l’unico ad averci lasciato testimonianza tangibile, attraverso le registrazioni che fece, di un ‘fenomeno’ che, diversamente, sarebbe caduto completamente nell’oblio.
Prima di augurarvi buon viaggio attraverso le pagine di questo libro ci tengo particolarmente a ringraziare Armando Guidoni, l’instancabile direttore del giornale mensile locale Controluce. Per la sua preziosa collaborazione nella sistemazione finale di questo testo, per la scelta e la lavorazione delle immagini, per l’impostazione finale. Senza di lui non sarei riuscita a finire in tempo.

Il mio grazie di cuore ancora una volta al professor Nicholas Clapton per il meraviglioso viaggio che mi ha fatto fare alla scoperta di un incantevole e straordinario ‘vicino di casa’.

Carrello