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Monte Compatri nello spazio e nel tempo – Un itinerario in cartolina

15,00

 

Titolo:      Monte Compatri nello spazio e nel tempo – Un itinerario in cartolina
Autori:      Tarquinio Minotti
ISBN-10(13):       
Editore:      Edizioni Controluce
Data pubblicazione:      Marzo 2006
Edizione:      I edizione
Numero di pagine:      128
Formato:      150 x 210   grande formato, raccolta di cartoline d’epoca a colori euro
Collana:      Fotografia

 

Descrizione

 

“Un nuovo omaggio di Tarquinio Minotti a Monte Compatri. Dalle belle cartoline della sua collezione privata un salto indietro nel tempo fino a quel passato prossimo così vicino ai nostri giorni. Nelle “Panoramiche” di Monte Compatri a partire dal 1880 e fino ai primi del secolo un profilo lineare abbraccia semplicemente il monte ed è facile seguirne l’evoluzione…”
Serena Grizi

 

Presentazione del libro
Un nuovo omaggio di Tarquinio Minotti a Monte Compatri. Dalle belle cartoline della sua collezione privata un salto indietro nel tempo fino al quel passato prossimo così vicino ai nostri giorni. Nelle “Panoramiche” di Monte Compatri a partire dal 1880 e fino ai primi del secolo un profilo lineare abbraccia semplicemente il monte ed è facile seguirne l’evoluzione grazie ai lavori per l’ampliamento del Duomo. Nel 1912 i villeggianti che frequentano il paese quale rinomato centro climatico appaiono in cartolina come in alcune vedute dell”800, i panni asciugano nei campi a confine dell’abitato; c’è chi manda saluti mentre restaura una casa e chi comanda lavori agricoli a distanza. Nello scatto dell’allora Piazza Re Umberto I, del 1901, la potenza del gesto dell’Angelo della fontana si perde nella maestosità degli spazi, le persone appaiono come puntini, eppure non sfugge la forza dell’appartenenza al territorio, allora più che mai, quando non era uno scherzo spostarsi. In alcune strade mostrate dalle cartoline, Piazza Regina Elena, Via Carlo Felici, lo sguardo si inoltra ancora senza fatica, ci sono poche auto. Ancora negli anni ’50 il colpo d’occhio è facile come in un film del neorealismo: la vallata, i boschi, il paese arroccato. Poi gli anni dell’Hotel Paradiso su Roma: una sana dolce vita fatta di aperitivi in terrazza, viste invidiabili, signore in twin set e perle che gustano la prima aria del mattino o, facile immaginare, le serate fitte di stelle che si perdono giù per il buio, ancora fondo, della vallata.
Dalle cartoline si leggono anche i cambiamenti, le novità. Scompare un grosso palo che sorreggeva un lampione a gas, nel 1913 compaiono i primi lavori per la ferrovia del trenino a scartamento ridotto, si determina meglio la fisionomia delle strade ai piedi del centro storico. Poi scompare il tram e nel frattempo è passata la guerra lasciando ferite sulle case, specchio di quelle interiori. Appare una pensilina della Stefer che sembra quasi bella per quanto sa di moderno dopo lo sconquasso che c’è stato, se dopo pochi anni non diventasse anch’essa simbolo di viaggi faticosi e di mezzi pubblici che non passano mai (qua come altrove)… Tarquinio giustappone le tante cartoline in bianco nero o a colori e racconta la Storia, le storie. Il paese resta, sembra immoto, ma basta guardarne il profilo sullo sfondo del cielo per vedere gli interventi edilizi esagerati che dal dopoguerra in poi hanno contribuito a snaturare prima il panorama e poi l’ambiente in tutta la Penisola: intaccata l’estensione del bosco, appaiono le brutture di qualche palazzone da cui nemmeno Monte Compatri resta indenne.
Eppure c’è un angolo che è il cuore del Monte: Piazza Belvedere. Per quanto oggi sia strozzata fra le auto e la fretta, restano i lecci secolari e una pace che, se si raggiunge la sommità del paese a piedi, magari la domenica mattina, riesce ad essere quasi la stessa di cent’anni fa: (…) è ‘n angolittu così bellu, così doce/ che da gustu a ‘gni persona che la vede.
Poi Tarquinio ci scherza un po’ su: Monte Compatri è anche vino buono, convivialità. Una botte e un fiasco fanno capolino sulle cartoline degli anni ‘50/’60 meno raffinate, ma più simpatiche, di quelle dei primi anni del secolo dai disegni decò. Alcune con i “saluti da” fanno spazio alle bellezze della parte più antica e vera del territorio: la Cappella della Madonna SS del Castagno, San Silvestro, il quadro, poi trafugato, con il S. Giuseppe di Gherardo delle Notti.

Per un inglese Monte Compatri è solo the next village to Porzio (per quanto crediamo lo abbia trovato incantevole), per un militare di leva il posto nel quale fa il campo, per gli abitanti e i villeggianti (la parola turista qui sembra fastidiosa) un luogo felice dal quale spedire saluti agli amici, e queste sono solo alcune delle decine di storie “narrate” in questo libro. Monte Compatri appare nelle sue molte sfaccettature il protagonista: un altro Monticiano d.o.c. pensato e realizzato da tutte le generazioni di cittadini che hanno contribuito a disegnarne l’attuale volto urbano pur nell’evidenza del tempo che scorre lasciandosi dietro qualche ruga. Le cartoline, non lo scrive Tarquinio Minotti, ma il suggerimento appare palese, negli ultimi anni sono state un po’ accantonate, perché ci scriviamo degli SMS. I più all’avanguardia si spediscono MMS che, guarda un po’, contengono anche immagini: il modo più antico, e insuperato, per tramandare storie
Serena Grizi

 

 

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