Descrizione

La presente silloge di Eugenio Zampetti si differenzia dalle precedenti per l’esistenza di un filo conduttore che lega tra loro le liriche, quasi a formare episodi di un poema sui generis, con quattro elementi che diventano simboli di un metadiscorso e sono sempre trasferibili in un paesaggio dell’anima che fa da denominatore continuo all’itinerario poetico. I punti chiave in cui si articola la raccolta sono il mare, il cielo, la notte con le sue stelle che rappresentano la massima interiorità del poeta ed il sole all’alba e al tramonto. A livello di tecnica del verso, l’autore predilige l’ipometro ungarettiano, rivivendolo però in una musicalità personale che, a tratti, sapientemente, amplia il ritmo, come un accordo consonante in cui si svolgono l’endecasillabo, il novenario e il decasillabo, alternati a quaternari, quinari e settenari preferibilmente piani. La scelta lessicale è unilinguistica, con ricorso a parole chiave polisemiche che suggeriscono un’estensione di significato, dato soprattutto dalla grandezza di senso e di immagine delle stesse (cielo, mare, Sole, Luna, Notte, infinito…). Frequenti gli enjambments che legano i versi in sequenza e le parole quasi onomatopeiche, volte a suggerire attraverso il suono l’idea della realtà di cui si parla. Nella chiarezza espressiva, nell’essenzialità dei termini, è contenuto un battito lirico intenso, sostenuto da un alito di rinascita che colora l’intera silloge e ne statuisce il messaggio.

Lucia Onorati