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Er Congresso delli trapassati… e altro

 

Titolo:      Er Congresso delli trapassati… e altro
Autori:      Enzo Mattei
ISBN-10(13):      978-88-95736-21-1
Editore:      Edizioni Controluce
Data pubblicazione:      Gennaio 2013
Edizione:      I edizione
Numero di pagine:      128
Formato:      150 x 240
Collana:      Poesia

 

Descrizione

 

Raccolta di poesie in vernacolo romanesco, satiriche e spassose, con un gusto spiccatissimo per la rima, la musicalità, i fatti contraddittori della vita.

Prefazione

Enzo Mattei è un poeta che rielegge la quartina (la classica stanza tetrastica) a rima alternata, in un preciso endecasillabo quasi sempre piano, ma sapientemente mosso attraverso gli emistichi “a maior” e “a minor”, di modo che la musicalità è affascinante. Si nota la sua facilità di narrare le cose attraverso un’architettura metrica stabile, in cui la rima si trova naturale e non forzata, e l’enjambement è raro, per cui alla chiusa del verso corrisponde la frattura o la conclusione del pensiero, specie nella quartina, che difficilmente rimanda alla successiva.
Questi pochi cenni sulla tecnica, per dire che Enzo Mattei o la conosce bene o è fornito da natura di un dono musicale personalissimo, che gli rende familiare ogni accento tonico canonico del nostro “verso storico”, cioè l’endecasillabo. È pur vero che in tre o quattro punti egli si era allungato in un ipermetro che usciva dal compatto stile a cui ho accennato, e mi sono permesso di riportare le 14 o 13 o 12 sillabe alle 11 che lui aveva scelto per tutta la sua raccolta, la quale – e lo dirò fra poco – contiene brevi o medi poemi (mi riferisco all’ampiezza della stesura affabulativa) di più stanze tetrastiche, a sfondo morale, etico, elogiativo, esortativo, occasionale, traspositivo (è quando racconta, col suo stile piacevole e scorrevolissimo, le gesta del Marchese del Grillo, oppure la favola della “Bella addormentata nel bosco”, o la severità eccessiva di Sisto V, “Er papa tosto”). Ma nelle prime prove della raccolta (“Er congresso delli trapassati”, “Il peccato originale”) sta il meglio dell’invenzione dichiarativa ed etica del nostro autore, che descrive l’umanità nella sua essenza di crudeltà ingiustificata, di disonesto agire, di disubbidienza alle leggi morali, ma lo fa con agile disposizione degli elementi, da cui il suo pessimismo anche storico sull’uomo (ma bisogna allora aggiungere “Er diluvio universale”).
Noto con piacere, specie in “Il ratto delle Sabine”, una sottile vena umoristica, sempre controllata, mista a una piega di amarezza sottesa all’impianto narrativo, per cui i lacerti storici (e qui cito anche l’ “Apologo di Menenio Agrippa ai Plebei”) hanno una ricreazione gnomico-espressiva di innegabile efficacia, una reinvenzione dei particolari che rendono attuale il dettato (è il caso pure del poemetto “Il Marchese del Grillo e la Giustizia”). Insomma, a me pare che Mattei si ispiri a situazioni conclamate per dichiarare, attraverso l’oggettività di esse, la sua filosofia della vita, che è sì pessimistica, ma piena di forza e di speranza, come lascia intendere chiaramente nella chiusa della “Bella addormentata”, che è poi la conclusione dell’intera silloge e il messaggio dell’autore ai lettori.
Enzo Mattei è principalmente poeta epico, a suo modo, specie quando alterna alla lingua media italiana un dialetto romanesco devernalizzato al massimo, tanto che il lettore non esperto del gergo stenta a riconoscere dove finisca la lingua e dove cominci la parlata italianizzante dell’autore. Però, quando si esprimono i grandi personaggi, e specie quando Dio fa le sue dichiarazioni, la lingua sale dal dialetto ed elegge lo stile alto. Dunque, il gusto espressivo è vivace, intrecciato, personalissimo.
Due sono le parole-chiave di tanta parte dell’opera: “Terra e guerra”, spesso lasciate scempie, cioè con una sola erre al modo del romanesco, forse per una facilitazione rimaria. La “Terra” assume in sé significazioni plurime, come “Guerra”, di cui l’autore racconta in prima persona l’odissea drammatica quale testimone diretto d’un tempo amaro e – speriamo – non più ripetibile.
Ho notato la forte sensibilità del poeta agli affetti famigliari (cito “Storia di un grande amore”, “Alla Dottoressa Maria Carrano-Mattei”, “A mia suocera nel I anniversario della morte”, “Ritratto poetico di Lucia e Sirio Mattei”).
Non è secondario il suo aspetto di autore satirico, che io ritrovo soprattutto in “Italia democratica 1977”: Mattei vede chiaro nella complessa situazione contemporanea: le sue poesie, datate intorno agli anni 1974-75 in genere, sembrano scritte oggi, tanto sono attuali: e questo è già un merito – dopo quello della rielezione della tecnica del verso, di cui pochi poeti di oggi conoscono i segreti – per vederle pubblicate. Infine, la lettura è scorrevole, piacevolissima, musicale, e ci trova d’accordo su molti punti circa la visione etica di questo poeta al quale non pochi “lirici” odierni forse invidieranno la naturalezza del verso, della rima e della quartina conclusa.

Aldo Onorati

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