Echi d’amore
12,00€
Titolo: | Echi d’amore |
Autori: | Graziano Biagi |
ISBN-10(13): | 978-88-95736-66-2 |
Editore: | Edizioni Controluce |
Data pubblicazione: | Maggio 2018 |
Edizione: | I edizione |
Numero di pagine: | 224 |
Formato: | 148×210 |
Collana: | Poesia |
Descrizione
Introdurre brevemente le poesie di Graziano coincide col voler fare una piccola dissertazione riguardo al modo con cui il poeta definisce il termine Amore. La purezza della parola, le ambientazioni bucoliche servono per trasmettere e denotare, in prima analisi, il sentimento amore come sublime forza della natura in grado di “divorare” ogni nostro discernimento della realtà.
Graziano, influenzato dalle profonde letture dei grandi poeti italiani come Pascoli, Manzoni, Giusti, Dante, ha iniziato a scrivere poesie a nove anni proprio nel momento della vita in cui approcciamo a tale sentimento nel modo più candido, “consuetudine” che ha mantenuto sempre, anche nelle opere più recenti.
I momenti di passaggio della sua esistenza, vissuti in modo intimistico e solitario, costituiscono il topos letterario di molte poesie, attraverso le quali il poeta rinnova, a volte con amarezza, il proprio dolore. Questo traspare in Io sogno ovvero Addio Alla mia giovinezza, considerata dal poeta una delle poesie migliori, attraverso la quale il poeta rivive il sogno della sua giovinezza.
Scrivere poesie per Graziano è un modo per mettere mano in modo intimo nel suo diario personale, rendendoci partecipi di esso, grazie anche alla semplicità di scrittura, scopriamo che il suo vissuto è simile a quello di tutti noi. Le nostre esistenze si rimescolano, si annullano e si rigenerano quando ci riferiamo al termine amore che invece di sostenere la vita l’aggroviglia, scompaginando la realtà.
Uno di questi momenti più complessi e per questo intriso d’amore, anzi soffocato d’amore, è stato quando il poeta lasciò il suo paese natale, Vellano (nel comune di Pescia, nella Provincia di Pistoia). Senza fare troppo riferimento a ingarbugliamenti letterari, in Addio terra natìa, viene messo a nudo, nuovamente con estremo dolore, l’amore per la sua terra, che, tra le righe, sembra a volte sfociare nell’amore più universale verso l’umanità.
Quindi da un amore che sembra al principio intimistico, traspare un amore assoluto verso ogni forma armoniosa della natura. Infatti, è in Ricordi di gioventù che vengono descritti in modo naturalistico i momenti più profondi e mistici dell’infanzia passata al paese.
Continuando la lettura, si inizia a dettagliare il termine amore, il quale compare proprio durante i momenti della vita più affannosi, presentandosi come flashback che invece di sorreggerci mescola ancor più le “carte” del nostro giudizio, aumentando la confusione in noi stessi. In altre parole, la pioggia degli eventi della vita, quando si aggiunge l’amore, diviene tempesta, che come un onda invece di risolvere, grava sulla nostra esistenza.
Amore che è vita, ed è la vita, non è caduco, però come questa che lentamente sfiorisce. Il potere di tale sentimento però non appassisce mai, acquisendo in qualche modo le prerogative dell’eterno.
Amore, vita sono imprescindibili dalla morte, come la tristezza dalla gioia, che sembrano essere due facce della stessa medaglia. Questo ci fa porre lo sguardo sulle varie dicotomie, anche nelle poesie più naturalistiche, come: luce / buio, passione / freddezza, movimento / staticità. In A Cupido, è chiara la dicotomia caldo / freddo come nella seconda strofa dove la vita è fatta da brividi e fiammate mentre l’amore continua ad essere velato di tristezza.
Emergono varie forme d’amore e da quello assoluto si passa a quello verso le donne, i figli e all’amore cristiano (amore come sofferenza) nella fattispecie l’amore di Maria nei confronti di Gesù dove il suo martirio compare non solo come sofferenza, ma anche come incognita filosofica: l’essersi sacrificato per un bene superiore, ovvero l’amore per la vita.
A emergere infine è un altro lato dell’amore, quello distruttivo, ovvero l’amore che rimane chiuso dentro di noi quando non viene contraccambiato. Compare anche il desiderio di soffocare i propri sentimenti per non sentire più le emozioni, anzi cercare di estirparle (come in Fedora). Al termine amore seguono i termini nulla (annullare il proprio corpo per non sentire), buio, nostalgia, termini che, in ultima analisi, sopprimono le varie dicotomie generate dall’amore. Nasce un controsenso, ovvero: col corpo “sento” e contemporaneamente voglio annullare la mia materialità, il mio mezzo fisico, col quale potevo godere di tale sentimento.
L’amore, vero demiurgo, dà la vita, la distrugge, riuscendo anche a “bruciare” un qualcosa d’impercettibile come l’anima. Il pericolo coincide con l’emozione stessa che crea un’illusione e di conseguenza anche l’amore, la vita e la morte emergono come sentimenti transitori.
L’amore sembra distruggere i parametri con cui si valuta la concretezza e i sogni. Essi vengono ribaltati, ovvero la realtà risulta spesso scellerata e la felicità è raggiungibile solo nel mondo dei sogni. L’amore nel sogno alla fine sembra attuarsi in tutta la sua positività o incubo, ma l’inganno è rappresentato dal fatto che solo ed unicamente nel mondo onirico avviene la concretizzazione.
L’unico sentimento che da’ un fugace appagamento non è quindi l’amore ma l’illusione: illudersi dell’amore, illudersi che si è amati e contraccambiati; ed è questa insana seduzione il vero centro della poetica di Graziano.
Gian Luca Pieri