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ECONOMIA CIRCOLARE E IL FUTURO DELLA SOCIETA

ECONOMIA CIRCOLARE  E  IL FUTURO DELLA  SOCIETA
Marzo 29
20:14 2021

“L’economia circolare costituisce, attualmente, l’unico metodo alternativo sostenibile nel lungo periodo all’economia lineare. L’economia circolare rappresenta un nuovo modo di gestire la creazione di valore, in linea con le esigenze di sostenibilità e con la rottura del tradizionale concetto di economia lineare caratterizzata da logiche di approvvigionamento-produzione-utilizzo-scarto”. Non sono le parole di un Ministro del Governo Draghi, ma più semplicemente l’inizio del capitolo dedicato all’Economia Circolare del Rapporto Velletri 2030, “Un’idea di futuro sostenibile”, preparato nel 2016, pubblicato e presentato nel Febbraio 2017, e liberamente scaricabile dal sito web di Velletri 2030.

“La circolarità è uno strumento essenziale nel nostro contesto, con l’emergenza climatica che stiamo vivendo e la consapevolezza che dobbiamo raggiungere importanti obiettivi di decarbonizzazione, potenziamento delle rinnovabili, ripristino dei valori naturali del nostro ambiente”. Ha esordito con queste parole il Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, il 23 Febbraio 2021, intervenendo alla terza edizione della Conferenza Nazionale sull’Economia Circolare, nel corso della quale è stato presentato il “3° Rapporto sull’Economia Circolare in Italia”, elaborato dal Circular Economy Network in collaborazione con Enea.

L’Italia su questo tema è un Paese guida – ha continuato Cingolani – Forse abbiamo pubblicizzato poco la nostra cultura dell’economia circolare. Ricicliamo quasi il doppio del totale dei rifiuti rispetto alla Comunità Europea. Abbiamo un ruolo di leadership assoluta in Europa, con un tasso di circolarità che è circa il 30% maggiore che nel resto dell’Europa. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è uno degli strumenti che abbiamo per aumentare la nostra capacità.

Ci sono settori dove però possiamo fare di più e che potrebbero avere degli impatti estremamente positivi – ha spiegato il Ministro – Certamente il settore della plastica è uno di questi. Tutti sanno quanto sia complesso il ciclo di smaltimento della plastica, tanto che abbiamo microplastiche di diversa densità che galleggiano e che si trovano sul fondo dei mari, abbiamo un problema enorme di inquinamento da parte di “inquinanti organici persistenti”, sono sostanze chimiche molto resistenti alla decomposizione che possiedono alcune proprietà tossiche,  e di microplastiche negli oceani. È un problema che riguarda la nostra alimentazione, la fauna, la flora marina, il benessere degli oceani che sono una parte importante del nostro ecosistema.

Sul tema c’è da fare molta innovazione e molta ricerca. Dobbiamo potenziare le nostre capacità, essere la nazione pioniere di metodi e tecnologie nuove, che ci consentano di essere sempre più protettivi nei confronti dell’ambiente, senza ovviamente rinunciare alle prospettive di sviluppo e alle economie di filiera. In generale l’auspicio è questo: che con la sensibilità che abbiamo saputo dimostrare sinora come Paese, si continui a investire, a ricercare, a richiedere soluzioni sempre migliori, che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) diventi uno strumento per accelerare e migliorare le nostre capacità in questa direzione – ha concluso il Ministro Cingolani. L’approccio alla circolarità che ci ha caratterizzato sinora, che ci può caratterizzare molto di più, è decisamente l’unica strada per affrontare il futuro con un po’ di serenità, non solo per il nostro ambiente, ma anche per la tenuta economica e sociale della futura società e il benessere dei nostri figli.

Il 3° Rapporto sull’Economia Circolare elaborato dal Circular Economy Network, oltre all’analisi aggiornata sullo stato dell’economia circolare in Italia, in comparazione con le altre principali economie europee, approfondisce il ruolo dell’economia circolare nella transizione alla neutralità climatica e aggiorna l’analisi delle principali misure adottate in materia a livello nazionale ed europeo. Non ci può essere transizione ecologica senza economia circolare. E le possibilità di evitare una catastrofe climatica, onorando gli impegni al 2050 assunti al vertice ONU di Parigi del 2015, sono legate al rilancio dell’economia circolare da cui dipende il 39% dei tagli di CO2. Ma per raggiungere questo obiettivo occorre, a livello globale, raddoppiare l’attuale tasso di circolarità delle merci passando dall’8,6% al 17%.

È una sfida che vede l’Italia in prima linea: il nostro Paese per il terzo anno consecutivo è in testa nel confronto sulla circolarità tra le cinque principali economie dell’Unione Europea (Germania, Francia, Italia, Spagna e la Polonia, che con l’uscita del Regno Unito dall’UE risulta la 5° economia).

Per questi 5 Paesi sono stati analizzati i risultati raggiunti nelle aree della produzione, del consumo, della gestione circolare dei rifiuti, degli investimenti e dell’occupazione nel riciclo, nella riparazione, nel riutilizzo. Sommando i punteggi di ogni settore, si ottiene un indice di performance sull’economia circolare che nel 2021 conferma la prima posizione dell’Italia con 79 punti, seguita dalla Francia con 68, dalla Germania e Spagna con 65 e dalla Polonia con 54. E quanto emerge dal 3° Rapporto sull’Economia Circolare in Italia, liberamente scaricabile dal sito web del Circular Economy Network.

Sempre sul tema Economia Circolare, ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), in convenzione con il MISE (Ministero dello Sviluppo Economico) e in collaborazione con ENEA (Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), ha lanciato la prima rassegna nazionale sulle buone pratiche di sensibilizzazione dei cittadini sull’economia circolare. La rassegna è il primo passo della campagna che vede coinvolti i tre Enti in azioni di informazione, comunicazione, sensibilizzazione e formazione rivolte ad imprese, associazioni, media, scuole, cittadini e consumatori. Possono partecipare e promuovere la loro buona pratica tutti i soggetti che hanno realizzato azioni concrete di sensibilizzazione dei cittadini e dei consumatori. Per partecipare, si rimanda alla compilazione della scheda disponibile a: http://www.facciamocircolare.it/

Da quanto esposto fino ad ora si comprende come l’Economia Circolare rappresenti un cambiamento nel modo di interpretare il rapporto ambiente-sviluppo, che ne sottende un altro ben più profondo, la relazione uomo-natura. La misurazione dell’Economia Circolare richiede, l’uso di una serie d’indicatori fisici, economici, ambientali e sociali utili a valutare i benefici generati dalla circolarità di prodotti, servizi e organizzazioni in termini di sostenibilità economica, ambientale e sociale nella gestione delle risorse. Auspicando un confronto e un dibattito pubblico che coinvolga larga parte delle competenze, abilità e conoscenze economiche, sociali e civiche per la salvaguardia del bene comune, si augura Buona Lettura.

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