È questa l’università del futuro?
Davanti ai nostri occhi sono avvenuti negli ultimi anni pessimi cambiamenti all’interno del sistema scolastico superiore: cambiamenti che vanno dai tagli che hanno ridotto addirittura a metà le facoltà della prima università “La Sapienza” di Roma, fatti senza ritegno nei confronti di studenti delle attuali generazioni e future e dei ricercatori e docenti che a causa di ciò non lavorano più (nonostante le dirompenti proteste in merito a questa grande storpiatura del sistema universitario rimaste stranamente inascoltate), fino alle modifiche negative che alcune facoltà hanno apportato in vista delle ultime elezioni dei rappresentanti degli studenti, per non parlare poi degli scandali gravi che si verificano all’interno delle università (come ha denunciato in una puntata di Report l’esperta giornalista Milena Gabanelli riferendosi al rettore dell’ateneo L. Frati indagato per falso).
Ma lo stupore che ancora alcuni di noi riescono a provare di fronte alla trascuratezza che permane in un sistema universitario che dovrebbe essere di primo livello, nella maggioranza dei casi si è tristemente e vilmente assuefatto, così che ciò che non sarebbe tollerabile per alcune persone è diventata “quasi normalità” o “la normalità”. Questo è secondo me quanto di più grave perché non si deve mai perdere la lucidità d’indignarsi, protestare e perché chi si assuefa a quel che all’interno dell’università non funziona non fa che “auto ammainarsi”, tradire se stesso, auto corrompersi e tradire chi come lui ha scelto un tipo d’istruzione che dovrebbe essere di eccellenza, come tutto ciò che la regola.
Dopo qualche anno che porto avanti la laurea specialistica, lentamente a causa della mia decisione di cercare di lavorare (al contrario della laurea triennale terminata nei tempi previsti), in seguito al triste periodo dei tagli alla cultura, lo stupore che provo di fronte ad una vicenda che mi coinvolge in prima persona recentemente prorompe a tal punto che trascorro un mese e mezzo, circa due, a cercare di risolvere una vicenda rimasta purtroppo di mio unico interesse. È quindi non solo con un senso di delusione ed avvilimento che mi accingo a scrivere questo articolo nei confronti di un’ingiustizia di cui ho fatto esperienza diretta ma è anche con l’intenzione di dar voce a qualcosa che non ha avuto nessun riscontro effettivo con alcune persone che ricoprono ruoli di responsabilità all’interno dell’università “La Sapienza” di Roma.
La vicenda a cui faccio riferimento riguarda la mia domanda per l’assegnazione di borse di studio per tesi all’estero fatta a marzo di quest’anno, che per una laurea in Cooperazione e Sviluppo assume ulteriore importanza. Dopo aver compilato la domanda (provvista di curriculum vitae, auto certificazione degli esami svolti e compilazione del fac-simile di domanda) e dopo averla consegnata nei tempi previsti, mi reco a ricevimento per sapere quando sarebbe avvenuta la convocazione per l’esame da svolgersi per la selezione dei candidati che hanno fatto domanda per partire. Il professore che cura la parte amministrativa G. Petrangeli mi risponde, quando mi vede, che sarei stata convocata direttamente da lui attraverso una e-mail e che l’esame si sarebbe svolto o prima le vacanze pasquali o dopo. Non ricevo tuttavia alcuna convocazione via e-mail ed il giorno 4 aprile, di pomeriggio, mentre mi reco ad un corso ricevo una chiamata telefonica in cui mi si comunica che l’esame per le selezioni sta avvenendo in quel momento e che mi sarei dovuta recare tempestivamente in facoltà altrimenti sarei stata automaticamente esclusa. In quel momento non mi sembra vero: nonostante il mio dovuto interesse (recandomi di persona al ricevimento) e le mie e-mail inviate durante le vacanze pasquali per sapere quando si sarebbe svolto l’esame ricevo una chiamata telefonica nello stesso giorno e momento dell’esame!
Senza preavviso così mi reco all’esame correndo all’università (per puro caso mi trovavo in quel momento a Roma e stavo andando ad un corso che ho saltato per ben due volte a causa di tutto ciò) con la consapevolezza che non avrei potuto di certo, in quella maniera, dare il meglio di me all’esame e con la delusione e rabbia che mi si stava fin dall’inizio privando di un’opportunità importante per la mia vita, di cui speravo vivamente poter un giorno usufruire. Infatti, per poter rientrare in graduatoria, avrei dovuto classificarmi al primo posto nel colloquio di selezione della borsa e, come è quasi ovvio immaginare, sarebbe stato per me molto difficile senza neanche il minimo preavviso poter dare il meglio in sede d’esame. Nonostante ciò mi sottopongo all’esame… quando arrivo apprendo che c’è stata una discriminazione iniziale perché alcuni erano stati avvisati mentre altri no. Fatto l’esame mi reco presso lo studio di chi si occupa esclusivamente della parte amministrativa, il dottore e giornalista G. Petrangeli, che tuttavia non c’era perché si era assentato. Cerco allora di entrare in comunicazione con lui anche nei giorni successivi per farmi spiegare come mai non sono stata convocata per l’esame, come lui mi aveva assicurato sarebbe stato fatto quando mi sono recata a ricevimento a domandare ciò. Ma il professore non risponde a nessuna e-mail e pure per telefono non mi da risposta alcuna dell’accaduto. Quando mi reco di nuovo a ricevimento da lui invece di darmi una risposta sulla mancata convocazione mi accusa di non aver compilato perfettamente la domanda in cui non avevo specificato che ero “fuori corso” quando, in realtà, non era una clausola che fosse previsto si dovesse inserire obbligatoriamente seguendo la compilazione del fac-simile e comunque non avevo scritto che ero “in corso” (era possibile fare domanda per le borse sia come studente fuori corso che come studente in corso). Così invece di darmi una risposta in merito ad una sua mancanza si nasconde ogni cosa dietro questa pecca, non importante, nella mia domanda. In seguito a ciò chiedo allora di essere ricevuta dalla professoressa G. Gianturco, la quale era presente al colloquio d’esame, insieme a G. Petrangeli per fare chiarezza sulla vicenda. Infatti, la professoressa G. Gianturco mi aveva dato ragione in precedenza per il mio risentimento e la protesta vista la mancata convocazione. Tuttavia, quando mi reco da lei a ricevimento insieme al responsabile amministrativo G. Petrangeli , a quanto pare non sembra più della stessa opinione e vietandomi di parlare con il professore lì presente e dicendomi di rivolgersi solo a lei, non fa più minimamente cenno a quell’episodio di mancata convocazione, come aveva fatto in precedenza, facendo riferimento soltanto al mio errore. Non riuscendo a capire il motivo per cui ci si ostina a non prendersi le proprie responsabilità ed anche a parlare dell’argomento in questione ma invece non si fa altro che puntare il dito sull’altro, nonostante io rispondo a loro riguardo la mia mancanza, decido allora di ricorrere ad un appello alla presidenza e così recapito a mano una lettera presso la presidenza di Scienze della Comunicazione e la presidenza di Scienze Politiche.
In seguito a questa mia decisione non trovo riscontro alcuno (nessuna convocazione telefonica) ma mi reco di persona in luogo di ricevimento per parlare con i presidi. Il preside di Scienze della Comunicazione dell’università “La Sapienza” di Roma, B. Mazzara, dopo avergli ripetuto da capo il contenuto della mia lettera, mi da ragione dicendo che avrebbe parlato con chi si doveva occupare del buon svolgimento della parte amministrativa. Poi mi comunica che in ogni caso è la commissione che deve decidere se accettare la mia richiesta di riesame, in quanto la mia lettera è stata esaminata dalla commissione, e lui si sarebbe limitato a parlare con chi ha commesso degli errori nelle procedure ma che non avrebbe potuto fare nient’altro.
Infine parlo anche con il preside di Scienze Politiche che purtroppo non mi fornisce una risposta ma mi rimanda ogni volta al preside di Scienze della Comunicazione ed alla commissione. – Inoltre, parossisticamente quando chiedo lui un parere sulla vicenda mi dice che se la commissione non si è pronunciata in maniera negativa allora le cose potevano andar bene così… (!) –
Quel che un po’ mi sorprende è che al termine della mia carriera universitaria non ci sia un dialogo schietto. Mi sorprende che le persone che costituiscono l’istituzione e scrivono di rispettarla non considerino gli studenti come facenti parte anch’essi dell’istituzione dandogli una giusta considerazione, senza convocare un ricevimento, né dare una risposta chiarificante su una questione più e più volte affrontata. Rimanendo così la situazione non si può far altro che constatare che sono avvenute delle discriminazioni nei confronti di chi non è stato convocato e che l’istituzione oltre che non pronunciarsi sulla questione, l’ha ignorata e non ha preso nessun provvedimento né responsabilità delle proprie azioni (inveendo per di più sullo studente che ha fatto presente ciò). Inoltre è da menzionare anche il fatto che mentre le nostre domande hanno rispettato il termine di scadenza della consegna le graduatorie sono uscite oltre il termine previsto dal comma del bando senza, comunque sia, che ciò abbia determinato il minimo scompiglio (se invece fossero stati gli studenti e le studentesse a consegnare le proprie domande oltre il termine di scadenza esse non sarebbero potute venire accettate!).
In seguito a questa vicenda ho appreso di casi simili che si sono verificati nelle università italiane, di ricorsi che hanno determinato una non assegnazione delle borse di studio e di altre irregolarità nei procedimenti. Tuttavia non ho a mia volta deciso di intervenire chiedendo un ricorso ma ho deciso lo stesso di dar voce ad una vicenda che per quanto per alcuni rimane “ammissibile” in un sistema scolastico come il nostro, perché come si suol dire: “…Comunque purtroppo è avvenuta in passato” (pure se questo non è motivo di giustificazione perché continui ad avvenire), per me resterà comunque inaccettabile e ragione di stupore.
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