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È la solita storia del pastore…

Ottobre 25
10:12 2010

Ma il povero ragazzo voleva raccontarla a modo suo. Il ciccione Ivan, capobanda dei disordini durante la partita Italia – Serbia mentre emulava l’Uomo Ragno ed il dito medio di un noto ministro, appena arrestato si è profuso in scuse e dichiarazioni di acrobatica non intenzionalità. Purtroppo anche la Polizia ed il Ministro competente hanno raccontato l’episodio a modo loro contrabbandando una ben evidente insipienza ed inadeguatezza per lungimirante prudenza. L’ondeggiare indeciso degli agenti ed il balletto di dirigenti e funzionari condito da dichiarazioni incerte e contraddittorie hanno ben evidenziato la triste realtà dei fatti. Anche gli organizzatori dell’evento giravano a vuoto, senza coordinarsi con i responsabili dell’ordine pubblico, dando l’impressione di voler prendere al volo, nella disgrazia, l’occasione di un comodo tre a zero. Viene alla mente un derby romano di pochi anni fa in cui una tifoseria, preoccupata del momento negativo della squadra, pensò bene di organizzare disordini con corredo di finto morto mediatico-metropolitano, per ottenere il rinvio della gara; ci riuscì e avrebbe dovuto subire la stessa sanzione, una volta scoperto il trucco; non fu così perché il tempo passa, i ricordi scolorano… In questo ultimo caso vedremo se le granitiche certezze di esperti e dirigenti sportivi verranno scalfite da un esame complessivo dei fatti. In tutte le gare, con disordini o problemi di razzismo, i facinorosi vengono diffidati più volte con altoparlanti ad interrompere i comportamenti illeciti pena la sospensione della partita; in questo caso, se non ricordiamo male, niente. Sorgono alcuni sospetti. Forse quanto più si è violenti e pericolosi tanto più si può farla franca? Forse operai, pastori, studenti ecc … sono più “meritevoli” di gas lacrimogeni di teneri agnellini con le mutande pirotecniche? Forse l’ospite è sacro se è bianco e delinquente e, al contrario, diventa delinquente se è abbronzato e sfruttato? Misteri, ma non tanto se solo si presti attenzione ad una diceria a rischio di realtà. Potrebbe sembrare che in alcuni luoghi vi sia un particolare ecosistema del bene e del male, una sorta di tolleranza fisiologica o di mantenimento dei ruoli di guardia e ladro. Questo atteggiamento forse potrebbe, per assurdo, essere realmente funzionale ad una maggiore efficacia nei casi più seri. Appunto. Ma non era quello di Genova, per giunta in collegamento internazionale, un caso serio, da risolvere con decisione, considerato che vi erano sufficienti separazioni che garantivano l’incolumità del resto degli spettatori, bambini compresi? (a proposito chi penseranno che abbia vinto tra delinquenti e poliziotti?); questo tremendo Ivan, coraggiosamente nascosto in un bagagliaio (e se si fosse dato alla fuga completa?), non poteva essere “attenzionato” rapidamente in modo da scoraggiare anche i seguaci? In tali frangenti si dice che non ci sono le controprove; il problema è, forse non ben chiaro a costoro, che funzionari e dirigenti sono nominati o promossi per prendere decisioni che anticipino o facciano a meno di controprove. Si può correre il rischio, facendo salvi l’impegno ed il sacrificio dei più, che, di controprova in controprova, si perda fiducia in un pezzo importante di Stato, con conseguente pericolo grave per la convivenza civile.

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