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E giunse il tempo del coronavirus – Discorso a cuore aperto e senza accuse

Marzo 11
07:52 2020

10 marzo 2020 –  A circa 2 settimane e più dell’inizio della epidemia di Coronavirus, in Italia, mi è venuto in mente che sarebbe stato sensato tenere un diario di questo periodo. Ho avuto in tanti periodi della mia vita dei diari, ma poi, col passare degli anni, i fatti della vita non sono stati più così “eclatanti” come quando si è giovani e li si vive con maggiore indifferenza, per cui non si ritiene più opportuno continuare a descrivere giorni più o meno sempre uguali e solo in rari casi, accompagnati da emozioni forti. E’ vero però che anche le semplici riflessioni che ogni giorno facciamo, possono essere degne di attenzione.

 

Potrei intitolare questo possibile diario di questo periodo “La vita ai tempi del coronavirus”, parafrasando il titolo di un famoso romanzo di un premio nobel della letteratura.

 

Allora, per cominciare, c’è da dire che io, come già in altre situazioni, mi sento una privilegiata: ho un lavoro dipendente, non sono un medico né un’infermiera, quindi non sono sotto pressione, sono abbastanza giovane (ho meno di 65 anni), godo di una salute decente, ho delle conoscenze scientifiche (di patologia e di epidemiologia, anche se legate prevalentemente alle specie di animali domestici, ma i principi sono quelli), che mi fanno capire abbastanza dei meccanismi di diffusione di questa epidemia.

 

Posso quindi osservare gli eventi col dovuto distacco, cercando di mantenere un umore “alto” o perlomeno abbastanza ottimista, posso starmene a casa senza creare problemi a nessuno, approfittando per fare tutte quelle cose che, un po’ per pigrizia, un po’ per disattenzione, si dimentica di fare: meditare, fare un po’ di ginnastica, fare qualche passeggiata più lunga del solito, leggere un po’ di più, magari all’aperto con una bella seggiolina comoda, senza affaticare troppo la vista e la schiena come faccio di solito, leggendo sdraiata a letto, vedere un bel film, farsi da mangiare qualcosa di buono (si, ma che fatica cucinare per uno, è più il tempo che ci vuole per lavare le pentole che il tempo per mangiare!) . Poi, appunto, posso scrivere, scrivere un diario di queste giornate e i pensieri che mi passano per la mente.

 

In questi giorni sto leggendo tante (troppe) cose che circolano sui social e sulle chat su questo fatto straordinario. All’inizio molti erano i discorsi complottisti, ad alcuni dei quali ho anche replicato. Riporto una delle mie risposte, che risale a diversi giorni fa:

“…leggo che le polemiche continuano imperterrite. Mi sento di dire la mia, … Credo che sia utile uno scambio di opinioni, basato su diverse conoscenze.

Per chi non mi conosce sono veterinaria, un po’ di epidemiologia me ne intendo e anche so cosa significano termini come “morbilità”, “mortalità”, ecc.

Forse non è chiaro che gli ospedali sono attrezzati (ma forse qualche carenza c’è), per la morbilità (percentuale di individui che si ammalano in una data popolazione in un certo lasso di tempo, per esempio in una stagione) e la mortalità (percentuale di decessi sugli ammalati) medie date dall’influenza e le altre malattie “comuni” per noi e conosciute e attese.

Questo virus causa una morbilità ulteriore ed una mortalità ulteriore, e , a quanto pare entrambe non sono indifferenti. Soprattutto perché la popolazione non è affatto immune(e non perché non è vaccinata, ma perché è la prima volta che il virus arriva nella nostra popolazione). Certo, la mortalità si ha essenzialmente per pregresse malattie e deficit immunitari, ma molte persone con questi problemi non avrebbero contratto l’influenza o l’avrebbero contratta in forma più leggera perché ormai già immuni da questa, o per averla già superata o per essere vaccinati (ebbene si!)

Quindi in ogni caso ci sono PIU’ malati che di solito, che hanno bisogno di cure mediche… Gli ospedali cominciano ad andare in sofferenza. C’è qualcosa di strano?

E’ vero che se tutti avessero seguito un regime “sano” la popolazione sarebbe più robusta e non avrebbe problemi a superare la malattia, ma ormai, a questo punto, cosa dovremmo fare? Se questo episodio, che prima o poi scemerà, sarà stato di lezione per convincere della importanza di una vita sana per prevenire tanti problemi di salute, ben venga, ma allo stato attuale, non vedo altra soluzione che cercare di rallentare il più possibile la diffusione del virus, che comunque, ripeto, è solo rallentata….”

 

Ho l’impressione che questi discorsi “complottisti” si stiano diradando, sostituiti dagli appelli sempre più frequenti alla responsabilità. E secondo me non ce ne doveva essere bisogno.Non è questione di accettare supinamente le disposizioni del sistema, ma prendere semplicemente atto degli appelli del settore sanitario in affanno che non credo proprio sia “servo” del sistema che “ci vuole schiavi”.

 

Sono però d’accordo sul fatto che la Sanità, negli ultimi anni sia stata sottoposta a dei tagli indiscriminati e scellerati per questioni economiche (per aumentare contemporaneamente le spese militari, inutili e dannose) per cui la chiusura degli ospedali, la riduzione del personale medico e paramedico e dei posti letto hanno fatto si che, per un limitato aumento dei malati, si si andati nel caos e nel panico.

 

E così pure la gestione della nostra salute non ha tenuto conto del fattore più importante per mantenersi sani e forti: la prevenzione, dove per prevenzione non intendo gli screening e le vaccinazioni, ma il perseguimento e la divulgazione di un corretto stile di vita, in modo da poter affrontare l’avanzare degli anni e l’insorgere di eventuali forme morbose come questa, con un organismo in salute.

 

Con ciò confido che la consapevolezza di questa situazione descritta, porti a considerare e di seguito attuare,  da parte dei nostri politici, i dovuti provvedimenti di aggiustamento nella sanità e che il maggior tempo a nostra disposizione ci porti a riflettere e a guardare con più attenzione alla nostra vita di tutti i giorni, alla cura del nostro corpo fisico (alimentazione, attività fisica), della nostra mente, del nostro spirito, nelle relazioni con la natura e gli altri esseri viventi.

 

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