E’ ARRIVATA LA BUFERA E GLI ALBERI VAN GIÙ …
In questi giorni di fine ottobre funestati da venti di bufera che stanno flagellando la nostra Penisola, l’allerta meteo è una costante che ci tiene con il fiato in sospeso ventiquattr’ore su ventiquattro. Numerosi i disagi, i pericoli di frana, di caduta alberi, vie impraticabili, incidenti, alcuni purtroppo con tragico epilogo.
I social mostrano foto di piante secolari abbattute dalle forti correnti d’aria, auto schiacciate, strade interrotte… vero momento di allarme e tensione un po’ per tutti noi.
Spulciando tra le varie carte che ogni tanto leggo nell’Archivio comunale, mi sono imbattuta in un documento che così testimonia:
Atti di Candela per la vendita di undici piante di Ischio:
20 novembre 1823 – Si è presentato avanti a me nella Segreteria Agostino Graziani, Balivo ( messo comunale) della Comune ed ha riferito di aver affisso notificazione e pubblicato che il giorno ventitrè corrente nella Pubblica Segreteria dopo le sagre funzioni si verrà all’accensione di candela dell’infradette undici piante d’Ischio poste in questa Macchia Grande ed atterrate da venti; che sono là invitati gli oblatesi a comparire […]
Segue l’elenco delle piante, denominando i luoghi nei quali sono state trovate:
1 pianta alla Via dei Monti
1 pianta in Via dell’Ariano sotto allo Stradone
1 pianta in Via del Rapelliccio allo Stradoncello
1 pianta dietro alle Faveta
1 pianta alla Valle della Sereula di Campo
2 piante in Via di Farinaccietto
1 pianta allo Spiano sotto la Pianta Grande
2 piante in Valle di Callearo
1 pianta a Domatore
Il 23 novembre, avanti a Salvatore Fondi, Governatore della Comune, alla presenza di Giuseppe Botti, deputato e del Signor Gio.batta Tojetti […] si venne all’accensione della Candela delle sovrascritte undici piante d’Ischio e fu proclamato vendersi le medesime a condizione di pagare l’ammontare in mano all’Esattore Comunitario […]. Era fatto obbligo all’aggiudicatario offrire altri scudi di regalia per i SS Protettori e le spese di aggiudicazione dell’asta e i bolli vari.
A quest’asta parteciparono Francesco Botti che offrì 8 scudi e Tomasso Pizzicannella che rilanciò con 9 … Purtroppo non ci è dato di sapere chi si aggiudicò l’asta perché il documento risulta incompleto, né sappiamo se seguirono all’asta la vigesima, cioè rilancio di altre offerte in una nuova asta venti giorni dopo, né la sesta, altro rilancio sempre nel tempo di accensione di candele, durata stabilita per proporre offerte e aggiudicarsi l’asta.
Interessante un altro documento nel quale si mettono all’asta ben 38 piante abbattute dai venti nella Macchia Grande, nella quale, ricordiamolo, i nostri antenati avevano diritto di legnare e carbonare secondo la Bolla Papale di Martino V Colonna, emanata nel 1427. Curioso e sicuramente di grande interesse sapere in quali zone della stessa Macchia erano stati ritrovati gli alberi caduti a causa de’ turbini .
Facerielle delle Faeta, Farinacciettu, via della Fue, Brylunga, Colle Giovannone, Colonnella, Valle del Faggeto, Pantanella, Contrada a pede le faccie (sic) sopra Vivaro, Mucchio de’ Cerri, allo Arane sotto Ambrogione, via dei Marinelli, Fuedicchia ( Focicchia?) al Rapelliccio, via delle Carrozze (sic), via della Riguardata Vecchia, , via della Fue, alli Monti, alla Sughera, via del Pallo, sopra la Parata dei Cinque Coni ( o cani), via della Fra, dietro li Monti, Contrada Centa, Valle Calearo…
Toponimi che i nostri boscaioli più anziani sicuramente conoscevano, uno tra tutti Salvatore D’Ambrogio, recentemente scomparso. Per i curiosi l’asta del 4 marzo seguita da vigesima , momento di rilancio venti giorni dopo, se l’aggiudicò un certo Mari Antonio Valentini pagando 56 scudi.
Come si vede, da sempre le intemperie provocano la caduta di alberi, un tempo il danno era molto limitato perché avveniva nel bosco stesso e quel legname era fonte di guadagno sia per la Comune di Rocca di Papa, sia per gli acquirenti che in qualche modo poi riuscivano a ricavarci il loro tornaconto. Non sempre però gli alberi abbattuti dai fulmini e dal vento erano destinati, come per Legge sarebbe spettato, ai Terrazzani: capitava che l’Ecc.ma Casa Colonna senza rispettare le regole, vendesse per il proprio tornaconto le piante cadute, come avvenne per esempio il 14 aprile del 1824: questi soprusi erano non solo un danno per la comunità, ma anche fonte di spesa per i poveri abitanti di Rocca di Papa, tartassati per pagare le cause legali contro i principi Colonna, per i quali gli usi civici sanciti da tempo a favore dei Rocchegiani, erano solo dettami fastidiosi da infrangere senza alcun ritegno. Non per nulla nel maggio del 1855 Rocca di Papa fu per un giorno Repubblica… ma ne dovrà passare di tempo e ne cadranno di alberi prima che il popolo rocchegiano potrà liberarsi dai Colonna, ma questa è un’altra storia.
(foto dal web)
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