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Due schede sul virus Ebola

Due schede sul virus Ebola
Novembre 17
15:40 2014

12-Virus-EbolaDalla prima epidemia del 1976
Nel 1976, dal probabile punto di partenza del focolaio nel villaggio di Yambuku nell’ex-Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo), Ebola si diffuse e uccise 280 persone, circa il 90% dei contagiati. L’infezione prese il nome proprio da quella prima, spaventosa strage: Ebola è il nome della valle dove scoppiò l’epidemia.
Oggi ci troviamo di fronte la più estesa epidemia di Ebola di sempre, che sta determinando l’emergenza sanitaria più grave e seria vista nei tempi moderni.

Sembra sia stata veicolata dal Congo alla Guinea da un piccolo mammifero migratore – il pipistrello della frutta paglierino (Eidolon helvum) – portatore sano del virus. Il primo contagiato è stato, lo scorso dicembre, un bambino di due anni nel remoto villaggio guineiano di Meliandoua. Potrebbe aver mangiato un frutto già rosicchiato da un pipistrello, non necessariamente proveniente dal Congo – i pipistrelli non sono in grado di coprire distanze così grandi – ma ultimo anello di una catena di contaminazioni attraverso diverse colonie tra loro vicine.
Ora la paura di venir contagiati si è diffusa nel mondo molto più rapidamente del virus. È quindi necessario che la popolazione riceva la piena informazione e un’adeguata organizzazione strutturale al fine di ridurre i rischi ed eliminare il ricorso ad azioni impulsive.

Casi di infezione certificati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità a fine ottobreCome diffonde tra gli esseri umani
L’ebola è una malattia acuta grave, spesso fatale negli esseri umani, che non si diffonde tramite aria, acqua o cibo. Quando l’infezione si manifesta, il virus si può diffondere tramite contatti diretti attraverso pelle con ferite, o mucose e membrane, con sangue o fluidi di un malato. I fluidi includono: urina, saliva, feci, vomiti, liquido seminale e altri.
I sintomi della malattia sono: comparsa di febbre elevata, astenia intensa, dolori articolari e muscolari, inappetenza e mal di stomaco, mal di testa, mal di gola seguiti da vomito, diarrea, esantema cutaneo diffuso (eruzione cutanea di pustole, vescicole e bolle), manifestazioni emorragiche sia superficiali che interne.
Prima della comparsa dei sintomi, durante il periodo di 21 giorni di incubazione, il sangue e gli organi di un paziente infetto possono trasmettere il virus. Il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc) precisa però che vi sono «dati limitati sull’infettività di un paziente durante il periodo di incubazione. Si presume che la replicazione del virus nei fluidi corporei non sia sufficiente nella fase pre-sintomatica a determinare una trasmissione da persona a persona attraverso i contatti quotidiani. Tuttavia non ci sono dati su quando la fase di viremia cominci nel periodo di incubazione. Nella fase dei sintomi, invece, il virus è presente in alta concentrazione nei fluidi corporei, tessuti e organi». Dopo l’avvenuta guarigione (dopo la scomparsa del virus dal sangue), per circa due mesi restano a rischio di contagio: sperma, latte materno, donazioni di cellule riproduttive (seme e ovuli per fecondazione omologa ed eterologa), trapianti di organi, trasfusioni di sangue. L’Ecdc, in conclusione, ‘allarga’ il periodo di contagiosità previsto per questo virus.

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