Due poveri eroi: Pace e Tempesta
Chi non è di Genzano di Roma, leggendo la targa “Via Pace e Tempesta” si potrà chiedere che strano nome sia stato dato a quella strada. Se poi chiedesse informazioni ai locali, se è fortunato, verrebbe a sapere che erano due morti ammazzati di tanto tempo fa. Chiedendo a persone che alla storia del proprio paese ci tengono, non si verrebbe comunque a sapere molto di più. Più domande a più persone non darebbero mai un quadro chiaro, ma si capisce almeno che alla fine dell’800 durante una sommossa due contadini furono abbattuti a fucilate da una non meglio specificata truppa mentre guidavano una manifestazione contro l’aumento del prezzo del pane.
Io mi sono sempre chiesto, avendola sentita raccontare più o meno in questo modo, come fosse possibile che due dirigenti di un movimento popolare potessero essere dimenticati così facilmente. Dei dirigenti politici di solito si conoscono nome, cognome, vita, morte e miracoli. Nessuno sapeva di più, anzi, in alcuni casi ho sentito pure chi metteva in dubbio la reale esistenza di queste due figure, le quali, nonostante fossero state protagoniste in un evento storico di cui rimaneva una solida memoria, loro stesse erano praticamente svanite nella nebbia del tempo, a parte i cognomi tanto particolari. C’è addirittura chi sostiene che Pace e Tempesta fossero stati due fratelli, senza riflettere sul fatto che due fratelli dovrebbero avere almeno lo stesso cognome.
Cognomi a parte, un solo dato era noto: entrambi erano morti a Genzano di Roma il giorno 8 maggio 1898. È poco, ma di certo un buon punto di partenza. Infatti, consultando il registro anagrafico dei morti di Genzano per il detto anno, seconda parte, ecco che due registrazioni ci iniziano a svelare qualcosa in più:
Nr. 11 – “L’anno milleottocentonovantotto, addì dieci del mese di maggio a ore dieci e minuti venti nella casa Comunale, Io, Luigi Napoleoni assessore per l’assenza del sindaco, Ufficiale dello Stato Civile del Comune di Genzano di Roma, avendo oggi ricevuto dall’illustrissimo Signor Giudice Istruttore un avviso in data odierna relativo alla morte di cui in appresso e che munito del mio visto inserisco nel volume degli allegati in questo registro, do atto che nelle ore pomeridiane del giorno otto del corrente mese [di maggio] sulla pubblica Via Livia è morto Pace Francesco, figlio del fu Agostino e della Capogrossi Costanza di anni quarantuno, nato e domiciliato a Genzano, bracciante, coniugato con Colangeli Rosa.”
Nr, 12 – “L’anno milleottocentonovantotto, addì dieci del mese di maggio a ore dieci e minuti trenta nella casa Comunale, Io, Luigi Napoleoni assessore per l’assenza del sindaco, Ufficiale dello Stato Civile del Comune di Genzano di Roma, avendo oggi ricevuto dall’illustrissimo Signor Giudice Istruttore un avviso in data odierna relativo alla morte di cui in appresso e che munito del mio visto inserisco nel volume degli allegati in questo registro, do atto che nelle ore pomeridiane del giorno otto del corrente mese [di maggio] sulla pubblica Via Livia è morto Tempesta Antonio figlio dei furono Pasquale e Bono Vincenza, di anni quarantanove, nato a Pecinisco, coniugato con Tovalieri Palma.”
Qualche notizia in più si sarebbe potuta ottenere dalla comunicazione del Giudice istruttore, ma purtroppo sino ad ora non è stato possibile trovare il registro degli allegati, ma sempre nei registri dello Stato Civile di Genzano è stato possibile rintracciare l’estratto dell’atto di nascita Di Francesco Pace:
“… nel giorno ventitre del mese di giugno dell’anno milleottocentocinquantasette nacque in questo comune di Genzano di Roma Pace Francesco da Agostino e Capogrossi Costanza…”
Abbiamo anche l’estratto dell’atto di nascita di Antonio Tempesta:
“L’anno milleottocentoquarantanove il dì due del mese di Aprile alle ore sedici avanti di Noi Vincenzo Maria Orlandi Sindaco, Uffiziale della Stato Civile del Comune di Picinisco, Distretto di Sora, Provincia di Terra di lavoro è comparso Pasquale Tempesta di anni quaranta di professione contadino, domiciliato in questo comune, strada Castellone, quale ci ha presentato un bambino di sesso maschile secondoché abbiamo ocularmente riconosciuto, ed ha dichiarato che lo stesso è nato da Vincenza di Bona sua moglie legittima di anni trentasette di professione contadina domiciliata con esso a da lui dichiarante (…) nel giorno primo del mese di Aprile alle ore ventidue nella casa di propria abitazione (…). Lo stesso ha inoltre dichiarato di dare al fanciullo il nome di Antonio.”
Come abbiamo visto, nell’atto di morte di Antonio Tempesta il cognome della Madre è “Bono”, mentre nell’atto di nascita la Madre è notata come “Di Bona”, constatazione che ci fa supporre che poche persone a Genzano conoscessero i componenti della famiglia Tempesta, tanto da non saperne bene i vari cognomi. Il fatto si potrebbe spiegare con l’atteggiamento non sempre amichevole nei confronti dei braccianti ciociari che negli anni delle prime lotte contadine delle campagne del Lazio venivano considerati crumiri; ma questa è una supposizione ed in seguito cercheremo di mettere a fuoco meglio la situazione. Procediamo con ordine.
La famiglia di Francesco Pace
Abbiamo visto che Francesco Pace fosse genzanese e lo fu anche Agostino, suo padre, come desumiamo dall’atto di morte:
“Si certifica da me infrascritto Vice Curato dell’Insigne Chiesa Collegiata e Parrocchiale della Santissima Trinità in Genzano che Agostino Pace figlio di Gaetano marito di Costanza Capogrossi di anni 53 è morto in questa città il giorno quattordici novembre dell’anno milleottocentosessantanove…”
Francesco, il quale negli atti anagrafici viene indicato come campagnolo, bracciante oppure vignarolo, si era sposato, nel giugno del 1882 a 25 anni, con Rosa Colangeli, di due anni più giovane essendo nata a Genzano il 30 agosto 1860, anche lei vignarola. Era figlia di Vincenzo Colangeli ed Angela Imbastari. Abitavano fino a circa il 1889 in Via Cesarini 13 e poi in Via del Corso 2, entrambi indirizzi di Genzano Vecchio, il quartiere medioevale che si affaccia sul Lago di Nemi.
Dal loro matrimonio nacquero, per quanto è stato possibile trovare fino ad oggi, nel 1882 Arturo, nel 1885 Ghita morta ad appena due mesi d’età, nel 1886 Amelia, nel 1888 Antonio, nel 1890 Agostino, nel 1893 Flora, nel 1895 Mario morto all’inizio dell’anno seguente.
Quando cadde sotto il piombo della soldataglia comandata da qualche zelantissimo ufficialotto sabaudo lasciò dunque cinque minorenni, alcuni in tenera età.
La Famiglia di Antonio Tempesta
Antonio Tempesta, come abbiamo visto, era un “immigrato” ciociaro. Era, come direbbe oggi il telegiornale, un profugo per motivi economici. La distruzione dell’economia e del tessuto socio-economico del Regno di Napoli, dopo l’annessione violenta da parte del Piemonte, di profughi economici ne produsse a piene mani. Una parte se ne andò nelle Americhe, mentre un’altra migrò verso la Campagna Romana, promettendo la capitale del nuovo stato qualche briciola anche per i più poveri. La grande speculazione fondiaria ed edilizia, che portò al cosiddetto scandalo della Banca Romana, aveva in un primo tempo attirato a Roma una gran numero di braccianti e contadini dalla corona di comuni allora agricoli attorno a Roma, manodopera a sua volta in parte rimpiazzata da braccianti provenienti da più lontano. Molti lavoratori i quali a seconda dei lavori tornavano un tempo annualmente, come falciatori, sterpatori, mietitori e così via, iniziarono a stabilirsi nella Campagna Romana, popolando però zone marginali, vivendo per gran parte dell’anno di espedienti.
Antonio Tempesta, dicevamo, era nato a Picinisco, nella frazione di Castellone, una zona montana ai margini dell’odierno Parco Nazionale d’Abruzzo. La sua vicenda è più difficile e sofferta. Sappiamo che si sposò nel 1878 con Palma Tovalieri, la quale era nata il 26 Aprile 1849 ad Atina, altra località di montagna poco distante da Picinisco. Al momento del matrimonio Antonio era domiciliato in Atina, mentre Palma risultava residente si a Genzano, ma nella allora frazione di Ardea.
Mentre Antonio era celibe, Palma era vedova. Il primo marito, Giacinto Caira, nato e residente a Gallinaro -sempre poco lontano da Picinisco- , l’anno prima, era morto all’età di trent’anni ad Ardea.
I documenti anagrafici di solito sono scarni ed essenziali e raccontano solamente una parte della storia. In questo caso possiamo giusto immaginare cosa sia successo, e cioè che Palma, già abitante ad Ardea, aveva sposato un compaesano che era bracciante stagionale. Rimasta vedova, possibilmente a causa della malaria, si risposò con un altro compaesano che probabilmente già conosceva e che ugualmente girava per la campagna in cerca di lavori per sopravvivere.
Anche Antonio ebbe dei figli, e cioè nel 1878 Filippo, nel 1881 Leopoldo, nel 1883 Domenico, nel 1886 Angela e nel 1892 Elvira.
Anche se si erano sposati ad Ardea, Antonio e Palma ben presto traslocarono a Genzano. Attorno al 1881 li troviamo in Via Garibaldi 12, tra l’83 ed il 1890 circa il Via Livia, prima al civico 22 e poi all’82 ed infine in Via Cesarini 14, praticamente vicini di casa di Francesco Pace.
La famiglia Tempesta aveva alla fine dell’ottocento molti membri tra Ardea e Genzano. Una sorella di Antonio, Domenica, era nata a Campomorto, allora frazione di Velletri, fatto che ci dimostra che anche i genitori scendevano annualmente dalle montagne degli Abruzzi per lavorare nelle grandi aziende agricole tra il Vulcano Laziale e la spiaggia del Tirreno.
Sappiamo anche di un fratello, Biagio Francesco Tempesta, il quale egualmente aveva sposato ad Ardea la vedova Maddalena Randolfi, nata sempre a Picinisco, il cui primo marito, Domenico Cocozza era morto a 23 anni a Como durante il servizio militare. Fu probabilmente grazie all’aiuto ed appoggio di Biagio Francesco che Antonio poté affrancarsi da Ardea e trovare qualche sistemazione a Genzano.
Dopo il dramma
Il fatto che fossero vicini di casa ci può far dire che comunque si conoscessero, ed a questo punto possiamo anche pensare che insieme andarono sotto al Comune per manifestare contro l’aumento del prezzo del pane e che si trovassero uno a fianco all’altro nel momento in cui furono uccisi. Il fatto che sia rimasta per tanto tempo una memoria orale dei due veri e propri martiri, significa certamente che la loro morte toccò i sentimenti dei Genzanesi e possiamo ben immaginare che vi fu una concreta solidarietà per venire in aiuto alle due vedove rimaste a dover accudire tanti bambini. Che vi fosse anche qualche aiuto più concreto ce lo fa pensare il fatto che uno dei figli di Antonio, Leopoldo Tempesta, trovò lavoro a Roma come commesso del Credito Popolare e nel 1907 si sposò a Roma con la sarta Giulia Del Pidio, figlia del Fabbro genzanese Luca.
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