Due chiacchiere sul radon
Da molto tempo si parla del radon e della pericolosità derivante dalla sua radioattività, “killer” invisibile, impalpabile e non molto conosciuto. Il radon è un agente oncogeno il cui principale effetto sanitario è il cancro polmonare. Circa l’11% dei 30.000 casi di tumore polmonare che ogni anno si censiscono in Italia
sono a lui ascrivibili. La causa di ciò è la radioattività che, peraltro, non è presente solo nel radon. È importante anche notare l’effetto sinergico tra fumo di tabacco ed esposizione al radon: il rischio di tumore polmonare causato da questo elemento aumenta di 15-25 volte per i fumatori.
Che cos’è la radioattività
La materia è formata da un insieme di molecole. Le molecole sono organizzazioni fisico-chimiche di infinite combinazioni tra atomi diversi. Gli atomi, formati da un nucleo centrale costituito da protoni e neutroni intorno ai quali ruotano gli elettroni, sono classificati in una Tavola periodica degli elementi sulla base del numero di protoni (numero atomico) del nucleo.
Un elemento può contenere nel nucleo un diverso numero di neutroni, producendo quelli che sono chiamati “isotopi“, ovvero elementi caratterizzati da qualità e comportamento chimico equivalenti, ma con alcune proprietà differenti.
Esistono isotopi i cui nuclei sono “instabili” e tendono spontaneamente a trasformarsi verso forme più stabili. Questo fenomeno, definito decadimento nucleare, si sviluppa attraverso l’emissione di energia e/o di particelle da parte del nucleo, generando il fenomeno della radioattività.
L’energia emessa durante le trasformazioni è definita radiazione ionizzante e ha la proprietà di modificare la struttura della materia con la quale interagisce.
I tre tipi di radiazioni classificate (alfa, beta e gamma) rilasciano energie diverse e hanno un diverso potere di penetrazione nella materia. Le particelle alfa non riescono a superare un foglio di carta; le particelle beta sono bloccate da alcuni millimetri di alluminio; per fermare le particelle gamma sono necessari vari centimetri di piombo oppure un blocco di cemento (vedi figura).
Effetti delle radiazioni
Un tessuto biologico che viene colpito da quella interazione può subire un danneggiamento delle sue cellule. Se la quantità e la durata dell’esposizione non sono eccessive, il danno è riparato dai comuni processi di difesa dell’organismo. Nel caso contrario, le cellule interessate possono essere distrutte – dando vita a conseguenze sanitarie sugli individui esposti – oppure (in rari casi) la cellula può subire la modifica del Dna, mantenendo però inalterata la propria capacità riproduttiva ed esponendo quindi l’organismo a una manifestazione degenerativa di tipo cancerogeno.
Come è implicato il radon
Il radon è un gas nobile inerte, inodore, incolore e radioattivo. È il frutto del decadimento del radio, a sua volta proveniente da decadimenti successivi dell’uranio. È presente, in quantità diverse, in tutta la superficie terrestre e contribuisce a formare il fondo di radioattività naturale, che è la quantità di radiazioni ionizzanti dovuta a cause naturali, rilevabile ovunque sulla Terra. Anche alcuni materiali edili (pozzolana, tufo, laterizi, cemento, granito, ecc.) possono emettere piccole quantità di questo gas. La maggior parte del radon che viene inalato è espirata quasi completamente e si disperde nell’aria senza creare danni agli organismi viventi. Per contro, i suoi prodotti di decadimento (radon-222, polonio-218 e polonio-214), a loro volta radioattivi, non sono inerti ma sono dotati di una carica elettrica e si fissano elettricamente alle particelle solide presenti nell’aria (particolati). Una volta inalati, questi “figli” del radon si fermano, in parte, sulla superficie dei tessuti polmonari e da lì irraggiano particelle alfa alle cellule circostanti. Ecco perché il radon agisce solo come trasportatore dei suoi prodotti di decadimento, i quali sono invece i principali responsabili del danno biologico.
I luoghi chiusi
Il decadimento del radon avviene nell’arco di pochi giorni (la radioattività si dimezza in 3-4 giorni) e, trovandosi in un luogo chiuso, la continua seppur minima emissione di questo gas dal terreno e dai materiali con cui è costruita l’abitazione genera elevate concentrazioni dei prodotti di decadimento – anche molte migliaia di volte superiori a quella esterna – tali da rappresentare un rischio eccessivo per gli occupanti.
La probabilità di contrarre il tumore polmonare è proporzionale alla concentrazione di tali gas in aria e al tempo trascorso nei vari ambienti di vita. Di conseguenza, visto che abbiamo un’esposizione continua nel corso dei decenni vissuti all’interno delle abitazioni o dei luoghi di lavoro, è necessario (come peraltro hanno sempre fatto i nostri avi) effettuare frequenti “cambi d’aria” agli ambienti domestici aprendo le finestre o, quando queste manchino (cantine, interrati, grotte, ecc.), predisponendo negli ambienti chiusi opportuni sistemi di ventilazione.
Un servizio per i cittadini
L’Enea, attiva in questo settore da oltre 30 anni, a seguito della Direttiva UE promulgata a dicembre 2013 ha deciso di rafforzare ulteriormente la sua azione nel campo della radioprotezione lanciando il progetto “Sportello Radon”, che permetterà prevalentemente a Pubbliche Amministrazioni e a organizzazioni di categoria di attivare direttamente, presso la propria realtà territoriale (Comune, Provincia, luoghi industriali, ecc.), i servizi di informazione, misurazione e valutazione del rischio radon. Oltre al Servizio di misurazione, l’enea potrà garantire l’azione informativa e formativa sul territorio e, attraverso i propri esperti, fornire la valutazione del rischio associato ai risultati del monitoraggio e, ove necessario, valutazioni dosimetriche specifiche, nonché indicazioni dei criteri per interventi di bonifica degli edifici e di verifica dell’efficacia. (www.irp.enea.it/it/servizi/servizi-attivazione-sportello-radon)
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