Dove è finito don Mark?
Abbiamo seguito con attenzione (sia pur ‘da remoto’, via streaming) i saluti di addio rivolti al presule emerito il 4 novembre scorso. Per la verità si è rimasti un po’ perplessi, in quanto dopo la serie di regali, medaglie, icone, reiterate richieste di contributi da elargire alla scuola parrocchiale elementare della diocesi di provenienza, ecc., ci saremmo aspettati un sobrio e obiettivo esame sui 14 anni di episcopato nella chiesa tuscolana, invece abbiamo ascoltato lunghi e ossequiosi panegirici, tanto che alla fine dei discorsi, pensavamo già di dover attenderci l’acclamazione unanime dai ‘fedeli’ presenti:…”Santo subito”!
Ma per fortuna almeno questo non è avvenuto, e tuttavia ci sembra che dai prolissi panegirici – espressi con ‘verità e umiltà’ (?!) – si possano estrapolare timidamente, tra le tante, alcune affermazioni che ci sembrano per lo meno opinabili. Ad esempio, in una sorta di bilancio economico (condiviso anche dal vicario generale) presentato in cattedrale, si fa notare il “suo richiamo premuroso e perseverante alla partecipazione all’Eucarestia e, in particolare, nella Messa della Domenica”. Su questo aspetto il nuovo vescovo tuscolano ha potuto certamente constatare come nella Messa domenicale delle 11,30 in Cattedrale – ‘officiata’ da quattordici anni sempre dal precedente presule – i fedeli fossero rimasti veramente… pochini. Infatti negli anni si è assistito ad una costante diaspora da tale celebrazione (e non certo a causa della… secolarizzazione); una volta al mese poi, espressa anche in latino! Ma un altro punto presentato nel ‘panegirico’ è quello de l’utilizzo di paramenti di pregio in occasione di Solennità liturgiche. Sono ormai noti i commenti dei fedeli allo sfoggio di pianete del Settecento! Nostalgico desiderio di ritorno al Concilio tridentino!
Ci si pone poi anche un interrogativo dopo che si è ascoltato che, “per tutti gli interventi realizzati e in corso non sono stati assunti mutui e le disponibilità che lascia alla Diocesi sono almeno 5 volte superiori alle necessità finanziarie occorrenti per le opere di completamento” (!). Ora ci si chiede: se esiste (e non vogliamo metterlo in dubbio) tutto questo surplus finanziario, come mai i lavori per riparare il tetto della Cattedrale (e non solo) sono stati sospesi da alcuni mesi per mancanza di fondi (come ci ha confermato anche il parroco)? In quanto al discorso del vicario, ci limitiamo solo a quest’altra ‘perla’: “Per far crescere in tutto il popolo di Dio il senso della comunione e della corresponsabilità, ha fortemente promosso le Unità Pastorali della Diocesi, dei Consigli Pastorali in ogni parrocchia dove i laici sono chiamati a partecipare direttamente alla vita e alla missione della Chiesa e a collaborare coi propri parroci alla conduzione pastorale delle parrocchie che certamente va nella direzione di far crescere insieme tutta la Chiesa, sacerdoti e laici, religiosi e religiose, dando a tutti voce in spirito di corresponsabilità”. Sono in tanti infatti ad essersi trovati di fronte alle pur necessarie ‘unità pastorali’ senza una condivisa consultazione e ad aver constatato questa presunta ‘corresponsabilità’…dopo ogni insindacabile decisione imposta dall’alto e mai riveduta o ‘corretta’. Ma tant’è, all’adulazione non ci sono limiti e così si è preferito nascondere la polvere sotto il tappeto, mentre le critiche sono state a volte da alcuni rintuzzate con una falsa interpretazione della carità, e certamente non si è dato retta a quanto affermava il noto teologo Congar già 50 anni fa: “vi è una critica necessaria che, ben lungi dall’essere contro la Chiesa, deve sussistere in essa come un elemento della sua vita”, e oggi papa Francesco invita ogni Vescovo, nella sua missione di favorire una comunione dinamica, aperta e missionaria, a stimolare e ricercare la maturazione degli organismi di partecipazione proposti dal Codice di diritto canonico e di altre forme di dialogo pastorale, con il desiderio di ascoltare tutti e non solo alcuni, sempre pronti a fargli i complimenti!
E qui veniamo anche al titolo di questo nostro articolo. La ‘corresponsabilità’ – chiunque lo ha constatato – è stata per lo più a senso unico. Chi dissentiva, soprattutto se capace e attivo, veniva ‘cortesemente’ e costantemente invitato a…cambiare aria. A tal proposito, l’aria nuova ha dovuto cercarsela altrove anche don Mark Pinto, per alcuni anni prezioso collaboratore nella parrocchia di san Pietro(cattedrale), il quale, ormai un anno fa, ha dovuto andarsene addirittura negli Stati Uniti in una diocesi ed in una parrocchia dove, non solo è stato accolto a braccia aperte e con entusiasmo dal vescovo locale, dai parroci e fedeli, ma gli si prospettano incarichi di alto profilo (sperando che qualcuno dalla nostra Penisola non gli metta ancora i bastoni tra le ruote, magari appellandosi alla presunta ‘logica’ del rispetto dei…contratti. Quasi fossimo al mercato delle vacche!). Chi è rimasto in contatto con don Mark (e con altri sacerdoti non valorizzati ma…allontanati a suo tempo) se da una parte, ne può confermare il rimpianto per aver dovuto lasciare amici e fedeli parrocchiani di Frascati e della diocesi, nello stesso tempo però ne condivide la gioia per aver trovato un approdo entusiasmante, aperta accoglienza e un corresponsabile impegno. Per fortuna le vie del Signore sono infinite mentre noi ci accingiamo non solo a voltare pagina, ma a chiudere un libro.
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