Don Giovanni Busco
È mancato negli ultimi giorni del 2010 Monsignor Giovanni Busco, Arciprete parroco nella parrocchia Santa Maria Assunta in Cielo a Rocca di Papa fino al 2005, prima ancora parroco di Frascati. Di lui, della sua vita pastorale molto è stato detto anche nei precedenti numeri di Controluce, ma mi piace ricordare il giorno in cui l’ho conosciuto. Ero una giovane supplente nella scuola elementare (ancora si chiamava così) di Villa Sciarra a Frascati e un giorno entrò un sacerdote esuberante e trascinatore per l’ora di religione nella classe dove sostituivo la collega di turno. Ricordo che poco mancava alla festività della Pasqua e con i bambini avevamo organizzato un lavoretto da regalare alle famiglie. Era un piccolo Crocifisso di legno fatto con le mollette. Il lavoro era venuto molto bene e Don Giovanni benedì quelle piccole croci di legno che divennero così un simbolo sacro. Ne avevo preparato uno in più e ancora oggi lo conservo, in una stanza della mia casa e tutti gli anni, prima di Pasqua non manco di mettere vicino il ramoscello di olivo benedetto, preso in chiesa la domenica delle Palme. Le sue lezioni a scuola erano un divertimento per tutti: rendeva interessante e piacevole ogni argomento e con la sua voce impostata, da vero attore, catturava l’attenzione dei presenti. Al termine, prima di andare via, non mancava mai di cantare con i bambini divertenti canzoncine e filastrocche che venivano sottolineate con i movimenti del corpo e delle mani. Si muoveva come un vero e proprio direttore d’orchestra e tutti attendevano proprio questo epilogo che sottintendeva un prossimo incontro la settimana successiva. Poi la scuola divenne laica e una volta lo sentii dire, dispiaciuto, che non gli era stato consentito di entrare per benedire l’inizio di un nuovo anno scolastico. Ebbi modo di vivere con lui un altro bel momento scolastico molti anni dopo, quando si rese disponibile ad accogliere un gruppo di ospiti calabresi di Gerace (RC): erano alunni di una V, con i quali i bambini di una classe parallela di Rocca di Papa avevano avviato una corrispondenza scolastica durata tutto il ciclo delle elementari. Accompagnati dai loro insegnanti e dalla loro direttrice didattica (si chiamava ancora così anche questa figura istituzionale) furono ricevuti da Don Giovanni, insieme ai nostri bambini, nella Chiesa del Crocifisso, da poco restaurata. Là il nostro parroco illustrò la storia del nostro paese e di quella che era stata la prima parrocchia del borgo medievale, prima ancora chiesetta inglobata nel Castello; raccontò chi l’aveva restaurata, quali erano le opere presenti nel sacro ambiente e, usciti nella piazzetta antistante, mostrò loro lo splendido panorama, indicando e nominando paesi, città e ogni altro elemento geografico del territorio. Poi, prima di accompagnarci nel Duomo, attraversando il borgo cittadino, la solita canzoncina mimata e cantata chiuse quel momento didattico e ci avviammo festanti e vocianti. Nella grande Chiesa dell’Assunta guidò adulti e bambini passo passo, spiegando e illustrando opere e monumenti, soffermando l’interesse generale sull’antico battistero; ma il momento più emozionante fu quando ci aprì le porte dell’archivio parrocchiale, facendo leggere e toccare con mano a tutti, i grandi libri della Parrocchia: nomi e date delle nascite e delle morti di antichi Rocchegiani, donne, uomini e bambini, scritte in un italiano arcaico, fecero scattare in tutti una commozione senza fine. Non meno affascinati sono rimasti i visitatori quando mostrò loro i tesori del piccolo museo della Parrocchia: calici d’oro, abiti talari e così via. Ricordo che l’allora Direttrice didattica di Gerace mi parlava con entusiasmo dell’accoglienza ricevuta nel nostro territorio, sottolineando la simpatia, la competenza e la grande disponibilità di Don Giovanni, dal quale era rimasta particolarmente affascinata. Sempre disponibile, sapeva trovare le parole giuste quando qualcuno aveva il bisogno di aprirsi, confidarsi: umano, generoso, cordiale e soprattutto “leggero” nel suo modo di porsi, mai si sottraeva ad una richiesta di aiuto morale e materiale. Con lui la preghiera diventava spontaneo momento di comunione tra i fedeli e Dio Padre. Ammiravo in lui il fatto che indossasse la tonaca ed anche il grande spirito di obbedienza e devozione: sempre lo ricorderò nel suo abito talare in preghiera, le mani giunte e gli occhi rivolti al cielo; l’ho immaginato in un momento non facile, come tutti noi nella vita, momento in cui il Signore lo ha messo alla prova facendogli vivere qualcosa di doloroso e toccante quale può essere la perdita di una persona cara o il provare la difficoltà di un voto di obbedienza… Eppure sempre in lui c’era il sorriso, il saluto, la grande fede che trasmetteva in tutti noi in ogni attimo della sua esistenza, durante la quale mai è mancato il pensiero per i poveri, per i sofferenti, per i bisognosi, per le anime che andavano ricondotte al Padre. Ed ora al Padre è tornato: mi piace immaginarlo tra gli angioletti dirigere un coro festoso, con il suo solito entusiasmo e il gentile sorriso di sempre.
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