Dietro le quinte del Festival del Film di Roma
Festival del Film di Roma: 2 milioni di deficit. Edizione 2014 a rischio. Tra spinte, ritardi, code interminabili e scarsa organizzazione è tempo di bilanci. Non solo sorrisi, applausi e vip. Ma anche sequestri di cellulare, lividi, attrezzature danneggiate, pressbook consegnati in ritardo, file inutili, personale scortese e favoritismi.
Benvenuti nel “dietro le quinte” del Festival Internazionale del Film di Roma. Da quello che i giornali pubblicano, si direbbe un gran successo. Eppure sono tanti i nei di una manifestazione ambiziosa ma, allo stesso tempo, sofferente di una organizzazione che, troppe volte, fa acqua. Tanta acqua. E che, secondo alcuni rumors, potrebbe non tornare per il 2014. Ma andiamo con calma. Ed iniziamo con i numeri dell’ottava edizione del Festival Internazionale provenienti dal The Business Street, il mercato del Festival di Roma: +10% di accreditati, +15% di buyers, +30% di accrediti internazionali ed hanno partecipato 49 paesi con 100 proiezioni. 2620 film visionati provenienti da 76 paesi: 1542 lunghi e 1078 corti. 18 i Film in concorso di cui 12 in prima mondiale 5 in prima internazionale. Ed ha vinto l’Italia: il Marc’Aurelio d’Oro al miglior film va a “Tir” del friulano Alberto Fasulo. Premiati come migliori attori Scarlett Johansson e Matthew McConaughey.
Un’edizione che ha saputo conquistare largo spazio mediatico: 5170 articoli sul web, 1154 articoli sui quotidiani nazionali e oltre 150 mila presenze stimate in 10 giorni.
Cerimonia d’apertura con la bella Sabrina Ferilli che parla romano. Fervidi complimenti al Direttore per aver portato tanti buoni vip dall’estero. Ma, per un festival che si autoproclama “internazionale”, saranno sufficienti? Sul Red Carpet abbiamo visto sfilare come al solito troppe personalità che non hanno nulla a che fare con il Cinema. Politici, soubrette e tanti volti sconosciuti,nonostante Muller avesse lasciato “scoperti” tappeti di altri film, vedi “Out of the Furnace”, dove il red carpet è stato riempito da Vinicio Marchioni e la Cucinotta.
Hunger Games. Parlare di delirio è inutile. Gente che ha dormito lì, in attesa dei propri beniamini. Che avrebbero dovuto calcare il red carpet la mattina successiva. Alcuni partecipanti interpellati ricordano la sveglia alle 6 del mattino, per una proiezione che sarebbe dovuta partire alle 8:30: «incredibile levataccia!». Ma non era tutto. Per entrare nelle sale gli addetti ai lavori hanno dovuto subire gli insulti e gli spintoni dei fan lì presenti. E, per qualcuno, questo ha provocato anche danni alle attrezzature e lividi, finchè, solo dopo molte insistenze, l’organizzazione ha provveduto ad aprire un ingresso secondario per gli addetti ai lavori. Molti i disagi causati dal folto pubblico: Il red carpet era assiepato di ragazzine urlanti che aspettavano i personaggi della saga di Hunger Games dalla sera precedente, accampate. Tra le altre criticità: un elenco di inspiegabili «no» agli zaini. Ritardi ingiustificabili durante le proiezioni per il pubblico. Sale spesso lasciate con ampi spazi vuoti e partecipanti accreditati bloccati all’esterno perché «tutto esaurito». Wi-fi inesistente in sala stampa”. E ancora “l’assenza dei pressbook che mancavano sul sito o arrivavano in ritardo, era vietato fotografare in conferenza stampa, e per alcune anteprime hanno perfino confiscato i cellulari di alcuni addetti ai lavori. Infine, molti hanno lamentato l’imposizione de «i soliti prezzi eccessivi dei pochissimi punti ristoro che si possono trovare nei pressi dell’Auditorium, il calendario stampa, con orari improponibili e varie proiezioni dislocate in posti diversi alla stessa ora, il responso della giuria, la snervante lentezza nel fare entrare la gente in sala, le file all’italiana in cui tutto è possibile».
Premiazioni: il fatto che abbia vinto un documentario e che alla premiazione non ci fosse neanche un premiato importante, può sembrare una cosa tristissima. Mentre fa sorridere che Scarlett Johansson abbia vinto il premio come migliore attrice in un film in cui neanche compare, dove c’è solo la sua voce. Che, ovviamente, in Italia sarà doppiata. Una premiazione senza applausi, senza premiati ma con tanti delegati, senza emozioni, per un livello più che sufficiente dei film in concorso.
L’atmosfera. L’Auditorium Parco della Musica , ancora una volta si è mostrato impeccabile nell’ospitalità, rendendo felici le masse di bambini giunte al mattino, per le proiezioni di Alice nella città, e i tanti romani accorsi a bordo red carpet solo per curiosare.
Il futuro. Ancora molto incerto il destino del Festival per la sua edizione numero nove. Anche il contratto di Marco Müller – Direttore Artistico della manifestazione – sembrerebbe in chiusura. Voci di corridoio sottolineano non completa soddisfazione dai piani alti,soprattutto da un punto di vista economico. Ma se il Festival del Cinema di Roma non tornasse nel 2014, sarebbe un vero peccato.
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