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Il risveglio della voce solista di un lottatore rampante che compone la sua prima favola horror con una trama di fantasia condita di immaginifica poesia, dal titolo Un giorno di gioia, per Bompiani editore, presentato al Teatro Artemisio di Velletri giovedì 5 giugno alla presenza di un folto pubblico di amici simpatizzanti ed estimatori. Non c’è nulla di autobiografico questa volta, ma il protagonista, portato in scena a sorpresa dallo stesso autore, neanche a dirlo è il suo riflesso allo specchio. L’accomuna la morte del padre in tenera età, la storia di un’infanzia rubata e una vita segnata da gioie e dolori, che filtrando le emozioni trascolorano in un tempo fuggitivo, crudele, dolcissimo, amaro, senza fine. Straordinario serbatoio di una memoria che diventa eterna grazie all’arte, che è creazione ed evento. L’Arte come un Mandala per lenire le ferite, per liberarsi dagli orrori, per raccontare la disperazione nell’orizzonte di esistenze vissute fino in fondo nel bene e nel male. Schegge e barlumi di un ricco archivio di voci che ruota intorno a tessere impazzite di uno stesso mosaico. Una galleria di situazioni intrise di passioni, ambizioni, vizi e virtù in fotofinish.
«Non c’è una geografia di luoghi» dice l’Assessore alla cultura Emanuela Treggiari «ma una geografia del corpo e dell’anima». Il Castello è l’unico luogo in cui transitano disincanti e incertezze, estasi e visioni, innamoramenti e afflizioni, in un meraviglioso e intricato ingranaggio di parole senza tempo, che sole possono condurre all’Epifania. (foto U. Savo)