Devastazione appenninica per un gas che non ci serve…
Senza neppure attendere l’esito della campagna di monitoraggio dell’aria richiesta dalle prescrizioni della VIA, è stata rilasciata l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per l’esercizio della centrale di compressione gas della società Snam Rete Gas sita nel Comune di Sulmona (AQ), zona ad alto rischio sismico e nei pressi della faglia attiva del Monte Morrone.
L’impianto dovrebbe essere utilizzato per il futuro gasdotto “Linea Adriatica”, che a dispetto del suo nome attraverserebbe da sud a nord le aree appenniniche più altamente sismiche del nostro Paese, nonché di eccezionale valenza ambientale e paesaggistica, dunque con la sottrazione di centinaia di ettari di terreni agricoli e l’abbattimento e l’eradicazione di almeno cinque milioni di alberi (Rete Ambientalista).
Un po’ di cronistoria:
“Il progetto TAP è stato approvato durante il governo Monti ed il tracciato è iniziato sotto i governi Renzi e Gentiloni (Di Maio aveva promesso di chiuderlo in campagna elettorale, ora non lo può fare perché, dice lui, ci sarebbe da pagare la penale. Salvini invece è convinto di andare avanti… quindi in un modo o nell’altro Di Maio e Salvini fanno esattamente come Renzi e Gentiloni e la stessa cosa dicasi per il governissimo Draghi che tutti li comprende.
Con una scusa o con l’altra il TAP va avanti… (a vantaggio di chi?). Evidentemente qualsiasi governo italiano non può esimersi dal sostenerlo poiché è un progetto obbligato, per ragioni geopolitiche superiori. La persistenza del rischio sismico mi fa molto temere per i rischi al nostro territorio dell’avanzata del gasdotto Snam Rete Adriatica Brindisi-Minerbio (e proprio a Minerbio, sembra che il gas verrebbe stipato per essere poi inviato al nord Europa).
Tutto il percorso TAP attraversa zone sismiche con condotte del diametro di ben 120 cm, un’infrastruttura di quasi 700 km di lunghezza (collegata a sua volta al TAP dell’Azerbaigian), che sta attraversando tutte le aree a più elevato rischio terremoti dell’Italia centrale, compresi ben tre crateri sismici tra Umbria, Marche ed Abruzzo e la stessa Emilia, nonché le zone di alto pregio naturalistico dell’Appennino (considerando -inoltre- che a lato, come non bastasse, insiste il fracking delle trivelle nell’Adriatico, anche questo progetto è stato recentemente reiterato dal ministro Cingolani del governissimo Draghi).
Queste opere servono esclusivamente al progetto di trasformare il nostro paese in un HUB DEL GAS, per l’import/export di metano, riservato al profitto del proponente. Sono scelte imposte dall’alto, non giustificate da finalità di pubblica utilità, perché il gas che attraverserà il metanodotto non serve al fabbisogno del Paese ma alle operazioni commerciali private della Snam sul mercato internazionale degli idrocarburi.
Con una vera e propria beffa, si scaricano i costi di un’infrastruttura inutile e dannosa sulle bollette di tutti gli italiani e tutti i rischi sulle comunità locali, che dovranno pagarne i pesanti effetti sul turismo, sull’agricoltura, su un’economia locale già messa gravemente in ginocchio.
La decisione di trasformare l’Italia in un HUB DEL GAS è stata presa senza alcun dibattito pubblico e senza Valutazione Ambientale Strategica, in un paese che è tra i più vulnerabili in Europa per il rischio sismico e quello idrogeologico.”
Paolo D’Arpini – Rete Bioregionale Italiana
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