Dentro un quadro dell’Infiorata…
Un lungo cammino, quello emerso dai documenti ufficiali ritrovati, ma chissà se non da molto prima, la storia di una grande opera d’arte. L’arte e la maestria degli ‘infioratori’ si fondono, per dare corpo a questo autentico spettacolo, con la bravura, il sudore e la dedizione di tanti, che, celati dietro le quinte, permettono, con il loro volontariato, che l’opera sia completata e risulti migliore dei bozzetti. Sfida ardua, visti i materiali effimeri di cui si dispone. È una fatica lontana dal riflettori e dalla ribalta; molte generazioni di genzanesi si sono avvicendate nel corso degli anni in questo lavoro; è il vanto della tradizione, qui non ci sono premi, non ci sono primi, è la festa del Corpus Domini, si è tutti eguali. Quest’anno i quadri floreali hanno riguardato i 150 anni del’Unità d’Italia, Giovanni Paolo II, il pontefice beato, la natura con il verde ecologico, e l’omaggio alle donne. Così quando, un mese prima dell’evento, mi chiesero se potevo occuparmi (con altri infioratori, Leuti S., Canterani R., Giacchetti A., D’Ambrosio L.) della realizzazione del quadro ospite, ho risposto affermativamente Poi ho saputo e visto il dipinto in acrilico del Maestro Ennio Calabria, una tela di 70 X100 cm, dal titolo “Il percorso dell’identità” , nel quale l’autore « ha immaginato i tre colori della bandiera italiana come tre componenti fondamentali della personalità psichica dell’italiano. Quindi,l’opera cerca di rappresentare il percorso, tuttora travagliato, verso l’effettiva unificazione del nostro Paese. Ritenendo che tale unità politica e morale non possa che realizzarsi attraverso un processo di unificazione della personalità dei singoli individui …» E così come non è facile fare gli italiani, non è stato semplice realizzare il quadro. Quando la domenica, all’ora di pranzo, sotto ad un sole cocente, esausti, al termine della fatica – era dalle ore 20 circa del sabato sera che stavamo sul quadro – ho incontrato per la prima volta personalmente il Maestro Calabria, persona a modo, spigliata, estroversa, modesta ed niente affatto vanagloriosa, gli ho chiesto se potevamo darci del tu, si è subito dichiarato d’accordo ed è entrato nel gioco delle parti, e non poteva essere altrimenti vista la sua esperienza di vita e la sua personalità. A ciò sono seguite mie lamentele per la difficoltà di realizzare tinte sfumate come il rosa e l’arancione; comunque è stato bravissimo, e credo già lo sapesse che i suoi quadri sono stupendi e particolari, ma non proprio idonei per essere realizzati con tinte uniche e decise come i fiori. Però ha sorriso ed ha detto che era di buon auspicio poter tornare dopo altri 18 anni ancora per la terza volta; era dispiaciuto ma il suo stile era, è, e sarà sempre quello. Lo stile di un grande. A mia volta mi sono scusato perché essendo il quadro ospite ho dovuto farlo in estemporanea, di getto, senza possibilità di arrangiarmi e prepararmi prima con materiali più fini. Ho detto che la mia valutazione (anche se il maestro Ennio diceva di non valutarmi perché il suo era un quadro particolare,) sulla capacità di realizzazione era 5,5, al massimo appena la sufficienza. Ebbene questa è stato il mio calarmi, per oltre una notte, in un quadro dell’Infiorata. Dovrò scrivere senz’altro al pittore Ennio Calabria (cercherò un recapito dell’esimio maestro) che non ho salutato, perché in quei giorni dell’infiorata ero anche impegnato con gli espositori sul corso dello scultore Umberto Roccia, con le Mostre di palazzo Sforza Cesarini, e con la mostra di fine anno degli allievi della Scuola Amatoriale di Pittura dell’Ass. “Pegaso e de L’istantanea sud” di Franca Fratalocchi.
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