Notizie in Controluce

Denti bianchi
Zadie Smith
9788804498742
Mondadori
€ 9,40 e-book disponibile € 6,99
Copertina:
Adesso, proprio adesso che è appena uscito in Italia il suo ultimo romanzo NW, leggete il libro d’esordio della Smith, scrittrice britannica di origine giamaicana: c’è l’estate da attraversare e le sue, oltre, cinquecento pagine vi faranno una gran bella compagnia. Denti bianchi dimostra una volta di più l’inutilità di ogni categoria nella scrittura di qualità: i dialoghi scaltri e le intuizioni, sorprendenti per un’autrice che al momento della redazione del testo aveva circa vent’anni, l’ironia sottile o feroce che attraversa tutto il libro sono gli ingredienti della storia.

La vicenda dell’amicizia tra il bengalese Samad e l’inglese Archie nata e consolidatasi durante la prima guerra mondiale e proseguita al ritorno. Nella seconda vita i due maturi ex commilitoni sposano ragazze molto più giovani, pratiche ed interessate quanto loro a ‘sistemarsi’ e niente più, e fanno figli vivendo un presente tanto minimalista e squallido tanto simile a molte ordinarie esistenze se osservate solo da un implacabile occhio esterno. Ogni racconto, anche quello che sembra il più inconfessabile, è toccato dalla grazia che ne fa un frammento di umanità evitando di trasformarlo in dramma consumato e rendendolo, invece, strumento di nuovi inizi. Gli argomenti sono tanti: la religione, qui quella dei Testimoni di Geova, la convivenza razziale (con godibili racconti di decantate ascendenze ‘le profonde radici…’ vivi tutt’al più nella memoria di un bisnipote e di discendenze insipienti sul significato di bianchitudine e neritudine dove pare che bianco, alla fine, possa aggettivare solo cose come l’apparenza di una schiera dentale (?)); i rapporti fra generazioni, le aspettative dei protagonisti, il colonialismo culturale nemmeno tanto assente nella mentalità della istruita middleclass britannica anni ’80 rappresentata dai debordanti Chalfen. Si ride, si sorride, dall’inizio alla fine: il pub O’Connell è una specie di ‘da Boe’ (Moe’s nell’originale) al bancone del quale stanno Samad e Archie come potrebbe starci Homer Simpson con alcune ovvie differenze. Per sentirsi meno medi fra altre medietà, ripetere all’infinito le storie di famiglia schierando saliere e bicchieri come pedine di una storia; spaccare il capello in quattro come accadeva fra quelle generazioni nate prima dell’era televisiva, quando incontrare altri e discutere era ancora una fra le migliori occupazioni umane. Le mogli e i figli di cotanti padri, Clara, Alsana, Millat, Magid, Irie e nipoti e zii e nonna Hortense hanno anche loro le loro storie trasversali alla Storia da raccontare. Alla fine tutto sarà chiaro: la chiarezza, e così la propria ‘chiara ascendenza’, sembrano solo chimere da rompiscatole. L’atto di emigrare sembra modificare, per sempre, il racconto di chi parte, di chi crede di ospitare ‘in casa propria’, di chi prova a tornare sui propri passi. (Serena Grizi)