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Democrazia: quali alternative?

Democrazia: quali alternative?
Novembre 17
16:29 2014

Pieter Bruegel il Vecchio, Giochi di bambini, 1560Nelle democrazie più consolidate sembra inarrestabile il fenomeno dell’apatia politica che coinvolge spesso la metà circa degli aventi diritto al voto. Resiste il sentimento di appartenenza a una nazione, ma si fa più forte la consapevolezza che lo Stato, sia pure espressione di rappresentanza e quindi democratico, non abbia la capacità di governare i fenomeni, nazionali e globali, che caratterizzano la nostra epoca.

Si consolida la sensazione che i Governi non siano stati in grado di tradurre gli strumenti propri del ‘sistema’ in azioni adatte a porre rimedio al perdurare della grave crisi economica e ai suoi effetti devastanti sulle classi più deboli, come ai conflitti locali che numerosi scuotono il mondo.
Il complesso di diritti e libertà proprio delle democrazie, con le differenze derivanti dalle culture nazionali e dai diversi complessi normativi, dovrebbe in teoria generare regole e istituti al fine di garantire il benessere di tutti i cittadini. Se consideriamo la realtà del nostro Paese, è indiscutibile che i centri di potere, radicati e chiusi a riccio, abbiano funzionato egregiamente per garantire la propria sopravvivenza e difendere intessessi corporativi, come testimonia il dilagare del voto di scambio a danno di quello di opinione; mentre precari, disoccupati a vita e quanti perdono il lavoro a 50 o 60 anni sono di fatto esclusi dal godimento di alcune prerogative primarie che il sistema riconosce come fondanti e che dovrebbe assicurare a tutti i cittadini.

Il consolidarsi di un divario
Si è interrotto il rapporto tra il cittadino e lo Stato, fatto di equilibrio tra diritti e doveri, in cambio di tutela e sicurezza. Libertà e opportunità di crescita per tutti sono mancate sotto la somma sempre più pesante delle disuguaglianze che hanno logorato il tessuto della nostra società, dove le differenze sono sempre esistite, ma vincitori e vinti, nel ripetersi dei cicli economici, erano resi solidali dal patto di corresponsabilità per la costruzione di una collettività più giusta nell’assicurare sostegno e progresso per tutti.
Si percepisce chiaramente che la politica non ha avuto la capacità di tradurre la rappresentatività delle istituzioni in equità fiscale, responsabilità collettiva nella gestione e nella redistribuzione della ricchezza prodotta; ancora meno, di incidere in qualche misura sulla galassia internazionale poco trasparente dei flussi finanziari, delle risorse economiche globali e delle informazioni. Anche della Ue, istituzione sopranazionale che ci è più vicina, percepiamo forte la mancanza di reale attenzione alle necessità dei popoli che rappresenta. Conosciamo i vincoli che ci impone, ma li subiamo come indebiti, consapevoli di aver legittimato un’autorità democraticamente eletta non ancora in grado di governare la politica e l’economia europee secondo una logica di effettiva coesione federale, che sappia valorizzare pienamente le potenzialità di ciascuno Stato dell’Unione e lo sostenga efficacemente nelle contingenze negative.

Le garanzie per tutti
Senza averne forse piena coscienza stiamo valutando i limiti e la capacità di sopravvivenza del sistema democratico come ereditato dal secolo precedente. Ma cos’è questo se non un esercizio di democrazia? Nel praticarlo dovremmo avere ben presenti alcuni fenomeni inquietanti, quali le risorgenti istanze separatiste che riporterebbero l’Europa nel suo insieme e alcuni Stati indietro di secoli, la rinascita prepotente di ideologie di estrema destra, il riarmo e il ritorno all’imperialismo con il consolidarsi dell’oligarchia a Mosca, la condanna a morte lanciata dalla sfida islamista.
Modi diversi di predicare ed esercitare il potere, tutti lontani dal fondamento dello Stato moderno come inteso dalla nostra cultura politica di democrazia ‘occidentale’, che ha per obiettivi l’interesse comune, garanzie per tutti i cittadini rispettando le diversità; un’identità faticosamente acquisita, che dovrebbe essere rifondata nelle coscienze e praticata dalle istituzioni, ma decisamente difesa nel suo progredire, secondo gli ideali del rinnovamento graduale della società attraverso il libero confronto delle idee, il cambiamento delle mentalità e del modo di vivere la comunità, il rifiuto del fanatismo che vuole imporre con la forza la sua verità.

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