Delmira Agustini – 5 – Un caso nella poesia ispanoamericana [1a parte]
L’Uruguay, attraverso la figura di Delmira Agustini, apporta nuova linfa al contesto letterario ispanoamericano, è il paese dove si ravvisano i primi palesi tratti erotici nella poesia femminile. E’ qui che si rende possibile quel substrato culturale, contraddittorio ma permeabile, affinché un personaggio come lei prenda consistenza. Icona di progresso, emancipazione ed indipendenza, nondimeno femminile, fragile e sensibile; è considerata una delle più straordinarie voci tra le donne e non solo della modernità latinoamericana. Per la cronaca, da noi le donne nel ’46 andranno a votare, mentre per i “mondiali” gli uruguaiani dovranno attendere quelli del ’50 (strano intreccio compartito tra “due mondi” quello delle prime quattro edizioni della coppa Rimet). E’ Ruben Dario in persona a dare solennità al caso Agustini e, nel ’12, durante il suo soggiorno a Montevideo, commenta a tal proposito: “Tra quante donne oggi scrivono in versi, nessuna mi ha impressionato nello spirito come Delmira Agustini, per la sua anima senza veli ed il suo cuore in fiore. E’ la prima volta che compare in lingua spagnola un’anima femminile nell’orgoglio della verità della sua innocenza e del suo amore, per non essere Santa Teresa, nella sua esaltazione divina”. Con “Los calices vacios”, ultimo libro pubblicato in vita da Delmira, lo stesso Dario curerà l’introduzione ribadendo l’aspetto mistico del suo erotismo e sottolineandone lo spessore quale raro esempio d’intuizione e genialità. Sono versi “ sinceri e poco meditati” è la definizione che ne dà la stessa Delmira in una nota alla prima edizione del ’13. Arturo Sergio Visca, a proposito della sua scrittura, ci dice: “la sua non era una poesia mistica, bensì di sesso puro”. Alberto Zum Felze, che realizza uno studio critico per l’edizione completa delle sue poesie, nega sensualità alla poetica dell’autrice definendola intollerabile i tempi. Sostiene che, chi vede in Delmira soltanto una poesia erotica, è preda di un grosso errore; nei suoi versi c’è un profondo erotismo, ma che trascende la carne come pure la comprende. Al di là delle interpretazioni, c’è una mistica del sesso che riporta alla memoria Anaïs Nin: tutta la volontà di affrontare e determinare il proprio destino di donna e artista dando coraggiosamente forma all’irrazionale, liberandosi da falsità e convenzioni. Ma qui siamo già nel pieno del ventesimo secolo e, attraverso il femminismo, cadono, palesemente, veli ed allegorie. L’autrice, pur essendo saldamente ancorata a valori e riferimenti del modernismo, risente di certi modelli europei formativi, soprattutto francesi, e di un linguaggio “intossicato” dal romanticismo, dove l’erotismo libera spirito e corpo superando i limiti della ricerca vincolata al solo divino, al puro ideale. Il fenomeno modernista, perseguendo un desiderio di conoscenza della realtà attraverso la rivelazione delle forme ed interpretandone allo stesso tempo il mistero, è un percorso che agevola e sviluppa fortemente la trascendenza nel dialogo tra carnalità e spiritualità intrapresa dall’Agustini. El libro blanco (Frágil) e Cantos de la mañana, rispettivamente del 1907 e del ’10, sono gli altri due precedenti libri pubblicati da lei in vita. Molte delle poesie contenute in queste raccolte sono già uscite su riviste ed alcune sono state già tradotte anche in francese. Ma è nel 1902 che Delmira inizia la sua attività artistica attraverso la rivista “La alborada”, dove tiene una rubrica scrivendo sotto pseudonimo di Joujou. Ha solo sedici anni, ma inizia toccando subito temi sociali, come quella del distacco delle donne dal mondo culturale (altro argomento tanto caro ad Anaïs Nin in tempi più recenti).
(Segue)
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