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Delmira Agustini – 3 – Un’esistenza dissociata nella poesia [1° parte]

Delmira Agustini – 3 – Un’esistenza dissociata nella poesia [1° parte]
Maggio 01
02:00 2007

L’Uruguay, molto prima del resto del mondo, accetta il divorzio, il rispetto per la dignità della donna (nel ’38, mentre noi vinciamo il secondo “mondiale”, qui le donne vanno a votare) ed una più ampia tolleranza verso il prossimo ma resta, tuttora, un paese relativamente piccolo e con qualcosa di conservatore. La famiglia di Delmira, al di là del fatto di essere altolocata e di principi moderati nella Montevideo dell’epoca, adora “la nena”, appellativo preservato da Delmira anche crescendo, e non c’è cosa che le impedisca di fare. Ma “la nena” si direbbe anche ubbidiente: è la bambina di casa in una famiglia funzionale e stabile. Il padre si occupa, prevalentemente, di mantenere una posizione benestante, mentre la madre s’inorgoglisce in un’idolatria verso la figlia, in un rapporto che, inevitabilmente, crea dipendenza tra le due. Personalità protettrice e dominante è la figura materna mentre, puritanesimo e rettitudine, caratterizzano il padre. Rinchiusa nella comoda vita famigliare, rispettata nei suoi isolamenti di poeta, l’educazione avviene all’interno del nucleo famigliare. È la madre che provvede all’educazione basica della figlia. Il padre la istruisce in musica e pittura. Vive così lontano da una vita di relazioni sociali, senza andare a scuola e giocare con altri bambini. Inizia a prendere lezioni esterne soltanto con l’adolescenza, specializzandosi in francese, musica e pittura. Affettuosa ed incline alla malinconia, è una bambina bella, bionda e con due occhi chiari, intensi ed espressivi che, stando alle testimonianze di taluni, assumono colorazioni dal celeste al verde secondo la luce. Scriveva fin da allora, sotto la rigida vigilanza della madre che, oltre ad essere autoritaria, aveva risvolti morbosi di gelosia nei confronti della figlia. Sembra che sia il padre a ricopiare, con pazienza, i disordinati quaderni de “la nena”. Nel tempo si ritroverà a trascrivere i versi sempre più erotici che Delmira man mano compone. Ma “la nena” cresce e, oltre ad essere intelligente e colta, assume anche un aspetto sempre più attraente, marcatamente sensuale. Ha un corpo appariscente e, soprattutto, uno sguardo carico di erotismo, tanto da risultare imbarazzante e mettere in soggezione persino i genitori che non potevano, di certo, ignorarlo. Alejandro Caceres insinua un progetto famigliare corredato di particolari consegne per prendersi cura della figlia prodigio e che includeva, tra le altre, pratiche anticoncezionali. Silvia Molloy commenta l’infantilismo deliberato che l’autrice utilizza come maschera di convenienza e protezione. Martin Lopez, il suo insegnante di musica, ci conferma che era sottomessa a sua madre da sembrarne incatenata. Alberto Zum Felde afferma che, in presenza della madre, si mostrava ricattata ed esemplare cambiando completamente attitudini quando se ne andava. Non si può dire, quindi, che viva in un’urna di cristallo, ci risulta che ha rapporti con sue coetanee, mantiene un’amicizia personale con la scrittrice Maria Eugenia Vaz Ferriera e corrispondenza con diversi altri letterati contemporanei tra cui Ruben Dario, che poi conoscerà personalmente. (Segue)

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